Il prossimo dicembre la pressione attorno alla Bce raggiungerà forse i suoi livelli più alti, visto che l’inflazione dovrebbe raggiungere il sui picco nell’ultima parte dell’anno
Resta ancora da capire quando sarà accantonato il Qe da 20 miliardi mensili, una volta smaltito il Pepp il prossimo marzo
Secondo gli economisti sondati da Bloomberg l’inflazione si farà sentire soprattutto in Spagna e in Germania, mentre in Italia e in Francia il fenomeno sarà molto più modesto
Secondo il nuovo sondaggio degli economisti condotto da Bloomberg, l’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona raggiungerà il 4,1% nell’ultimo trimestre dell’anno, in aumento rispetto al 3,6% previsto nella precedente rilevazione. Naturalmente, si tratta di un livello ben al di sopra dei target indicati dalla Bce, che in seguito alla sua revisione strategica persegue un’inflazione del 2% nel medio termine. Ma, soprattutto, quella degli economisti è una previsione nettamente più elevata rispetto a quella elaborata dalla stessa Bce nel suo ultimo inflation outlook: Francoforte si aspetta un aumento dei prezzi del 3,1% nel quarto trimestre. Perché quest’ultima previsione si avverasse sarebbe necessario osservare un rallentamento dei rincari negli ultimi due mesi dell’anno, dal momento che Eurostat stima che ad ottobre il tasso Hicp abbia già raggiunto il 4,1%.
Le prospettive dei rincari in Italia, per quanto concrete, sono le meno negative fra i grandi Paesi europei. A ottobre l’Istat ha stimato un tasso d’inflazione al 2,9%, sospinto dai rincari dei prodotti energetici. E per il quarto trimestre gli economisti sondati da Bloomberg prevedono che, per il nostro Paese, i prezzi al consumo cresceranno del 3,1%, contro il 5,3% previsto in Spagna e il 4,8% in Germania.
E’ proprio da Berlino che, prevedibilmente, arriveranno le maggiori pressioni sulla Bce – finora la meno vicina al processo di normalizzazione della politica monetaria fra le grandi banche centrali. Nella riunione di dicembre, infatti, l’Eurotower sarà chiamata a fornire qualche delucidazione in più sul destino del Asset purchase programme (App), il piano di quantitative easing “tradizionale” da 20 miliardi di acquisti netti mensili. Con un’inflazione a breve termine molto al di sopra dei target sarà forte l’aspettativa, da parte dei falchi, di intavolare il discorso sull’uscita dall’App, che dovrebbe seguire alla fine del Pepp (il piano di acquisti anti-pandemico) prevista per il prossimo marzo.
E’ largamente atteso che, prima di procedere al rialzo dei tassi, la Bce avrà fatto rientrare tutti i piani di allentamento quantitativo – ossia le iniezioni di liquidità nel sistema. Nella sua ultima riunione del 28 ottobre il consiglio direttivo della Bce ha reiterato una posizione da colomba, lasciando invariato l’ammontare complessivo del Pepp a 1.850 miliardi di euro e senza dare indicazioni sul destino dell’App.
Gli economisti e le banche centrali, nonostante le diverse previsioni sulla temperatura che raggiungerà l’inflazione, concordano su un punto: il picco sarà toccato nel quarto trimestre del 2021. Nella prima parte del 2022 la componente transitoria dell’inflazione dovrà sgonfiarsi in fretta per evitare che le aspettative dei consumatori inizino a incorporare un ritmo di rincari stabilmente più sostenuto: questo potrebbe rafforzare le richieste salariali e contribuire a sostenere ulteriormente l’inflazione. Se ciò si verificasse l’agenda delle banche centrali potrebbe cambiare, anticipando le tappe che conducono al rialzo dei tassi.