L’inflazione in corso (3,4% quella Ue a settembre) è una conseguenza fisiologica della ripresa, secondo l’Eurotower. Si deve alla combinazione di vari fattori: effetti post pandemici, di “riapertura”, aumento dei prezzi dell’energia, costi di trasporto elevati (un derivato dei prezzi energetici in crescita), lentezza nelle forniture di materie prime e semilavorati (come i microchip). Il motore della fiammata inflazionistica sta nei prezzi di petrolio e gas, evidenzia Christine Lagarde: è causa della metà del tasso di aumento dei prezzi. L’energia potrebbe ridurre il potere d’acquisto dell’euro nei mesi a venire. Ma nelle attese di Francoforte l’inflazione è destinata a smorzarsi nel corso del 2022 – anche se non così rapidamente come si era inizialmente previsto – dopo aver raggiunto ulteriori massimi.
Altri impatti transitori sui prezzi sono: l’Iva tedesca (il cui effetto permarrà fino a fine 2021 e il collo di bottiglia nelle forniture produttive e commerciali globali. Le strozzature sono infatti «destinate ad allargarsi», dichiara Lady Euro, e anche «il problema dei microchip si risolverà». Al momento però questi rischi non vanno sottovalutati, poiché «se le carenze di offerta dovessero perdurare, i loro effetti sui prezzi si trasferirebbero ai salari», rafforzando le pressioni. Per questo motivo gli interventi e il monitoraggio della Banca centrale continuano «ad essere cruciali per la ripresa dell’area euro».
In ogni caso i rischi al sistema economico sono oggi considerati «più bilanciati» e l’attività economica potrebbe sovraperformare. L’inflazione si sta muovendo verso l’obiettivo di medio periodo del 2%, ma è ancora troppo presto per valutare un aumento dei tassi. Le condizioni monetarie e finanziarie dell’economia sono legate alle condizioni di finanziamento concesse dalla Bce. A settembre, prosegue Lagarde, i prestiti alle imprese sono stati «moderati», mentre sono stati «forti» quelli alle famiglie, tramite l’erogazione di mutui.
Stanti le attuali condizioni, il Pepp terminerà a fine marzo 2022, come previsto. Il rallentamento nel ritmo degli acquisti «non costituisce tapering (il contrario del Qe), ma ricalibrazione. Sapremo solo a marzo se useremo tutta la capacità del programma di acquisto di emergenza pandemica». A chi le domanda se la politica della Bce è coordinata con quella degli alti istituti centrali di credito, madame Lagarde risponde che «il paragone con le altre banche centrali è improprio. Abbiamo a che fare con economie e parametri diversi».