È il grande rischio per chi ha un portafoglio zeppo di Btp: aver bisogno di venderne qualcuno proprio mentre è in atto una crisi di fiducia nei confronti del Paese. Spread e tassi d’interesse in aumento, infatti, significano prezzi in caduta per i titoli di Stato, il che rende svantaggiosa una vendita anticipata. Rispetto al passato traumatico della crisi dello spread datata 2011-12, tuttavia, alcune cose importanti sono cambiate: la banca centrale detiene ora una fetta importante del debito pubblico italiano, mentre la componente in mano agli investitori esteri si è ridotta.
Il problema è che, come già si sa con certezza, gradualmente il portafoglio di Btp in mano alla Banca centrale europea si andrà a ridurre, il che comporterà un maggior peso dei privati, italiani e stranieri, nel finanziamento delle spese governative in disavanzo. Il governo ha provato ad anticipare questo processo di disimpegno da parte della Bce, noto in gergo come Quantitative tightening (QT), proponendo ripetutamente Btp a condizioni di favore alle famiglie italiane – come il Btp Valore.
A sottolineare questa dinamica nei giorni scorsi è stata una nota dell’agenzia di rating Scope: da quando la Bce, nel marzo 2023, ha iniziato a ridurre i titoli di Stato nel suo bilancio, gli italiani hanno aumentato i loro investimenti in obbligazioni governative di ben 133 miliardi di euro, spingendo la quota di debito pubblico detenuta dai residenti al 15%. Questo massiccio afflusso di capitali nazionali è riuscito a compensare il calo degli acquisti da parte della Banca Centrale Europea (-42 miliardi) e delle istituzioni finanziarie italiane (-64 miliardi).
Nel frattempo, anche gli investitori esteri hanno rafforzato la loro presenza sul debito pubblico italiano, aggiungendo 85 miliardi di euro ai loro portafogli, ma restano ben lontani dai livelli di circa un decennio fa. Le famiglie potrebbero avere ancora un po’ di spazio per comprare titoli di Stato italiani, ma comunque, questo non basterebbe per sopperire all’uscita della Bce. Secondo quanto riferisce Scope, se la quota di depositi impegnati in forme a tempo, come i conti deposito, salisse dal 24% attuale al 36% del 2012-13, arriverebbero alle casse del Tesoro italiano solo 251 miliardi: molti meno dei 674 in mano alla Bce.
Calma apparente: politica di bilancio torna centrale sul prezzo dei Btp
Questa situazione rimetterà al centro la prudente gestione dei conti pubblici nei mesi e anni a venire. Oppure, il rialzo dello spread potrebbe essere uno scenario concreto: questo, oltre a pesare sulla collettività in termini di minori risorse per spese e investimenti pubblici, danneggia il valore dei portafogli in Btp dei risparmiatori. “Per mantenere gli attuali livelli di spread – non eccessivamente elevati – sarà essenziale una politica di bilancio disciplinata, accompagnata da riforme strutturali che mirino (anche nel medio termine) a un aumento della produttività e a una riduzione strutturale del debito”, ha dichiarato a We Wealth Luca Rescigno, Responsabile Advisory – Clientela Istituzionale Finint Private Bank. Il peso della politica sul costo di finanziamento del debito pubblico si è visto anche in Paesi dal rating solido come la Francia: dopo le elezioni europee, ha aggiunto Rescigno, “programmi di spesa fiscale di difficile sostenibilità e possibili politiche antieuropeiste sono stati visti con forte scetticismo da parte dei mercati internazionali, che hanno portato lo spread delle obbligazioni francesi non lontano dalle omologhe spagnole (circa dieci punti base di differenza tra Bonos e OAT decennali)”.
Situazioni analoghe potrebbero avere impatti ancora più forti l’anno prossimo. Infatti, “con il blocco dei reinvestimenti del Programma di Acquisto Attività (App) della Bce già a partire dallo scorso luglio e il blocco dei reinvestimenti del Programma di Acquisto per l’Emergenza Pandemica (Pepp) atteso per fine 2024, si ridurranno gli acquirenti strutturali di debito governativo europeo e aumenterà il peso relativo degli investitori istituzionali, non solo italiani”. Tipicamente banche e fondi esteri sono più volubili del cassettista italiano quando i governi presentano leggi di bilancio troppo audaci.
Nel mentre, il Patto di Stabilità è tornato in vigore nella sua versione aggiornata, mettendo fine al ‘liberi tutti’ del periodo pandemico. “Inoltre, i minori stimoli europei lasceranno meno spazio di manovra alle politiche fiscali degli Stati membri che, soprattutto se in deficit, dovranno cercare fonti alternative per finanziare i loro programmi di spesa”, ha affermato Rescigno.
Anche se in misura minore rispetto all’epoca della crisi dell’euro, complice la campagna del Btp Valore, tornerà centrale ‘convincere i mercati’ per tenere sotto controlla la spesa per interessi sul debito – e stabili i portafogli di chi ha affidato i propri risparmi al Paese.