Paura delle perdite? La lezione del premio Nobel Daniel Kahneman

Ribassi, correzioni e fasi di instabilità non durano per sempre. Le persone, tuttavia, soffrono per le perdite finanziarie più di quanto godano dei guadagni ottenuti. Come fare per affrontare con tranquillità fasi di mercati altalenanti come quelle dei giorni presenti?

Ribassi, correzioni e fasi di instabilità non durano per sempre. Le persone, tuttavia, soffrono per le perdite finanziarie più di quanto godano dei guadagni ottenuti. Come fare per affrontare con tranquillità fasi di mercati altalenanti come quelle dei giorni presenti?

L’istinto naturale della vendita

Gli investitori sono spesso mossi da un “istinto naturale” che li fa scappare dal mercato quando si comincia a perdere quota; l’avidità, all’opposto, li spinge a rientrarvi non appena le azioni raggiungono quotazioni sempre più care. Con un rischio: l’acquisto sui massimi e la vendita sui minimi.
“Gli investimenti intelligenti, tuttavia, sono in grado di superare i limiti dell’emotività mettendo al centro la ricerca, la solidità dei dati e le strategie comprovate” hanno commentato gli esperti di Capital Group, che hanno elencato sei principi per non farsi “prendere dall’emotività durante le fasi di instabilità dei mercati”.

Le flessioni di mercato fanno parte del gioco

Se da un lato la storia insegna che i ribassi sono una parte inevitabile degli investimenti, d’altro canto fasi di correzione (definite come flessioni pari o superiori al 10%), fasi di ribasso (declini prolungati del 20% o più) e fasi di instabilità non durano all’infinito.
Secondo le analisi condotte dagli esperti di capital Group, dal 1950 al 2018, “lo Standard & Poor’s 500 Composite ha perso in media almeno il 10% una volta l’anno e il 20% o più ogni quattro anni. Benché i risultati passati non siano indicativi di quelli futuri, ogni flessione è stata seguita da una ripresa e da un nuovo picco di mercato.

Nei mercati conta il tempo, non il market-timing

Durante le fasi di correzione, l’avversione alle perdite tende a spingere gli investitori a liquidare le proprie posizioni sul timore di ulteriori discese, restando quindi fuori dal mercato.
“Questo atteggiamento ha un costo elevato per gli investitori: coloro che rimangono ai margini rischiano di essere tagliati fuori dalle fasi di forte apprezzamento che si verificano dopo le flessioni”. Un ipotetico investimento di 1.000 dollari americani nell’MSCI ACWI effettuato nel 2010 avrebbe reso 2.060 dollari entro la fine del 2019. Se un investitore si fosse però perso i 30 giorni di negoziazione migliori del periodo, avrebbe chiuso l’anno con ribassi fino al 99%”.

L’emotività è cattiva consigliera degli investimenti

Le reazioni emotive agli eventi di mercato sono normali: come in ogni fase della vita, gli investitori possono solo provare nervosismo dinanzi ad una flessione delle borse, cosa che li porta spesso ad commettere azioni fallimentari.
“Uno dei modi per promuovere un processo decisionale razionale nel campo degli investimenti è comprendere i fondamenti della finanza comportamentale. Riconoscere dinamiche come l’ancoraggio, il bias di conferma e il bias di disponibilità può aiutare gli investitori a individuare le trappole dell’emotività evitando di caderci”. Una filosofia, questa, che nel 2002 valse a Kahneman il premio Nobel.

Fissare un piano d’investimento e rispettarlo

Creare un piano d’investimento in linea con la propria tolleranza al rischio e i propri obiettivi di breve e lungo termine ed attenersi ad esso è il più efficace per evitare di prendere decisioni d’investimento poco avvedute, soprattutto in fasi di mercato negative.
“Uno dei modi per evitare l’inutile sforzo di prevedere l’andamento del mercato è il metodo del ‘dollar cost averaging’, vale a dire l’investimento di un importo fisso a intervalli regolari indipendentemente dai rialzi e ribassi dei mercati. Questo approccio crea una strategia nella quale vengono comprate più azioni a prezzi inferiori e meno azioni a prezzi superiori. Nel tempo gli investitori pagano un importo mediamente più basso per ogni azione. Gli investimenti regolari non garantiscono un profitto, né proteggono dalle perdite. Gli investitori devono considerare la loro propensione a rimanere investiti durante le fasi di ribasso dei prezzi”.

Diversificazione, non garantisce nulla ma riduce i rischi

Un portafoglio diversificato non garantisce guadagni e non assicura dal rischio perdite, ma riduce sensibilmente il rischio. Distribuendo gli investimenti su più classi di attivo, gli investitori abbassano l’effetto potenziale delle oscillazioni.
“La diversificazione può contribuire a ridurre la volatilità per gli investitori interessati ad evitare lo stress causato dalle fasi ribassiste”.

I mercati tendono a premiare chi investe nel lungo termine

La prima regola dell’investitore medio resta sempre la medesima: mantenere una visione di lungo termine, specie in fase di mercato calante. Nonostante la volatilità tipica delle azioni, che le porta a salire e scendere nel breve periodo, i listini tendono a premiare gli investitori che guardano al futuro. Includendo le fasi di ribasso, hanno precisato da Capiotal Group, il rendimento medio annuo dell’indice S&P500 lungo tutti i periodi decennali dal 1937 al 2019 è stato del 10,47%.
“È ragionevole aspettarsi rendimenti del 30% tutti gli anni? Ovviamente no. Parimenti, se nelle ultime settimane le azioni si sono mosse al ribasso ciò non vuol dire che si tratta dell’inizio di un trend di lungo termine. La finanza comportamentale ci insegna che gli eventi più recenti influenzano in maniera sproporzionata le nostre percezioni e decisioni”.
In conclusione, “è naturale che l’emotività si faccia sentire durante le ondate di volatilità” hanno chiosato gli esperti. “Gli investitori che riescono a silenziare i rumori di sottofondo e a concentrarsi sugli obiettivi di lungo termine hanno maggiori chance di elaborare una strategia d’investimento accorta”.

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