Amazon, Netflix, Youtube, Microsoft: ecco i nuovi business model

Insaponare, sciacquare, ripetere. Questo elenco di semplici istruzioni riportato su qualsiasi flacone di shampoo sta diventando, metaforicamente, un valido modello di business per l’odierna economia digitale. Gli esperti di Capital Group spiegano il perché

Dai beni per la cura della persona come shampoo e rasoi, allo streaming video, fino ad arrivare alla tecnologia: consumatori e imprese decidono di abbonarsi ad un numero sempre maggiore di beni e servizi.

Come sottolineato dagli esperti di Capital Group, il business degli abbonamenti non è certo una novità. Nati tra gli anni ’70 e ’80 per il mercato di quotidiani e riviste, essi hanno registrato un vero e proprio boom con l’avvento della musica “per corrispondenza”, in album o cassetta. E però con le piattaforme digitali e il cloud che tutto è cambiato. Le società più smart, al passo con la tecnologia, hanno infatti iniziato a godere di tre benefici potenziali: espandere i mercati di riferimento, generare flussi di cassa ripetibili e potenziare la fidelizzazione dei clienti.

“Le società che adottano modelli di business basati sugli abbonamenti hanno buone prospettive di crescita e possono beneficiare di una migliore prevedibilità e visibilità degli utili”, ha spiegato Alan Berro, equity portfolio manager di Capital Group. “La visibilità degli utili è un elemento molto importante per gli investitori di lungo termine”

Giunti a questo punto del ciclo economico, si sente molto parlare delle tradizionali contrapposizioni growth/value e Usa/non Usa, ma il modello basato sugli abbonamenti prescinde da queste categorie e rappresenta un trend strutturale di lungo corso. Eppure, non tutte le imprese di questo tipo riescono a prosperare. La selettività è d’obbligo.

“La nostra ricerca fondamentale punta a scovare quelle migliori, e una volta individuatele ci piace affiancarle sul lungo termine”, ha proseguito Berro, aggiungendo: “I migliori investimenti sono quelli che continuano a funzionare”

Nuovi business model: lo streaming e il consumo mediatico

Le piattaforme mobile e digital hanno modificato il modo in cui le persone “consumano” intrattenimento. Queste tecnologie hanno infatti promosso il passaggio da una visione classica della tv esclusivamente lineare allo streaming di contenuti mediatici on demand. Non è più necessario aspettare l’ora di inizio di programmi televisivi e film: i consumatori possono ricevere i contenuti sui loro smartphone, tablet e laptop ogni volta che lo desiderano. Di fatto, il 46% dei consumatori americani intervistati da un sondaggio McKinsey del 2018 risulta abbonato ad un servizio di streaming come Netflix o YouTube.

A giugno 2019, Netflix ha raggiunto i 60 milioni di abbonati negli Stati Uniti, il triplo del 2011. A livello mondiale, i sottoscrittori sono circa 150 milioni, sparsi su decine di mercati diversi. Il panorama competitivo potrebbe nuovamente evolvere tra qualche mese, quando Apple e The Walt Disney Company lanceranno le loro piattaforme. Tuttavia, i primi entranti potrebbero godere di un vantaggio notevole, spiega Barrett:

“Credo che Netflix, ma anche Hulu, YouTube e Amazon, siano diventati sempre più abili nell’utilizzare i dati raccolti per offrire i contenuti giusti alla persona giusta al momento giusto” ha argomentato Brad Barrett, equity investment analyst di Capital Group. “In futuro, questa abilità sarà una competenza chiave per avere successo nel settore dello streaming video”

Lo streaming sta cambiando anche il mondo della musica. Solo qualche anno fa, iTunes rivoluzionava l’industria musicale rendendo popolare il download digitale. Ben presto, i consumatori si sono però spostati in massa da Cd e download a servizi come Spotify, Pandora, YouTube e Apple Music. A fine 2018, i ricavi dello streaming musicale hanno totalizzato la cifra di 7,4 miliardi di dollari, rappresentando più del 75% delle entrate del mercato musicale digitale statunitense (dati Recording Industry Association of America).

Nuovi business model: il Cloud e la rivoluzione dei software

Se le piattaforme mobile hanno fatto prosperare aziende come Netflix e Amazon, l’avvento del cloud computing ha creato contestualmente una domanda esorbitante di servizi software online.

Il cloud è un’imponente rete di server che offre agli utenti l’accesso, l’elaborazione, l’archiviazione ed il recupero di programmi e dati. Invece di investire in infrastrutture interne, grazie al cloud le società possono dunque accedere a dati e applicazioni software a costi infinitamente più bassi. Secondo Gartner, società di ricerca di mercato, entro il 2022, la spesa complessiva nel mercato del cloud pubblico potrebbe raggiungere i 331 miliardi di dollari, contro i 145 miliardi del 2017.

Nuovi business model: meno costi, più efficienza (e velocità)

Il cloud computing ha già ridotto considerevolmente la spesa in infrastrutture delle aziende, cominciando a trasformare i modelli di business. Considerato che lo spostamento dei carichi di lavoro informatici sul cloud accelererà nei prossimi anni, la domanda di servizi offerti da leader di mercato quali Amazon Web Services e Microsoft Azure è destinata ad aumentare.

“Nell’arco dei prossimi dieci anni, emergeranno notevoli opportunità per le imprese che offrono software as a service al settore bancario, farmaceutico e industriale”, ha spiegato Anne-Marie Peterson, equity portfolio manager del gruppo. “Passando dalla vendita di assistenza hardware e software a un modello online basato sugli abbonamenti, molti fornitori di servizi stanno espandendo notevolmente i loro mercati di riferimento. Ciò sta rivoluzionando i modelli di business preesistenti, sbloccando incredibili opportunità di business”

Per fare un esempio esempio, ServiceNow è un fornitore di servizi software in abbonamento per la gestione delle risorse umane, dei centri di assistenza e di altri servizi di supporto IT. La società si definisce una “digital workflow company” e annovera nella sua base clienti il 42% delle prime 2.000 aziende globali per dimensioni (dati del Future 50 Report 2018 di Fortune).

“L’offerta cloud basata sugli abbonamenti ha consentito a ServiceNow di procurarsi un elevato tasso di fidelizzazione dei clienti e di accrescere il proprio mercato di riferimento”, ha aggiunto Peterson. “Molti dei suoi clienti non erano utilizzatori di software”

Nuovi business model: la tecnologia genera dividendi

La tendenza crescente delle aziende tecnologiche a premiare gli investitori con distribuzioni regolari di dividendi è dipesa in parte dal passaggio da un modello basato sulle vendite a un modello incentrato su abbonamenti e servizi cloud. Nel 2011, Microsoft ha segnato la propria svolta col passaggio a Office 365, la versione cloud del software comprendente Microsoft Word, Excel e PowerPoint. Non da meno, la sua Azure è uno dei principali fornitori di infrastrutture IT basate sul cloud.

“Microsoft ha cambiato il suo business model”, ha concluso Berro. “Oggi, è un’azienda incentrata principalmente sugli abbonamenti, e la sostenibilità e visibilità dei suoi utili non sono mai state così elevate. Come investitore value vado in cerca della visibilità degli utili perché mi aiuta a comprendere meglio la sostenibilità dei dividendi”

 

Articolo ripreso da Capital Ideas

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