Dopo la risalita di luglio al 2,9% iniziava ad esserci preoccupazione per l’inflazione statunitense, ma dai dati appena rilasciati dal governo sembra che questa sia tornata sui propri passi e sia scesa, in piena linea con il consensus, al 2,5%. L’atterraggio morbido in cui molti economisti speravano è ancora possibile o ormai solo un sogno lontano?
Negli ultimi mesi abbiamo visto l’economia Usa rallentare abbastanza da permettere all’inflazione di scendere, non tanto da sfociare in una recessione però. Certo, come ormai è chiaro a tutti, la battaglia contro l’inflazione è ben lontana da essere considerata chiusa. Ma non solo, l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve è ancora molto lontano, non così tanto, però, da fermare l’imminente taglio dei tassi pronosticato da Jerome Powell.
Federal Reserve pronta al taglio dei tassi, cosa può succedere?
Nella riunione di settembre la Fed sembra più che pronta a tagliare i tassi di interesse, per la prima volta dopo marzo 2020. Tuttavia, per gli investitori che si aspettano tagli tra i 50 e i 75 punti entro al fine di quest’anno e di oltre i 100 punti nel 2025, la delusione potrebbe essere dietro l’angolo secondo Darrell Spence, economista di Capital Group.
Infatti, se dopo alcuni tagli l’economia statunitense continuerà a crescere, se non addirittura ad accelerare e la crescita dell’occupazione rimarrà solida, è difficile pensare che la Fed decida di surriscaldare un’economia in apparente buona salute.
“A mio parere – sottolinea l’esperto – la banca centrale europea non taglierà i tassi in modo così aggressivo come si aspetta il mercato e rimane altamente probabile che il numero dei tagli risulti sostanzialmente inferiore rispetto alle previsioni di inizio anno”.
Insomma, è lecito immaginarsi che, se a inizio del 2025, l’economia statunitense si espanderà al di sopra del suo tasso di crescita potenziale – spinta dai tagli dei tassi – allora la Fed potrebbe dichiarare la sua missione compiuta e mantenere una politica fiscale non del tutto accomodante.
Atterraggio morbido o movimentato?
Sono mesi ormai che si parla di un tanto sperato atterraggio morbido per gli Stati Uniti, ma cosa significa nel pratico? In poche parole, se per tre trimestri di fila la crescita del Prodotto interno lordo reale si espande a un ritmo inferiore al tasso di crescita potenziale dell’economia, ma non si registra una vera e propria recessione, allora l’atterraggio può essere effettivamente definito morbido. Quindi, con i dati alla mano, se anche nel terzo trimestre del 2024 l’economia statunitense dovesse crescere a un tasso annualizzato dell’1,5% – in linea con le aspettative – allora gli Stati Uniti si troverebbero proprio in questa situazione.
La promessa di un atterraggio morbido non solo è positiva per l’economia, che evita di cadere in una lenta recessione, ma anche perché quando questo scenario si è presentato nel passato il mercato ha ritrovato il ritmo nei mesi successivi.
Così come dopo un ciclo di inasprimento aggressivo da parte della Fed nel 1995, l’economia si era notevolmente espansa, superando diverse difficoltà finanziarie, lo stesso si spera accadrà il prossimo anno. E anzi, trent’anni fa, l’economia statunitense era ben più debole di quella odierna. Attualmente, spiega l’esperto, “il tasso di disoccupazione è del 4,2%, quindi è meno probabile che si verifichi una lunga espansione. Inoltre, è possibile che oggi lo stesso livello di tassi d’interesse eserciti un freno maggiore sull’economia rispetto ad allora, a causa dei livelli di debito più elevati e dei cambiamenti demografici”.
Il 2025 sarà forse l’anno di rinascita per l’economia statunitense, pronta ad uscire dalla sua prigione di tassi alti e inflazione sopra le attese?