La trimestrale di NVIDIA di fine maggio ha superato le attese e ha confermato il ruolo dominante della società nell’universo dell’intelligenza artificiale, rispetto alla quale è sia hardware che infrastruttura. Al di là degli utili e delle guidance presentati alla conferenza, emerge tuttavia una narrazione molto più profonda, fatta di infrastrutture computazionali, di un cambio di paradigma nei modelli di business legati all’IA e di nuovi equilibri geopolitici. Ne parliamo con Richard Clode, Portfolio Manager di Janus Henderson Investors.
La suspense dei numeri: perché la trimestrale NVIDIA era più attesa del solito
La vigilia della trimestrale di NVIDIA si è caricata di una tensione atipica, alimentata da due fattori convergenti. Da un lato, l’annuncio della più grande svalutazione di scorte nella storia dell’azienda, legata al blocco dell’export in Cina del chip H20. Dall’altro, i problemi di produzione dei nuovi rack Blackwell, essenziali per sostenere la domanda esplosiva di infrastrutture IA. In un contesto in cui ogni trimestre è osservato per anticipare i cicli futuri dell’IA, la conferenza ha fornito molte più risposte strategiche che contabili. “La posta in gioco era elevata – osserva Clode – non solo per il titolo NVIDIA, ma per tutto il settore tecnologico. Il mercato si è concentrato sulla svalutazione, ma ha sottovalutato le implicazioni strutturali del passaggio da una domanda guidata dal training a una nuova fase centrata sull’inferenza. Questo shift comporta modelli di spesa più sostenibili e cicli di monetizzazione più prevedibili. In altre parole, meno hype e più operatività”.
Token: la nuova unità di potere
Il valore strategico di questa trimestrale, però, non si esaurisce nelle dinamiche contabili o nelle tensioni produttive. È nella lettura dei segnali più profondi, e nella comprensione delle metriche emergenti dell’economia dell’intelligenza artificiale, che si gioca la vera posta in palio. Tra queste, una ha assunto un ruolo centrale nel discorso di Jensen Huang, Ceo di Nvidia: la generazione di token IA, da quest’ultimo definiti come ‘nuovo petrolio‘. Non si tratta di retorica, ma di una metrica incontestabile: “l’esplosione del numero di token generati – osserva Clode – è una misura tangibile della crescita e della diffusione dell’intelligenza artificiale. Microsoft ha dichiarato di aver elaborato 50.000 miliardi di token solo nel mese di marzo 2025, mentre Google ha annunciato oltre 480.000 miliardi al mese. NVIDIA stessa ha riportato una crescita di dieci volte anno su anno”.
Secondo l’esperto della casa di gestione angloamericana, questa metrica non costituisce un mero indicatore tecnico ma una vera e propria la spia di una transizione in corso. «La generazione di token è diventata la nuova unità economica dell’intelligenza artificiale. Non riguarda solo la quantità di dati, ma il livello di intelligenza messa in campo da ciascun modello. Modelli di ragionamento come quelli presentati da DeepSeek sono molto più intensivi: possono generare fino a mille volte più token rispetto a una semplice query di chatbot”.
Il cambio di paradigma implica che i costi per l’infrastruttura AI non siano più solo giustificati dall’addestramento dei modelli, ma dalla loro applicazione in contesti reali, dal customer service automatizzato agli agenti autonomi e persino alla robotica fisica. “Quando l’intelligenza genera valore operativo diretto, il capitale segue”.
Blackwell: progettato per pensare, non solo per calcolare
Questo cambiamento non è puramente concettuale. Richiede, al contrario, un ripensamento radicale delle infrastrutture su cui poggia l’AI. E qui entra in gioco la seconda grande novità di NVIDIA: il debutto dell’architettura Blackwell su cui si basa il supercomputer NVL72. Un vero e proprio mostro del calcolo, che pesa due tonnellate, contiene 1,2 milioni di componenti ed è stato concepito non per l’addestramento, ma per eseguire modelli di ragionamento AI in tempo reale.
Si tratta della prima volta che Nvidia ha progettato un’infrastruttura IA a livello di rack, ha spiegato Jensen Huang, CEO di NVIDIA nel corso della conferenza.
“Blackwell è stato progettato per rispondere alle esigenze computazionali del ragionamento IA – spiega Clode – dove il modello esplora simultaneamente più percorsi di risposta. È un salto evolutivo rispetto ai transformer classici». Il risultato è una prestazione di inferenza 40 volte superiore rispetto a Hopper, il chip precedente”.
Dopo le difficoltà iniziali legate alla riprogettazione presso TSMC e alla resa dei primi rack, la produzione ha ripreso slancio. “Gli hyperscaler stanno già distribuendo quasi 1.000 rack a settimana, pari a 72.000 GPU Blackwell, mentre i nuovi rack GB300, attualmente in fase di test, promettono un ulteriore incremento di performance del 50% nella seconda metà del 2025”.
AI e decoupling: la nuova geopolitica del silicio
L’intelligenza artificiale è ormai un elemento strutturale del confronto strategico tra Stati Uniti e Cina. Dopo il blocco sull’export del chip H20, NVIDIA si trova sull’orlo del ritiro dal settore data center cinese. Tuttavia, secondo il Ceo di Nvidia occorre spostare il focus del problema. La Cina, infatti, ha già l’IA: bisogna capire se e come funzionerà su piattaforme statunitensi.
“Le restrizioni – spiega Clode – non impediranno alla Cina di sviluppare capacità: ciò che è veramente in gioco è la leadership infrastrutturale, che ha un impatto diretto sulla standardizzazione, sul software e sulla governance dei dati. NVIDIA sta cercando di aggirare il blocco proponendo chip con prestazioni inferiori, ma la competitività è ancora da verificare”.
Nel frattempo, la revoca della “AI Diffusion Rule” da parte dell’amministrazione Biden ha permesso nuovi accordi con Arabia Saudita ed Emirati e lo stesso Huang ha affermato che Nvidia sarà in grado di produrre chip AI e di assemblare supercomputer su suolo americano. “E’ un segnale chiaro di reshoring tecnologico e di deglobalizzazione delle catene di fornitura – osserva Clode – che delinea una nuova mappa industriale che va formandosi attorno al silicio e alla sovranità computazionale”.
Non perdere la visione d’insieme
Secondo l’esperto della casa di gestione angloamericana, il rischio è che i mercati restino intrappolati nel breve termine. «Per quanto significative – conclude Clode – guardare solo alle trimestrali di NVIDIA può far perdere il senso della traiettoria strategica. Il cuore dell’evoluzione IA, oggi, non è l’addestramento di modelli sempre più grandi, ma l’applicazione massiva dell’intelligenza in ambiti sempre più concreti. La spesa si sta spostando verso l’inferenza. E con essa, la generazione di token, i casi d’uso, le metriche di valore. È questo il cambiamento che conta davvero: la diffusione dell’IA agentica e fisica, dai software autonomi ai robot e ai veicoli, potrebbe ridisegnare l’economia digitale come la conosciamo. E proprio per questo, è tempo di tornare a guardare la mappa, non solo la bussola.”