Il mutuo non è fatto solo di rate e tassi d’interesse, ma anche di impegni da onorare a lunghissimo termine. Cosa succede se qualcosa di grave impedisce di pagare? E’ in questi scenari molto gravi che la possibilità di assicurarsi entra in gioco e, in alcuni casi, pensare seriamente a una protezione non è un regalo a banche e assicurazioni, ma una gestione prudente nel proprio interesse.
Infatti, proteggersi dai rischi che hanno una bassa probabilità di accadere, ma un impatto economico devastante nel caso in cui si verifichino sono il vero orizzonte in cui una polizza può fare la differenza. Molto più di quanto non avvenga con spese frequenti ma di minore impatto. Ma, come vedremo, la polizza sul mutuo non è mai obbligatoria per legge e non è detto che per tutti abbia senso sottoscriverne una.
Nel caso specifico del mutuo, due sono le principali soluzioni assicurative a disposizione: la TCM (Temporanea Caso Morte) e la CPI (Credit Protection Insurance). Ma quale conviene davvero? Lo abbiamo chiesto a Paola Ferrari, consulente finanziaria indipendente di Consultique SCF, specializzata in pianificazione patrimoniale e assicurativa.
La TCM è una polizza indipendente dal contratto di mutuo: garantisce un capitale ai beneficiari designati in caso di decesso dell’assicurato durante il piano di ammortamento. Il capitale può essere decrescente, seguendo l’andamento del debito residuo, oppure fisso. A fare la differenza rispetto alla CPI è la flessibilità: il cliente può scegliere importo (più grande, più piccolo del mutuo), durata e beneficiari della copertura. “E’ la soluzione che consigliamo più spesso”, spiega Ferrari, “perché consente una protezione personalizzata, calibrata sui redditi, sul tenore di vita e sulla reale esposizione finanziaria della famiglia”.
La CPI, al contrario, è spesso proposta in modo predefinito dalla banca insieme al mutuo. Copre il debito in caso di morte dell’assicurato, ma può includere anche invalidità permanente, inabilità temporanea o perdita del lavoro. La polizza copre espressamente il credito erogato, per cui in caso di mutuo cointestato il rimborso avviene pro quota anche in caso di decesso di uno solo dei due mutuatari.
È una formula “tutto in uno”, ma con minore flessibilità. Il beneficiario è sempre la banca, i costi sono più elevati e raramente c’è possibilità di personalizzare le condizioni. Secondo Ferrari, il vero nodo però è un altro: “Anche se la Cpi ha più vincoli, non costa meno, come si potrebbe pensare. Al contrario, i caricamenti sono spesso molto alti, manca trasparenza e in molti casi il premio viene addirittura finanziato nel mutuo stesso. Questo significa che il cliente si ritrova a pagare interessi anche sull’assicurazione”.
A rendere ancora più critica la scelta è la profonda asimmetria informativa. Mentre per le TCM il mercato è maturo e trasparente, con offerte facilmente comparabili online, il mondo delle CPI resta un “imbuto bancario” (anche se sulla carta nulla vieta di cercare la polizza presso un’assicuratore slegato dall’istituto erogante).
“Con le TCM il cliente può fare un vero confronto assicurativo”, spiega Ferrari, “chiedere più preventivi online, confrontare costi e garanzie, scegliere liberamente compagnia, durata e copertura. Con le CPI tutto questo è molto più difficile: sono vendute quasi solo in banca, non si trovano facilmente offerte alternative, e manca una rete distributiva autonoma”. Sebbene in teoria la CPI possa essere acquistata sul mercato libero, nella pratica è molto complicato farlo: non esistono comparatori dedicati e il cliente, per ottenerla, dovrebbe perdere molto più tempo.
Sul piano fiscale, entrambe le polizze godono della detrazione IRPEF al 19% per la quota di premio riferibile a rischio morte o invalidità permanente superiore al 5%, fino a un massimo di 530 euro l’anno (100,70 euro di detrazione effettiva). Tuttavia, nel caso delle CPI che includono anche coperture non detraibili, è necessario che la compagnia specifichi in modo chiaro la quota fiscalmente deducibile, pena la perdita del beneficio.
