Ci pensavo l’altro giorno guardando la mia collega. Aveva un bel vestito con la spallina fina. Intendiamoci, le stava benissimo. Ma non era nel posto giusto. Era appropriato al suo fisico, non era volgare. Nel contesto, però, risultava inadeguato, fuori luogo.
E noi consulenti da cosa valutiamo adeguatezza e appropriatezza?
Siamo pieni di questionari da compilare: una tortura. Non voglia il cielo che una domanda sia spiegata male e subito.. puf! Rischio basso. Ma dobbiamo arrivare a questo? Ci è voluta la formalizzazione, certo.
Il lavoro del consulente finanziario, però, quello vero, appassionato del rapporto che ne viene con la clientela, non si può affidare solo a qualche carta e dei questionari. Anzi, sono una seccatura per chi ha il focus realmente sul cliente.
Il nostro lavoro è fatto di relazione, di psicologia e di passione.
Ho ascoltato storie di colleghi che hanno avuto i percorsi più disparati e ora offrono all’azienda con cui collaborano dei plus di grande spessore. Il valore della persona. Non solo del cliente, ma anche del consulente.
Spinti dal fuoco sacro del produrre e di accumulare masse, spesso ci dimentichiamo che a volte non basta la leva giusta, il prodotto giusto o l’ambiente giusto. Ci vuole il tono di voce, il saper trasmettere fiducia e la voglia di ascoltarlo questo benedetto cliente.
Il boom della formazione è stato per noi italiani negli anni 90. Chi ha qualche anno di esperienza più di me racconta di aver partecipato in aula a numerosi incontri. Teorie che però ora sono state superate, nonostante molti, anche del settore, non si siano mai aggiornati.
La mia generazione, invece, esce dall’università convinta di saper fare quando invece sa a malapena studiare. A volte neanche quello. Perché sapere a memoria non è imparare. Ci vuole un dialogo, dia-logo: attraverso la parola ci permette di conoscere in primis noi stessi per poi poterci raffrontare con gli altri in maniera più serena e costruttiva. Cosa vogliamo trasmettere se non sappiamo niente di noi stessi? Non saremo ancora di quella vecchia scuola che pensa solo a piazzare un prodotto.
L’altro giorno leggevo un articolo sulla riscoperta della gentilezza. Che non é quel finto servilismo che alcuni si stampano per piacere di più. Per me la gentilezza è anzitutto quella dell’animo. Stavo spiegando a mia figlia qualche concetto su questo tema. Lei, candidamente, mi ha detto: ‘mamma ma è come cenerentola. Sii gentile ed abbi coraggio‘. Ho sorriso. E’ una frase da film ma possiamo farla diventare la nostra favola di tutti i giorni.Â