Dopo essere entrati in punta di piedi nel 2024 con molti più dubbi che certezze, sembra che le prospettive globali per la seconda metà dell’anno stiano migliorando, anche se si vedono ancora alcune ombre all’orizzonte. Negli Stati Uniti le aspettative di crescita del Prodotto interno lordo sono raddoppiate al 2,4%, ma l’inflazione si sta dimostrando più rigida del previsto. L’economia europea, dopo una partenza in salita, sembra ora aver trovato il ritmo grazie alla rinascita del settore dei servizi e la stabilizzazione del settore manufatturiero. Guardando invece verso l’Oriente, il Giappone continua a sorprendere in positivo, mentre il governo cinese ha iniziato ad implementare politiche interne per affrontare la crisi del sistema residenziale che ha profondamente intaccato la fiducia dei consumatori.
Economia incerta o mercati confusi?
Guardando a quello che è successo negli ultimi mesi, se non addirittura negli ultimi anni, vi è un’unica certezza: la risposta del mercato ai dati è stata spesso incoerente e anzi, i mercati si sono dimostrati piuttosto bravi a sbagliare quando si trattava di valutare il movimento dei tassi di interesse. Ronald Temple, Chief Market Strategist di Lazard Asset Management, sembra infatti convinto del fatto che, “per la maggior parte del ciclo di crescita, i mercati hanno sottovalutato il livello dei tassi e la durata della loro permanenza”. E questo è valido sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo.
Tornando al 2021, ad esempio, i mercati erano ottimisti e pensavano che il 2022 si sarebbe chiuso con i tassi allo 0,75%, mentre la Federal reserve ha chiuso l’anno con tassi al 4%. Guardando invece più vicino a noi, i mercati iniziavano a parlare di taglio dei tassi già ad ottobre del 2023, eppure ad oggi la Fed continua a mantenere una politica molto rigida. E forse ore le aspettative del mercato sono invece troppo ottimiste.
Secondo l’esperto, dal momento che la Bce ha iniziato a tagliare i tassi a giugno, è lecito aspettarsi un allentamento di 100 punti base entro la fine dell’anno e altri 100 per il 2025. Ma anche la Fed potrebbe iniziare a muoversi nella stessa direzione, partendo a settembre con il primo taglio dei tassi, fino ad arrivare ad un rallentamento massimo di 75 punti base nel 2024. Guardando invece verso l’Oriente, i mercati prevedono un inasprimento di 30 punti percentuali da parte della Bank of Japan, ma Temple ritiene che i rialzi non supereranno il 20%.
Mercato azionario: successo settoriale o aziende di qualità?
Il mercato azionario negli ultimi mesi ha preso il volo, sembra infatti che questo comparto abbia completamente ignorato la volatilità. Tra ottobre 2022 e giugno 2024, l’indice S&P 500 e l’indice MSCI EAFE hanno conseguito un rendimento totale di circa il 55%, eppure vi è una profonda differenza tra di due. Infatti, l’indice americano deve il suo successo ai titoli tecnologici: dai minimi del 13 ottobre 2022 al 13 giugno 2024, l’indice S&P 500 ha generato un rendimento totale del 55%, il 60% del quale è stato generato da 10 titoli, basti pensare che Nvidia da sola è responsabile di poco più del 30% del rialzo. Al contrario, l’indice MSCI EAFE ha registrato un rendimento del 53%, generato solo per il 30% dai primi 10 titoli e per il 35% dai primi 20. Questo significa che i mercati non statunitensi si trovano in un ottimo stato di salute e che questo non è relegato solo ad un settore specifico.
Guardando anche ai prossimi mesi, le società non statunitensi si trovano in una posizione favorevole perché queste sono tipicamente più esposte al debito a tasso variabile e la Bce ha già iniziato a tagliare i tassi d’interesse.
Insomma, fino al 2023 la maggior parte degli investitori globali si aspettavano una recessione eppure non solo questa non si è verificata, ma i mercati azionari sono saliti nel corso dell’anno. E anzi, gli investitori che per paura hanno perso le opportunità che sono derivate dal rally, se ne sono pentiti amaramente.
Investimenti: tra rischi e liquidità
Visti i risultati positivi degli ultimi mesi, sono molti gli investitori desiderosi di destinare il proprio capitale verso attività più rischiose, anche se considerando i livelli di mercato elevati, sono ancora restii. Secondo Temple, al momento “l’approccio migliore sia quello di spostare il capitale dalla liquidità agli asset più rischiosi, identificando al contempo tali asset ‘rischiosi’ e investendo invece in aree del mercato che presentano un maggiore potenziale di rialzo non riconosciuto”. Questo significa guardare anche verso i mercati emergenti, il Giappone, ma anche small cap e azioni legate al mondo delle infrastrutture. Ma non solo azioni, anche il mondo obbligazionario, nello specifico le obbligazioni convertibili, offrono opportunità da non ignorare.
La lezione però rimane sempre la stessa, è bene seguire il mercato e i suoi andamenti, ma è fondamentale essere investiti durante il ciclo e non cercare di cronometrare i mercati.
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