La nuova finanza sostenibile dell’Ue in 4 pilastri

Molto è cambiato da quando la Commissione Europea ha presentato le prime regolamentazioni in materia di finanza sostenibile. Ora è la volta della “nuova strategia per la finanza sostenibile”, suddivisa in quattro principali pilastri

6 luglio 2021: la Commissione Europea presenta una nuova strategia per rendere il sistema finanziario dell’Unione Europea (Ue) più sostenibile. La scelta di un aggiornamento del Piano d’azione per la finanza sostenibile, pubblicato dalla Commissione nel 2018, era necessaria secondo Alexander Burr, Global Esg public policy analyst di Legal and General Investment Management (LGIM). “È cambiato tanto nel mondo della finanza sostenibile dal Piano d’azione, che era volto a contribuire all’attuazione degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Se l’Ue vuole mantenere la propria posizione di leadership globale in materia di sostenibilità, deve continuare a spingere i confini della politica” commenta Burr. Da qui l’esigenza di una nuova regolamentazione: ecco i 4 pilastri che ne compongono la strategia.

I quattro pilastri che compongono la nuova strategia

Pensata per essere un pacchetto completo di misure, legislative e non, necessarie per sostenere la ripresa dell’Ue dal Covid-19, raggiungere gli obiettivi del Green Deal e indirizzare l’Ue verso un solido percorso per l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050, la nuova strategia per la finanza sostenibile si suddivide, sostanzialmente, in quattro pilastri.

Il primo è il finanziamento della transizione dell’economia reale verso la sostenibilità. “L’obiettivo sarebbe raggiunto estendendo la tassonomia per riconoscere le attività di transizione, per finanziare attività specifiche che aiutino a ridurre le emissioni di gas serra e per aumentare gli standard e le etichette di finanza sostenibile che supportano la transizione”, spiega Burr.

Il secondo prevede il raggiungimento di un quadro finanziario sostenibile più inclusivo. Come? “Attraverso l’ampliamento dell’accesso degli investitori retail e delle piccole-medie imprese alle opportunità di finanziamento sostenibile”, aggiunge Burr. “Il che sarebbe possibile sfruttando le tecnologie digitali e ampliando la copertura assicurativa per il rischio climatico e ambientale, il budget rivolto ai progetti sostenibili e i meccanismi di condivisione del rischio. In ultimo, sviluppando una Tassonomia sociale”.

Il pilastro successivo è il miglioramento della resilienza del settore finanziario e del suo contributo alla sostenibilità (prospettiva della doppia materialità). Un piano possibile “attraverso la rendicontazione finanziaria, necessaria per includere i rischi di sostenibilità, incoraggiare la contabilità del capitale naturale e garantire che i rischi ambientali, sociali e di governance (Esg) siano rilevati dalle aziende di rating”, prosegue l’esperto. “Fondamentale è anche monitorare i rischi di sostenibilità riguardo alla stabilità finanziaria a lungo termine e integrare i rischi di sostenibilità nella rendicontazione di banche e assicurazioni, così come il valutare i poteri di vigilanza per affrontare il greenwashing e migliorare la cooperazione tra le autorità”.

Infine, il quarto e ultimo pilastro prevede la promozione di un’ambizione globale. Si tratta quindi di “incoraggiare la cooperazione, le iniziative e gli standard internazionali di finanza sostenibile, proponendo di estendere a nuovi temi la Piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile (l’organo consultivo composto da esperti provenienti dal settore pubblico e privato creato dalla Commissione Europea ad ottobre 2020) e sostenendo i paesi a basso-medio reddito”, conclude Burr.

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