In ogni caso né la TCM né la CPI sono obbligatorie per legge. L’unica copertura richiesta normativamente è quella incendio e scoppio sull’immobile ipotecato. Tuttavia, alcune banche possono porre la sottoscrizione della CPI come condizione per ottenere condizioni di mutuo più favorevoli. In questi casi, secondo Ferrari, “può avere senso valutare l’offerta se il tasso è davvero competitivo. Ma se non ci sono sconti tangibili, è meglio rifiutare la CPI proposta in filiale e stipulare una TCM più efficiente e personalizzata”.
La personalizzazione conta ancora di più nel caso di un mutuo cointestato. La scelta della copertura va fatta analizzando la distribuzione del reddito. Se uno dei due intestatari ha un reddito nettamente prevalente, può bastare una TCM individuale su quella persona. Se i redditi sono simili, si possono stipulare due TCM distinte o valutare una CPI con copertura su entrambi. “La logica è sempre quella: valutare l’impatto economico reale che avrebbe un evento avverso sulla famiglia e costruire la copertura in base a quello”, sottolinea Ferrari.
Una famiglia con capitali molto elevati e prontamente liquidabili può fare a meno dell’assicurazione, anzi dovrebbe evitarla: la logica è la copertura da un rischio reale, in grado di intaccare seriamente il tenore di vita nel caso in cui si verifichi. In sostanza si valuta l’entità del mutuo in rapporto del patrimonio, la presenza di figli, quali beni potrebbero essere venduti per coprire le spese impreviste dovute a un decesso prematuro o un’invalidità. Se l’exit strategy non c’è o è troppo onerosa, l’assicurazione è consigliabile.
Molti clienti, anche benestanti, si chiedono se sia necessario assicurare un mutuo che potrebbero estinguere in caso di emergenza. “Ogni caso va valutato con attenzione: un mutuo da 300.000 euro può essere un problema grave o una questione secondaria, a seconda della struttura patrimoniale della famiglia”.
Un tema, infine, è la scarsa consapevolezza assicurativa. Nonostante l’Italia sia storicamente sottoassicurata, molti clienti hanno già alcune coperture: spesso una polizza sanitaria o contro i furti in casa. Ma secondo Ferrari, queste coperture raramente sono prioritarie. “Il paradosso è che ci si protegge da eventi modesti, come la frattura di un arto, ma si resta scoperti su eventi come premorienza o invalidità, che causerebbero danni economici molto più gravi. La pianificazione assicurativa serve proprio a questo: coprire i rischi che, seppur rari, metterebbero in crisi l’intero equilibrio della famiglia”.
Domande frequenti su L’assicurazione sul mutuo è obbligatoria? Come scegliere la polizza
È consigliabile considerare seriamente l'assicurazione sul mutuo quando si desidera proteggersi da eventi gravi che potrebbero impedire il pagamento delle rate. Questa protezione rappresenta una gestione prudente dei propri interessi, soprattutto in caso di impegni a lunghissimo termine.
Il principale vantaggio è proteggersi da rischi che, pur avendo una bassa probabilità di verificarsi, potrebbero avere un impatto economico significativo sulla capacità di onorare il mutuo. L'assicurazione funge da rete di sicurezza finanziaria in situazioni impreviste.
No, l'articolo suggerisce che pensare a una protezione assicurativa non è necessariamente un regalo a banche e assicurazioni. Può rappresentare una scelta oculata per il mutuatario, proteggendolo da gravi difficoltà finanziarie.
Oltre alle rate e ai tassi d'interesse, è fondamentale considerare gli impegni a lunghissimo termine che il mutuo comporta. La possibilità di assicurarsi è un aspetto importante da valutare in relazione a questi impegni.
Valutare la possibilità di assicurarsi è importante per gestire in modo prudente il proprio investimento immobiliare. Permette di affrontare con maggiore serenità eventi imprevisti che potrebbero compromettere la capacità di rimborso del mutuo.