Con la Manovra 2025, il governo rivede in modo significativo il sistema dei bonus edilizi, riducendo le aliquote di detrazione e introducendo nuovi vincoli per i redditi più alti. Il Superbonus 110% è ormai al tramonto, mentre altre agevolazioni vengono ridimensionate, suscitando preoccupazioni tra famiglie e imprese. Il rischio? Un drastico calo degli investimenti nel settore edilizio, con ripercussioni economiche potenzialmente pesanti. Tuttavia, la riforma punta anche a contrastare le frodi e a rendere il sistema più sostenibile per le casse dello Stato. Ma basterà a evitare un nuovo stop per il mercato immobiliare? Ne abbiamo parlato con Gianluca Tonato, dottore commercialista, revisore legale, Endevo Advisory Firm.
Allora Tonato, quali sono i principali cambiamenti introdotti dalla nuova manovra fiscale riguardo ai bonus edilizi e come impatteranno su famiglie e imprese?
La Legge di Bilancio 2025, entrata in vigore il 1° gennaio 2025, ha introdotto significativi cambiamenti riguardo ai bonus edilizi, istituiti negli anni passati con l’obiettivo di agevolare la ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano. Queste modifiche avranno impatti rilevanti sia per le famiglie che per le imprese.
Concentrando l’attenzione ai cosiddetti interventi volti al recupero del patrimonio edilizio, la Legge di Bilancio 2025 ha superato l’aliquota unica del 50%, introducendo una distinzione tra le opere realizzate su abitazioni principali e quelle su unità immobiliari residenziali diverse dalle prime. Per le abitazioni principali, l’aliquota rimane al 50% per il 2025, ma scenderà al 36% nel 2026 e 2027. Per le unità prive del requisito di abitazione principale, invece, l’aliquota è fissata al 36% già dal corrente anno, per poi scendere al 30% nel 2026 e 2027 con un limite di spesa che rimarrà invariato, quantomeno fino al 2027, ad euro 96.000 per unità immobiliare residenziale.
Ci sono anche restrizioni per i redditi più elevati… di cosa parliamo in dettaglio?
È l’altra modifica di rilievo, con importanti ripercussioni nell’ambito delle detrazioni edilizie,ed è introdotta dall’articolo 1 comma 10 della legge 207 del 2024. I destinatari sono i soggetti con redditi complessivamente superiori a 75.000 euro. Infatti, anche per le spese sostenute dal primo gennaio 2025 per la generalità degli interventi “edilizi” da parte delle persone fisiche, con reddito complessivo superiore ai 75.000 euro, verranno applicati due limiti: quello stabilito da ciascuna norma agevolativa (che può consistere in un determinato importo massimo di spesa e/o di detrazione); i nuovi limiti soggettivi massimi di spesa, introdotti dal nuovo art. 16-ter del TUIR, relativi, con poche eccezioni, alla quasi totalità degli oneri detraibili.
Quali effetti avranno queste modifiche sulle imprese del settore edilizio?
Indirettamente, con la riduzione delle detrazioni, molte famiglie potrebbero decidere di posticipare o annullare i progetti di ristrutturazione, portando a un calo della domanda per le imprese del settore edile. L’Associazione Nazionale Costruttori Edili ha stimato che, senza incentivi fiscali adeguati, oltre 10 miliardi di euro di investimenti potrebbero essere a rischio nel solo 2025.
Il superbonus 110% sta progressivamente uscendo di scena. Sarà così anche per gli altri incentivi immobiliari? Quali sono stati gli effetti sulle finanze pubbliche?
Il Superbonus ha comportato ingenti spese per lo Stato, stimabili in circa 220 miliardi di euro fino al 2023. Queste spese hanno contribuito a un deficit che ha toccato il 7,2% del PIL, con un aumento esponenziale della spesa pubblica negli anni precedenti. Nonostante alcuni studi pronosticassero che il Superbonus potesse generare entrate fiscali equivalenti alla spesa sostenuta, la realtà è stata ben diversa, con stime più recenti che confermano un importante costo netto per le casse pubbliche.
Seguiranno lo stesso destino anche gli altri incentivi edilizi? Da quali strrumenti potebbero essere sostituiti?
Ci si sta certamente interrogando su come questa transizione influenzerà gli altri incentivi immobiliari e quale sarà il futuro del patrimonio immobiliare del Paese. Con il venir meno della detrazione cosiddetta “Superbonus 110” e la sensibile contrazione degli altri incentivi fiscali inerenti al settore immobiliare, è certamente auspicabile l’integrazione di bonus edilizi legati, ad esempio, alla sostenibilità ambientale o alla riqualificazione energetica, ma con un approccio mirato, di facile controllo e sostenibili per le casse statali. Politiche di finanziamento a lungo termine o prestiti agevolati per incentivare la ristrutturazione potrebbero essere ulteriori strumenti utili al fine di evitare una probabile paralisi del settore edile e rendere realizzabili gli ambiziosi obiettivi per la ristrutturazione e l’efficienza energetica degli edifici previsti nella Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive).
Come le nuove normative dovrebbero affrontare il problema delle frodi legate ai bonus edilizi, garantendo al contempo l’accesso ai benefici per i contribuenti onesti?
L’assenza di un’adeguata contrapposizione di interessi e di un sistema di controlli stringenti nel contesto dei cosiddetti “Superbonus 110%” e “Bonus facciate 90%” ha contribuito alla creazione di opportunità per frodi fiscali. Alcuni soggetti hanno approfittato di tale agevolazione per “gonfiare” i costi o presentare lavori fittizi, ottenendo così crediti che poi venivano incassati da altri attori, spesso senza che vi fosse una reale corrispondenza tra il lavoro svolto e l’importo richiesto. Tali frodi hanno avuto un impatto significativo sulle finanze pubbliche comportando, talvolta tardivamente, l’introduzione di controlli più severi, l’istituzione di responsabilità più chiare per i professionisti coinvolti, e una maggiore attenzione nella verifica dell’effettiva realizzazione dei lavori.
Quali strumenti possono essere utili per contrastare le frodi?
La contrazione nella percentuale delle detrazioni edilizie e la forte limitazione alla cessione del credito e allo sconto in fattura disincentivano certamente tale tipologia di frode. Inoltre, una efficiente gestione delle comunicazioni all’ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile) potrà essere utile per verificare la corrispondenza tra la dichiarazione fiscale e l’intervento realizzato, monitorare l’effettivo miglioramento energetico e il rispetto delle normative in materia.