Per la prima volta da luglio, i Btp decennali sono tornati a un rendimento superiore al 4%, rimanendo stabilmente sopra questa soglia per gran parte della settimana chiusa il 14 marzo. Rispetto a inizio dicembre, il rendimento del Btp a 10 anni è aumentato di circa 80 punti base (+0,8%), aprendo una nuova finestra interessante per gli investitori al dettaglio che puntano a un rendimento netto annuo intorno al 3,5%. Questa opportunità potrebbe offrire una solida protezione dall’inflazione, considerando le attese di lungo termine che restano contenute.
L’aumento dei rendimenti sui Btp non è legato a difficoltà specifiche dell’Italia o a una crisi di fiducia sul debito sovrano, ma riflette le aspettative di un deciso incremento della spesa pubblica in Europa. Due fattori principali stanno guidando questo scenario: da un lato, il piano di investimenti sulla difesa, sostenuto da finanziamenti europei e da eccezioni ai vincoli di bilancio (ReArm Europe); dall’altro, l’attesa espansione fiscale della Germania, destinata a sbloccare ingenti risorse nella principale economia europea. “Il grosso del movimento sui rendimenti è avvenuto dopo l’annuncio dei piani fiscali del probabile nuovo governo tedesco”, ha spiegato a We Wealth Jacopo Ceccatelli, managing director di Finint Private Bank e responsabile delle analisi Macro e Fixed Income. “I mercati si aspettano un aumento dell’offerta di titoli di Stato, non solo in Germania ma in tutta Europa, comprese le emissioni paneuropee come quelle dell’Unione Europea o dei veicoli finanziari creati negli ultimi dieci anni (Esm). Questo implica un riequilibrio tra domanda e offerta su livelli più alti di rendimento.”
Ma questo scenario implica anche aspettative più elevate sull’inflazione e sui tassi d’interesse? Solo in parte, secondo Ceccatelli: “Le aspettative sull’andamento dei tassi della Bce influenzano soprattutto le scadenze a breve termine (2-3 anni)”, ma sono stati soprattutto i titoli a lunga durata a registrare i maggiori aumenti nel rendimento. Quanto all’impatto della nuova spesa pubblica europea sull’inflazione, molto dipenderà da come verranno allocati gli investimenti: “L’acquisto di armamenti, intesi come hardware, ha un impatto economico minore rispetto a investimenti in infrastrutture e tecnologia per la difesa.”
Queste dinamiche hanno portato a un generale aumento dei rendimenti obbligazionari, rendendo i Btp particolarmente interessanti in uno scenario in cui l’aumento dell’offerta di titoli di Stato si traduce in un fabbisogno di finanziamento più elevato, senza necessariamente generare una forte inflazione aggiuntiva. “Con un rendimento lordo del 4% e un’inflazione attesa intorno al 2%, l’investimento è interessante”, ha dichiarato Ceccatelli. “Ovviamente, se il piano tedesco verrà approvato e ci saranno ulteriori emissioni europee, potremmo vedere un leggero rialzo dei rendimenti”, con il conseguente calo di valore dei bond, “ma nel medio termine, bloccare oggi un rendimento del 4% lordo è una scelta ragionevole.”
Oltre il Btp: l’alternativa indicizzate all’inflazione
Oltre ai Btp a cedola fissa, anche i titoli indicizzati all’inflazione potrebbero tornare interessanti per diversificare il portafoglio, soprattutto rispetto ai Cct. “I titoli legati all’inflazione tornano interessanti, soprattutto i Btp Italia, che hanno garantito un buon extra rendimento ai sottoscrittori retail con l’ultima rivalutazione,” spiega Ceccatelli. Al contrario, “i Cct sono stati ottimi in passato, ma con i tassi in calo potrebbero perdere attrattiva, visto che difficilmente la Bce tornerà a spingere i tassi al rialzo nel breve periodo.”