La nomina di Kamala Harris come sostituta del candidato democratico uscente Joe Biden ha suscitato numerose preoccupazioni negli animi degli investitori.
In particolare, ci si interroga sull’effetto che questo cambio in corsa potrà avere sulle politiche sanitarie e, in generale, su tutto il settore. Gli investitori devono aspettarsi più incertezza e volatilità? Sembra di no, per il momento, come spiegano Andy Acker, portfolio manager, e Daniel Lyons, portfolio manager e research analyst di Janus Henderson Investors.
Healthcare: le priorità nel programma di Kamala Harris
Non è passato così tanto tempo dal giorno in cui Biden ha annunciato il suo ritiro e presentato la nuova candidata alla presidenza USA, Kamala Harris. Ecco perché, il tempo a disposizione per proposte politiche nuove e dettagliate è stato relativamente poco per il partito democratico. Il recente dibattito televisivo è stata l’occasione per la Harris per presentarsi “ufficialmente” agli elettori e raccontare in maniera dettagliata i punti chiave del suo programma. Ma anche un po’ per mettere in difficoltà il suo sfidante.
Sebbene l’occupazione, l’inflazione e le tasse restino delle priorità per la maggior parte degli elettori americani, la candidata del partito dell’asinello (che vanta l’endorsement di Taylor Swift) ha indirizzato molte delle sue dichiarazioni verso altri temi. Tra questi, l’accessibilità agli alloggi e la sanità. “Nello specifico, Harris ha scelto di concentrarsi sui diritti riproduttivi, una questione che non avrebbe un impatto diretto sul mercato sanitario”, spiega Andy Acker.
In più, la candidata ha ricordato tutti i successi raggiunti dall’amministrazione Biden, tra cui l’Inflation Reduction Act (IRA) del 2022, che ha introdotto cambiamenti importanti per gli anziani. Ha migliorato l’accessibilità dei farmaci introducendo un tetto ai costi dell’insulina e un limite per le spese out-of-pocket, ovvero quelle sostenute di tasca propria dai senior.
Ma sembra che nel suo attuale programma Kamala Harris non abbia riproposto l’ambiziosa e decantata riforma “Medicare for All”. Questo disegno di legge, già noto e riproposto durante la sua precedente candidatura alle presidenziali del 2020, è nato con l’obiettivo di istituire un sistema assicurativo sanitario nazionale a pagamento unico negli Stati Uniti.
Ma la stessa proposta, ai tempi, si era rivelata controversa, e aveva generato non poche preoccupazioni tra gli elettori. Soprattutto su quelli che sarebbero stati i costi a lungo termine, oltre che sulle opzioni assicurative già esistenti.
“Ad oggi, vista l’elevata competizione con il suo sfidante Trump, la Harris sembra preferire un approccio molto più prudente, – continua Acker. Sembra voler concentrare le sue decisioni in materia di sanità sull’estensione dei benefici dell’IRA a tutta la popolazione. Senza dimenticare la sua ‘sfida’ contro le Big Pharma per la negoziazione dei prezzi dei farmaci essenziali per gli anziani”.
Quale sarà la reazione del settore?
Alla luce di questo scenario è difficile prevedere con certezza quali saranno le implicazioni per il settore dell’Healthcare.
“Quest’anno l’industria farmaceutica statunitense ha subito un impatto finanziario pressoché gestibile, spiega Daniel Lyons. Anche perché molti dei 10 farmaci essenziali selezionati per le prime negoziazioni erano già pronti ad affrontare la concorrenza generica o comunque fortemente in ribasso. Per questo molto dipenderà dal modo in cui le future amministrazioni sfrutteranno il potere di negoziazione di Medicare (Medicare price negotiation).
Grazie al limite per le spese out-of-pocket molte più persone potranno permettersi i farmaci prescritti dal loro medico – continua – e questo potrebbe far crescere la domanda e i volumi di vendita. Inoltre, questa maggiore accessibilità potrebbe ridurre la pressione sull’industria farmaceutica in quanto sempre meno pazienti avranno difficoltà a permettersi i farmaci di cui hanno bisogno”.
E le implicazioni per gli investitori?
Per tutti questi motivi, secondo gli esperti di Janus Henderson Investors, gli investitori per il momento, possono dormire sonni tranquilli.
“Non ci aspettiamo di vedere una maggiore volatilità nel settore sanitario a seguito delle elezioni – conclude Lyons. Anzi, in assenza di proposte radicali e con l’incertezza economica in aumento, il settore stesso potrebbe attirare investitori grazie alle sue qualità difensive”.
Una tendenza che potrebbe essersi già concretizzata, considerando che dal 1° luglio 2024 l’indice S&P 500® Healthcare Sector ha prodotto un rendimento totale del 7,3%, superiore al guadagno del 3,1% dell’indice S&P 500 e del Nasdaq Composite Index (rimasto invariato allo 0,1%).