Nel listino principale e nel Nasdaq 100 il podio dei titoli migliori da inizio anno è interamente tech: Nvidia (+91%), Meta (+77%) e Tesla (+58%)
Nel primo trimestre, la performance relativa dei titoli growth su quelli value è la migliore del primo quarto del 2020
L’economia americana ha lanciato segnali di rallentamento sostenendo l’aspettativa che l’inflazione, inclusa la sua componente slegata dai costi energetici, potrà iniziare a raffreddarsi – e con essa la politica monetaria della Federal Reserve. I posti di lavoro vacanti a febbraio sono scesi a 9,93 milioni, contro i 10,4 milioni previsti dal sondaggio Refinitiv e i 10,56 milioni (rivisti al ribasso) di gennaio. Quella registrata a febbraio è la minore offerta di lavoro riportata negli ultimi 21 mesi, segno che domanda e offerta potrebbero riavvicinarsi e ridurre la spinta sull’aumento delle retribuzioni – un fenomeno che tende ad alimentare l’inflazione in modo persistente. Nel frattempo, anche gli ordini di beni manifatturieri si sono contratti a febbraio (-0,7%) per la terza volta negli ultimi quattro mesi.
Si tratta di elementi che mostrano una perdita di slancio economico che potrebbero anticipare un rallentamento dei prezzi che, finora, non si è mostrato al di fuori della componente energetica e immobiliare del paniere.
Il fallimento di Svb e Signature, uniti alle tensioni sulle banche regionali, potrebbero incoraggiare la Fed a non innalzare il tasso terminale oltre le attuali aspettative indicate dai suoi membri. L’ipotesi, citata dalla stessa banca centrale americana, è che le condizioni di credito si restringeranno ulteriormente in seguito a questa crisi di fiducia. Fattori che hanno contribuito alle performance delle azioni “growth”, che sono positivamente influenzate da tassi più bassi, su quelle “value” che fanno riferimento a società più consolidate e meno innovative.
Nel corso dell’ultimo mese, segnato proprio dalle tensioni bancarie, l’S&P Growth ha messo la freccia sull’indice Value, superandolo nella relativa performance da inizio anno, arrivata al 9,97% contro un 4,65% lo scorso tre aprile.
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Altro indicatore di questa tendenza è il confronto fra gli indici Russell 1000 Growth con la sua controparte Value: nel primo trimestre la performance del primo è stata del 14% mentre l’indice value è rimasto sostanzialmente piatto. Era dal primo trimestre del 2020 che le azioni growth non segnavano una performance così vincente rispetto alle controparti value.
Considerando la forte presenza di titoli tecnologici nelle azioni considerate “growth”, anche il listino Nasdaq Composite ha mostrato uno spunto nettamente più generoso da inizio anno rispetto all’indice generale S&P 500, con performance rispettivamente del 17,35% contro 7,85%. Nel listino principale così come nel Nasdaq 100, peraltro il podio dei titoli migliori da inizio anno è interamente tech: Nvidia (+91%), Meta (+77%) e Tesla (+58%).
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Le azioni growth, uno sguardo ai prossimi mesi
La fortuna tornerà a sorridere alle azioni growth anche nella restante parte del 2023, magari in attesa di nuovi tagli dei tassi che la Fed al momento prevede di compiere l’anno prossimo? “La scommessa sulle azioni growth diventa certamente più interessante se gli investitori si aspettano che i tassi di interesse ricomincino a scendere, il che è tutt’altro che garantito in questa fase”, ha affermato a We Wealth l’analista senior di Oanda, Craig Erlam, “il contesto rimane molto incerto, ma i mercati suggeriscono che gli investitori sono sempre più fiduciosi sul fatto che le banche centrali abbiano quasi terminato l’inasprimento, sempre che non lo sia già, e che saranno costrette a invertire rapidamente la rotta. Se così fosse – ha aggiunto Erlam – i titoli growth potrebbero registrare buone performance, ma almeno nel breve periodo mi aspetto che quelli con un track record comprovato saranno visti con maggiore favore”.
Dop essere entrati nel 2023 profondamente sottovalutati, adesso “i titoli growth sono scambiati con uno sconto [rispetto al fair value] del 10% circa, molto meno del 23% registrato all’inizio dell’anno”, ha affermato Dave Sekera US market strategist di Moningstar, “i titoli growth non sono così sottovalutati come la categoria value, che attualmente è scambiata con uno sconto del 17% circa rispetto al nostro fair value, ma sono comunque migliori della categoria core, che è vicina al fair value”.
Più in generale, il ritorno di una performance relativamente più forte del Nasdaq rispetto a quella dei “titoli rifugio”, i Buoni del Tesoro Usa a breve termine, potrebbe indicare che è in atto un tentativo di inversione di tendenza positivo per l’azionario, ha affermato il consulente Edoardo Fusco Femiano, fondatore di DLD Capital Scf. Il Nasdaq “nelle ultime settimane è nettamente tornato a sovraperformare” l’indice dei titoli di Stato americani a 1-3 mesi, “fornendo un significativo segnale di ritorno nella tendenza al rialzo secolare degli ultimi 10 anni”.
“L’armonia del rimbalzo congiunto azionario-obbligazionario resta il segnale più incoraggiante” di una possibile ripresa positiva dei mercati.