Chip, è (tutta) questione di geopolitica

I chip sono essenzialmente i “cervelli” di molti dei beni di uso quotidiano e sono oggi considerati priorità di sicurezza nazionale. Dove si spingeranno le politiche pubbliche in tal senso?

Nel 1990 la quota di mercato degli Stati Uniti per la produzione di chip era al 37%. Ora, nel 2021, il paese ha perso la propria leadership, contando solo per il 12% della quota mondiale. “Nonostante le aziende Usa siano ancora ineguagliate in fatto di progettazione di chip, la leadership in campo manifatturiero è oggi nelle mani di Taiwan e, nello specifico, della Taiwan Semiconductor Manufacturing (TSMC), che detiene l’80% della quota di mercato globale”, spiegano Mathews Cherian, Gestore di portafoglio e analista degli investimenti, e Shailesh Jaitly, Analista degli investimenti azionari di Capital Group. Quali sorti avranno le aziende statunitensi? E cosa faranno gli altri paesi nel mondo per scalzare il primato di Taiwan? Una cosa è ormai certa: “oggi i semiconduttori sono considerati una priorità di sicurezza nazionale”.

Chip, gli Stati Uniti e il modello Fabless

Con il 47% della quota di mercato nella progettazione di semiconduttori, gli Stati Uniti continuano a superare gli altri paesi. Primo competitor nel campo è la Corea del Sud (20%), seguita da Giappone e Unione Europea a pari merito (10%), Taiwan (7%) e Cina (5%). Il primato degli Usa è riconosciuto per la predominanza nei segmenti dell’intellectual design e delle attrezzature. Tuttavia, gli Stati Uniti devono il proprio primato al cosiddetto modello Fabless. Così operando, le aziende statunitensi mantengono la progettazione e la vendita di dispositivi hardware e circuiti integrati, sfruttando al contempo la manodopera specializzata di aziende in paesi stranieri, spesso quelli in cui questa ha un costo minore come Cina e Taiwan. Le società Usa traggono così beneficio da minori costi di capitale, concentrandosi sulla ricerca e sviluppo per l’utente finale.

L’Europa è ancora troppo indietro

“L’Europa, dal canto suo, è preoccupata di non avere capacità produttiva per semiconduttori all’avanguardia. Questo problema si è amplificato durante la recente carenza di chip, che ha danneggiato le grandi case automobilistiche tedesche”, spiegano Cherian e Jaitly.

In Cina i chip sono imperativo strategico

“Quanto alla Cina, l’obiettivo del governo è ridurre la dipendenza del paese dai semiconduttori americani e, viste le attuali sanzioni commerciali imposte da Washington, Pechino ha definito i semiconduttori come un imperativo strategico nel suo ultimo piano quinquennale”, continuando i due esperti. “Ci vorrà tempo, ma con il denaro e le risorse che la Cina sta dedicando a questo impegno, riuscirà certamente a sviluppare capacità, proprio come ha già fatto in altri settori.

I nuovi cervelli di molti beni di uso quotidiano

“Dato che i chip semiconduttori stanno diventando parte integrante praticamente di ogni settore e sono essenzialmente i “cervelli” di molti dei beni di uso quotidiano, la loro importanza non potrà che aumentare. Non ci resta quindi che seguire con attenzione gli sviluppi degli imperativi strategici che guidano le politiche pubbliche per capire fino a che punto intaccheranno l’efficienza e l’abilità di esecuzione di questo settore”, concludono da Capital Group.

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