L’ultima volta che le azioni italiane sono state così a buon mercato rispetto alle valutazioni azionarie globali il Muro di Berlino era ancora in piedi. Il Ftse Mib è stato finora uno degli indici più performanti del 2023, con un rialzo vicino al 20% all’8 novembre. Ciononostante, le valutazioni delle azioni italiane nel loro complesso, che include anche le società medie e piccole, non sono mai state più basse rispetto alla media delle valutazioni globali, perlomeno negli ultimi 35 anni. Secondo un’analisi pubblicata dall’agenzia Reuters, infatti, le valutazioni delle azioni italiane sono scontate del 50%, lo scarto più elevato mai visto dal 1988. Che le azioni italiane siano sottovalutate rispetto alla media delle valutazioni azionarie globali non è una novità, ma il distacco osservato negli ultimi due mesi è circa di due volte superiore, rispetto alla media degli ultimi vent’anni.
Nel complesso, Piazza Affari non attira i gestori
Di solito, quando le valutazioni sono basse i gestori fiutano opportunità di acquisto a prezzi convenienti e potenziale di guadagno. Tuttavia, il più recente sondaggio dei fund manager europei eseguito da Bank of America aveva mostrato come la Borsa italiana risultasse la piazza europea con il minor potenziale di rialzo nei successivi 12 mesi. Alla domanda “quali mercati metteresti in sovrappeso e sottopeso in portafoglio” in un orizzonte annuale, Piazza Affari ha riscontrato circa un 45% netto di gestori la cui preferenza sarebbe per il sottopeso. In parole povere, la previsione dominante sulla Borsa italiana è negativa.
Il giudizio dei gestori è diametralmente opposto, ossia fortemente rialzista, nei confronti dell’altra Borsa le cui valutazioni sono scese su livelli storicamente bassi, quella britannica. In seguito a un 2023 segnato dalle vendite, le valutazioni delle azioni britanniche risultano più basse del 33% rispetto alla media delle azioni globali. Fra agosto e ottobre, però, i gestori europei hanno espresso proprio per Londra le attese più rialziste nell’orizzonte annuale.
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Le vulnerabilità dello Stato e l’impatto sulle banche
Alla base delle maggiori cautele dei gestori quando si parla delle azioni italiane ci sono le storiche vulnerabilità dello Stato, il cui elevato debito potrebbe causare una nuova salita dei rendimenti nel momento in cui la Bce ridurrà il suo portafoglio di titoli di Stato – lasciando che sia sempre di più il mercato a determinare il premio per il rischio-Italia. Il fatto che l’aumento dello spread possa colpire i titoli bancari, come avvenuto in passato, non mette la Borsa italiana in una posizione molto allettante per gli investitori internazionali. Goldman Sachs ad esempio, ritiene che un aumento dello spread da 10 punti base possa ridurre del 2% il prezzo di mercato delle banche italiane e dell’1,5% quello del Ftse Mib – un indice che la banca d’affari americana consiglia di vendere dopo le ottime performance registrate nell’ultimo anno.
Quest’anno l’indice Ftse Mib ha potuto realizzare una performance molto solida grazie agli effetti positivi dei rialzi dei tassi sulle grandi banche, i cui margini sui crediti sono lievitati senza troppo sforzo. L’indice bancario Ftse Italia Banche ha messo a segno una performance del 34% da inizio anno, contro il 18% del Ftse All Share, che comprende anche le società a media e piccola capitalizzazione. La performance del settore bancario italiano è rimasta forte nell’ultimo periodo, in cui sono stati pubblicati gli ultimi risultati trimestrali: dal 23 ottobre all’8 novembre l’indice settoriale ha guadagnato oltre il 3%, in linea con il Ftse Mib.
Ci sono buone ragioni per immaginare che i trimestri di crescita facile per i conti delle banche siano ormai alle spalle e che l’eventuale rallentamento economico e la prospettiva dei futuri tagli dei tassi nel 2024 possa frenare futuri rialzi per le azioni delle banche tradizionali.
Borsa italiana: piacciono reti, assicurazioni e small cap
Nell’allocazione strategica dei gestori sondati da BofA, le banche sono sostanzialmente un settore “neutro”. In ambito finanziario, e in generale, sono soprattutto le assicurazioni le società per le quali i gestori scommettono con più convinzione su un futuro rialzo: da inizio anno l’indice Stoxx Insurance ha realizzato un blando +3%, contro il +14,7% dell’omologo indice bancario Euro Stoxx Banks. Ci sarebbe dunque più spazio per recuperare terreno per le assicurazioni.
Anche alcune banche-reti di consulenza, che a differenza delle banche tradizionali hanno avuto poche soddisfazioni in Borsa nel 2023, sono fra i titoli da comprare per gli analisti di Bank of America – che avevano citato, in una nota data 17 ottobre, i rating buy per Banca Mediolanum e Azimut.
Considerando anche le forti vendite subite quest’anno dalle società quotate di piccola capitalizzazione, alcuni analisti ritengono che possano esserci maggiori opportunità di rialzo in questo segmento, che non sul listino principale di Milano, in cui sono le grandi banche tradizionali a guidare l’andamento.