Il nodo cruciale per le nuove scommesse degli investitori è stato individuato nell’aggiornamento delle previsioni elaborate dalla Federal Reserve lo scorso 20 settembre, che hanno ridimensionato i tagli dei tassi attesi nel 2024 e 2025
Il rendimento del Treasury decennale ha raggiunto il livello massimo dal 2007, portandosi a quota 4,511%; il titolo governativo Usa a 30 anni ha toccato un nuovo picco dal 2011 al 4,593%
La “pausa” della Federal Reserve era già nell’aria alla vigilia, ma il messaggio inviato agli investitori da Jerome Powell e colleghi nell’ultima riunione ha anticipato un mantenimento della politica monetaria restrittiva decisamente più lungo del previsto. La comunicazione ha ridefinito la propensione al rischio degli investitori, che hanno alleggerito l’azionario americano, nonostante i segnali positivi lanciati dall’economia del Paese.
I tassi d’interesse elevati previsti per un periodo di tempo più lungo, tuttavia, aumentano il rischio di insolvenze e di ripercussioni negative sull’economia e spingono gli investitori a chiedere rendimenti più elevati sulle obbligazioni. Con queste premesse, continua ad essere efficace l’approccio in cui si gestisce la liquidità attraverso forme di investimento a breve termine e basso rischio, come i fondi monetari e i titoli governativi a scadenza ravvicinata: soluzioni che offrono rendimenti decisamente più sicuri quando le azioni, sotto la pressione del rischio recessione, rischiano di perdere valore. I tassi d’interesse della banca centrale tendono ad alzare i rendimenti dei fondi monetari, che sono ancorati in modo più diretto al costo del denaro.
L’importanza della revisione della Fed
Il nodo cruciale per le nuove scommesse degli investitori è stato individuato nell’aggiornamento delle previsioni elaborate dalla Federal Reserve lo scorso 20 settembre. “A seguito della riunione”, ha affermato una nota di Goldman Sachs, “i nostri economisti si aspettano ora un solo taglio di 25 punti base l’anno prossimo (contro i tre precedenti), anche se i livelli del dot plot e i dati potenzialmente deboli del quarto trimestre potrebbero far sì che l’attuale prezzo di mercato per un allentamento di circa 75 punti base nel 2024 non si affievolisca materialmente nel breve termine”.
La tempistica con la quale i tassi potranno ricominciare a scendere, come più volte già accaduto nel corso di quest’anno, si è spostata ancora una volta più avanti. A questo elemento si sono aggiunti ulteriori indicazioni sul fatto che la stretta monetaria potrebbe prevedere un ultimo rialzo entro fine anno: è quanto ritiene la maggioranza dei membri del Fomc, il comitato che prende le decisioni di politica monetaria negli Stati Uniti.
Le posizioni sui derivati future assunte dagli investitori continuano a descrivere, comunque, un copione più accomodante rispetto a quello che si evince dalle previsioni dei membri del Fomc: oltre il 55% delle probabilità indicano che l’ultimo rialzo da 25 punti base non ci sarà. Al contempo, a fine 2024 il mercato sta prezzando all’80% un livello dei tassi di almeno di mezzo punto più basso rispetto al range attuale di 525-550 punti base.
L’impatto osservato sull’azionario, sul cambio e sui rendimenti dei Buoni del Tesoro Usa è stato coerente con una Fed più restrittiva del previsto, nonostante i progressi osservati finora sul fronte della crescita e della riduzione dell’inflazione di fondo. Il rendimento del Treasury decennale ha raggiunto il livello massimo dal 2007, portandosi a quota 4,511%; il titolo governativo Usa a 30 anni ha toccato un nuovo picco dal 2011 al 4,593%. L’aumento dei rendimenti sulla parte lunga della curva, ossia sui titoli a lunga scadenza si adattano allo scenario in cui la Federal Reserve ha ridotto le sue previsioni sui tagli dei tassi nel 2024 e 2025.
Alla chiusura di giovedì il Nasdaq Composite, indice più sensibile al rischio dei tassi elevati, aveva ceduto il 4,8% nelle precedenti cinque sedute. Anche l’S&P 500 aveva mostrato nel periodo un ribasso del 3,73%.
La Fed prevede che l’inflazione di fondo continuerà a rallentare nel 2024, anche se il rischio di mancare l’obiettivo non dovrebbe essere sottovalutato, secondo il capo economista di Payden & Rygel, Jeffrey Cleveland: sulla base dell’esperienza storica “è probabile che l’inflazione core sarà un po’ più resiliente di quanto sperato dai policymaker, attestandosi intorno al 3,0-3,5% entro la fine del prossimo anno”, di conseguenza, “i tagli ai tassi previsti dalla maggior parte degli investitori e dei politici potrebbero non concretizzarsi se le nostre previsioni sull’inflazione dovessero realizzarsi”. Un calo dell’inflazione rapido richiederebbe una maggiore perdita di slancio dell’economia, mentre al momento sembra più probabile un rallentamento graduale – scenario favorevole per il mantenimento dell’occupazione, che però sostiene anche gli incrementi salariali e, in ultima battuta, quello dei prezzi da parte delle imprese.
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Il denaro muove sul sicuro: fondi monetari e titoli di Stato
I flussi registrati sui fondi d’investimento europei nella settimana conclusa il 20 settembre continuano a testimoniare un forte appetito per la qualità: asset a basso rischio come governativi e monetari, uniti al debito ad alto rating, hanno portato in saccoccia ulteriori afflussi di denaro.
In particolare, i fondi monetari hanno raccolto in Europa altri 4,3 miliardi di dollari netti, portando l’afflusso da inizio anno oltre quota 100 miliardi, che equivale a un incremento del 6,5% delle relative masse gestite. La revisione “falco” indicata dalla Federal Reserve nella sua ultima riunione sembra suggerire che questo trend potrà proseguire, hanno affermato gli analisti di Bank of America: “Negli ultimi sei mesi gli afflussi verso i fondi ‘privi di rischio’, come i fondi del mercato monetario e i fondi del debito pubblico, sono stati forti, poiché i rendimenti offerti sono aumentati notevolmente”, hanno affermato gli autori di BofA in una nota del 22 settembre, “al contrario, sembra che i flussi verso i fondi obbligazionari (sia investment grade sia speculativi) siano diminuiti. Poiché i rendimenti rimangono molto elevati, riteniamo che gli afflussi verso i fondi del mercato monetario e del debito pubblico supereranno di gran lunga quelli verso i fondi obbligazionari”. Fra le due categorie di rischio dei fondi obbligazionari, saranno soprattutto i fondi high yield, quelli che investono in obbligazioni a rating basso, a perdere più smalto nei prossimi mesi: “Il rallentamento del quadro macro e l’aumento dei rischi di default potrebbero rappresentare dei venti contrari per l’high yield”.
Esclusi gli Etf, sono fuoriusciti dai fondi high yield 7,9 miliardi di dollari in Europa, pari al 3,3% delle masse di questo comparto (349 milioni solo nell’ultima settimana).
Assieme ai monetari, continuano ad attrarre denaro i fondi obbligazionari specializzati in titoli di Stato, che hanno raccolto 910 milioni di dollari nell’ultima settimana, portando gli afflussi da inizio anno a 44,9 miliardi, in aumento del 9,2% rispetto alle relative masse gestite.