“Gli avvenimenti del primo trimestre del 2023 hanno aperto una finestra di opportunità per investire in azioni e obbligazioni nei prossimi mesi, ed è cruciale cogliere tale chanche prima che ulteriori sviluppi possano chiudere tale spiraglio”. Questa la view di Kevin Thozet, Portfolio Advisor e membro dell’Investment Committee di Carmignac, in apertura del secondo trimestre dell’anno. Non c’è dubbio, infatti, che il 2023 sia iniziato in maniera frenetica: da un lato gli investitori speravano in un’economia “riccioli d’oro”, dall’altro temevano uno scenario di no-landing e, da un altro ancora, il terremoto nel sistema bancario ha ulteriormente scompigliato le carte in tavola.
“Mentre l’ampia gamma di previsioni economiche ha dato origine a una significativa volatilità dei mercati finanziari nel primo trimestre, azioni e obbligazioni sono finalmente tornati ad avere correlazione negativa proprio durante un periodo di notevole stress del mercato, ossia quando gli investitori ne avevano più bisogno”.
Il ritorno della diversificazione e dei suoi vantaggi
Mentre gli asset tradizionalmente considerati come beni rifugio erano praticamente spariti dai radar degli investitori un anno fa, oggi le obbligazioni core stanno aiutando a compensare le perdite che i titoli più rischiosi stanno soffrendo a causa delle turbolenze vissute nelle scorse settimane dal settore bancario. “I mercati finanziari – spiega Thozet – sono stati guidati dall’operato dei banchieri centrali per anni. Tuttavia, a seguito di 12 mesi di assestamento e allorché questi hanno ritirato il loro sostegno incondizionato nel 2022, sono i fondamentali a dettare nuovamente i movimenti dei prezzi delle attività”.
Correlazione dei prezzi a 3 mesi tra titoli statunitensi e treasuries a 10 anni
Fonte: Carmignac, Bloomberg. Correlazione di 3 mesi tra il prezzo alla chiusura dello S&P 500 e quello Treasury bonds future a 10 anni.
Il contesto attuale richiede la composizione di portafogli di investimento capaci di creare il giusto mix tra driver di performance, come azioni e credito, e strumenti di diversificazione come obbligazioni sovrane statunitensi e tedesche. Per quanto riguarda la prima delle due componenti, una volta passato il rally e attestato che i default del settore bancario sono rimasti casi isolati limitati ad alcuni player specifici, nei prossimi mesi il prezzo dei titoli equity dovrebbe continuare ad essere trainato dal trend di disinflazione iniziato in autunno.
Ma non è tutto. “Oggi gli investitori sono particolarmente esposti su posizioni difensive, forse anche in maniera eccessiva. Lo stesso si può dire per alcuni segmenti del mercato creditizio, nei quali i gli spread sono già a livelli coerenti con uno scenario di recessione, a riprova del fatto che gli investitori hanno già valutato un deterioramento delle prospettive economiche. Sotto il profilo della diversificazione, siamo convinti che la crescente pressione recessiva sarà il principale fattore che influenzerà la propensione al rischio degli investitori”.
Tali aspettative pessimiste, infatti, potrebbero pesare in ultima analisi sia sui mercati azionari che su quelli creditizi ma, allo stesso tempo, potrebbero anche alimentare la domanda di asset difensivi, sostenendo così i prezzi delle obbligazioni con il rating più alto. “D’altra parte, le recenti crepe nel sistema bancario statunitense e svizzero, unite al rallentamento della crescita del PIL, stanno ponendo un freno ad ulteriori rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali”.
In conclusione
“In qualità di gestori attivi, intendiamo adattare proattivamente la costruzione del nostro portafoglio alle diverse fasi del ciclo economico, riunendo attività con caratteristiche complementari e tenendo efficacemente conto della possibilità di un cambio di regime. L’evolvere delle dinamiche dell’energia da un lato e un’eventuale giravolta della Federal Reserve dall’altra potrebbero infatti indebolire gli effetti della correlazione negativa tra le due asset class e chiudere questa finestra di opportunità”, conclude l’esperto di Carmignac.
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