La tenuta di Argiano è salita agli onori della cronaca alla fine del 2023 quando Wine Spectator ha nominato il suo Brunello di Montalcino 2018 il vino numero 1 al mondo. In 35 anni di questa prestigiosa classifica è la quinta volta che un vino italiano si piazza al primo posto. Parliamo di una delle più antiche e prestigiose tenute del territorio di Montalcino.
La tenuta di Argiano
Adagiata sul versante sud-ovest, con oltre 100 ettari di terreno, di cui 57 dedicati a vigneto, disposti in un unico corpo intorno ad una splendida villa di epoca rinascimentale, Villa Bell’Aria, la tenuta di Argiano, produce vino da oltre quattro secoli godendo di una delle migliori esposizioni del territorio. In questo arco di tempo la tenuta è passata attraverso molti proprietari. La villa fu edificata per volontà della nobile famiglia senese Pecci che affidò la sua costruzione all’architetto Baldassarre Peruzzi nel 1580. Il nome Argiano prende origine da “Ara Jani” tempio eretto in onore del dio Giano, la divinità bifronte a simboleggiare il passato e il futuro. Dopo i Pecci fu la volta della famiglia Chigi Saracini, fino al 1800, quando villa e cantina passarono a Ersilia Caetani Lovatelli, donna di grande cultura e lungimiranza, che riuscì a far conoscere nei migliori salotti culturali dell’epoca i vini e i prodotti di Argiano. Celebre il verso declamato da Giosuè Carducci: “mi tersi col vin d’Argiano, il quale è molto buono”.
Argiano, dagli anni Novanta a oggi
Negli anni ‘90, la tenuta fu acquistata dalla Contessa Noemi Marone Cinzano che decide di avvalersi della collaborazione di Giacomo Tachis, enologo di indiscussa fama internazionale, che attraverso la produzione di un Supertuscan, il “Solengo”, riesci a portare alla ribalta internazionale la fama della tenuta. Nel 2013 André Santos Esteves, finanziere brasiliano, titolare della Leblon Investiments Fund Ltd, acquistò l’intera proprietà e iniziò una ristrutturazione conservativa dell’intera tenuta mantenendo le caratteristiche originali e introducendo le più moderne conoscenze e tecnologie. Una ristrutturazione durata otto anni, capillare, meticolosa, funzionale e dal grande carisma estetico eseguita dall’architetto senese Filippo Gastone Scheggi, con i materiali di recupero provenienti dalla proprietà stessa.
La visita alla tenuta
Ho recentemente visitato la tenuta e devo riconoscere che il luogo è affascinante. Indimenticabile la visita alle cantine: alcuni saloni della villa, a temperatura costante tutto l’anno, ospitano una eccezionale collezione privata di bottiglie e l’enorme cisterna che serviva a raccogliere l’acqua, trasformata in una suggestiva cantina verticale a cui si accede da una ripida scala a chiocciola, ospita la storia del Brunello con una raccolta di etichette e di annate che hanno segnato la storia della denominazione. Alla guida dell’azienda dal 2015 il ceo enologo Bernardino Sani che ha operato, insieme all’agronomo Francesco Monari, una serie di scelte nel pieno rispetto del territorio.
Metodi biologici
Argiano pratica metodi completamente biologici e nel 2019 è stata la prima azienda di Montalcino ad essere completamente priva di plastica. La tenuta si sviluppa su terreni composti da marna e argille antiche con alta concentrazione di calcare, a un’altitudine compresa tra i 280 e i 310 metri sul livello del mare. Sotto la guida di Bernardino Sani è stato portato a termine un accurato lavoro di micro-zonazione che ha consentito una mappatura precisa dei terreni vitati con conseguenti trattamenti in vigna e vinificazioni in cantina specifici per le diverse parcelle. I risultati si vedono nella precisione dei vini prodotti e nel loro carattere.
La produzione di Argiano oltre il Brunello
L’azienda oltre al Brunello di Montalcino produce, tra gli altri, il già citato Solengo, un blend di Cabernet Sauvignon, Syrah, Petit Verdot e Merlot. Ho assaggiato il 2021, un vino potente, ricco, complesso, austero e concentrato e al contempo elegante e suadente. Inoltre, produce, nelle annate migliori, il Brunello Riserva (l’ultima annata prodotta è stata la 2016) e, dal vigneto più vecchio, con un’età media delle piante di 55 anni, e solo nelle migliori annate, un grande Cru, il Vigna del Suolo, un Brunello unico già disponibile nell’annata 2019.
Il Brunello di Argiano, annate 2018 e 2019
Oltre al superpremiato Brunello 2018 ho assaggiato l’ultima annata prodotta del Brunello di Montalcino Argiano, la 2019, che mi ha davvero impressionato. Il vino ha subito una macerazione pre-fermentativa a freddo di quattro giorni che ha favorito l’estrazione degli aromi primari, seguita da una fermentazione alcolica protratta per tre settimane in acciaio inox e dalla fermentazione malolattica in vasche di cemento. Il vino ha poi riposato per 30 mesi in botti di rovere di Slavonia e francesi di diverse capacità (10/15/30/50 hl). Le uve sangiovese delle varie parcelle destinate al Brunello sono tenute separate per il processo di affinamento in legno al termine del quale è avvenuto l’assemblaggio del vino, seguito da un periodo in vasche di cemento di alcuni mesi pre-imbottigliamento effettuato in aprile e maggio seguendo le fasi lunari più propizie. Il vino è infine stato affinato sei mesi in bottiglia prima di essere rilasciato.
L’assaggio
Dal colore rosso rubino piuttosto cupo ha un naso fresco, complesso e fruttato che esprime raffinati aromi di ciliegia, piccoli frutti a bacca rossa, note speziate e sfumature balsamiche e carnose. Per quanto ampio e concentrato in bocca il vino risulta teso e vibrante grazie a tannini importanti, fitti e setosi ben bilanciati da una buona spina dorsale di acidità e una spiccata sapidità che allunga il sorso. Il finale è fresco e persistente. Già molto gradevole, è un vino che promette di essere adatto a un lungo invecchiamento. Lo si trova a circa 90 euro.
Articolo pubblicato sul numero 68 del magazine We Wealth