Le prime pagine che riguardano il Bitcoin, di solito, invecchiano in fretta: come quella visibile in copertina, in cui il Financial Times annuncia il record a 80.000 dollari sulla spinta dell’entusiasmo dettato dalla vittoria di Trump. Prime pagine che invecchiano spesso anche bene: nel momento in cui scriviamo, il 3 dicembre, il Bitcoin viaggia sui 95.000 dollari. La forza della criptovaluta di Satoshi, sottolinea Massimo Siano, Managing Director e Responsabile per il Sud Europa di 21Shares, è che per numerosi anni consecutivi (per quanto con clamorose eccezioni) è stata l’“asset class” più performante al mondo. Se fosse stata “una bolla”, dice Siano in un incontro-stampa nella cornice del tutto old money dell’Hotel et de Milan, sarebbe scoppiata e mai più tornata in auge.
Invece, a oltre 15 anni dalla creazione, il Bitcoin è ancora in pista, capitalizza 1.800 miliardi di dollari ed è persino entrato nell’agenda politica del neoeletto presidente americano. Un risultato innegabile per un’idea nata per bypassare gli intermediari finanziari nella gestione dei pagamenti – obiettivo mai veramente realizzato. Nella funzione “asset class”, però, il riconoscimento del Bitcoin c’è stato: 21Shares è fra i fornitori di prodotti exchange-traded che permettono di comprare Bitcoin e altre criptovalute senza interfacciarsi con piattaforme di scambio poco note al grande pubblico. Basta chiedere in banca o utilizzare un conto titoli online.
Nonostante questo, i due ETP su Bitcoin proposti da 21Shares in Europa raccolgono circa 1,1 miliardi di euro, stando ai dati JustETF – per quanto significative nel loro ambito, nel mare del risparmio gestito queste masse sono una goccia. Siano lo afferma senza mezzi termini: le istituzioni finanziarie hanno perso per anni l’occasione, ma ora, di fronte a costanti successi (intervallati da “inverni” temporanei), il Bitcoin “non può più essere ignorato”.
Ma la resistenza, per la verità, ancora c’è. Da una parte, a remare contro sono istituzioni come la Bce che, attraverso alcuni suoi illustri economisti, ha contribuito a orientare il dibattito accademico con raffinate analisi su come il Bitcoin “sia destinato all’irrilevanza” o su come sia un motore di disuguaglianza e deleteria redistribuzione della ricchezza.
Le banche commerciali, più prosaicamente, non hanno molto interesse a spingere ETP collegati alle criptovalute perché, come tutti i fondi appartenenti alla famiglia exchange-traded, generano solo modeste entrate sulla transazione e non entrate periodiche, come i prodotti di risparmio gestito.
Secondo Siano, la crescita visibile nella diffusione degli ETP crypto mediati dai banker passa quasi esclusivamente dalla domanda della clientela – che forse prenderebbe male una chiusura totale da parte del proprio consulente.
Anche con queste reticenze da parte dei canali tradizionali, l’acquisto di criptovalute tramite prodotti quotati in borsa (non quella italiana, con la vigilanza nostrana che pare molto contraria all’idea) ha permesso a 21Shares di raggiungere masse gestite oltre i 10 miliardi di dollari. Il 2024, dopo la lenta ripresa dal caso FTX avvenuto nel 2023, ha aperto nuovamente i cancelli dei record grazie all’approvazione dei primi ETF in Bitcoin spot da parte dell’autorità di vigilanza americana a inizio anno, seguita dalle crescenti probabilità di una seconda presidenza Trump – riscopertosi cripto-entusiasta.
Bitcoin: il rally continuerà?
È l'ovvia domanda cui anche i player del settore come 21Shares hanno rinunciato a rispondere, vista la difficile prevedibilità del Bitcoin. La visione di Siano si concentra su una prospettiva di lungo periodo. Se si considera il Bitcoin una riserva di valore simile all'oro, la sua capitalizzazione potrebbe teoricamente avvicinarsi a quella del metallo prezioso, considerato il bene rifugio per eccellenza. Questo significherebbe spazio per una crescita dagli attuali 1.800 miliardi di dollari fino a circa 18.000 miliardi: in termini di prezzo, basterebbe aggiungere uno zero. Tuttavia, questa previsione va presa con cautela, poiché il confronto tra oro e Bitcoin presenta limiti evidenti. Ad esempio, il valore dell'oro non dipende dalla tenuta di una tecnologia crittografica, che potrebbe un giorno essere compromessa, anche se tale scenario non è imminente.
Per le altre criptovalute? Il discorso è più 'funzionalista': la domanda di crypto come Ether e Solana dipenderà dalla capacità di offrire un utilizzo efficiente e sicuro delle rispettive blockchain, soprattutto nell'esecuzione di smart contract. Se Ethereum verrà utilizzato per svolgere vere funzioni di compravendita di servizi, allora la domanda di Ether si sosterrà nel tempo. Certo, in questa arena entrano costantemente nuovi attori e, come sottolinea Siano, "una blockchain più performante potrebbe soppiantare quelle oggi esistenti" e mandare alla malora le loro criptovalute native.
Sono discorsi un po' raffinati per i trader, più interessati a capire come andranno le crypto nell'arco di settimane, o persino giorni. Ma su questi orizzonti, come i titoli di giornale, anche le previsioni tendono a invecchiare precocemente.