Si attendevano 10mila richieste l’anno per l’accesso alla nuova procedura di composizione negoziata della crisi di impresa, ma a novembre 2022 erano in tutto 475. Come per tutte le novità, serve tempo perché gli imprenditori italiani comprendano il senso della nuova normativa e non la confondano con un’autodenuncia. Il senso che le ha voluto dare il legislatore è infatti prevenire le crisi d’impresa favorendo la continuità di quelle piccole-medie aziende che costituiscono l’ossatura del nostro Paese. Probabilmente la stessa motivazione che qualche anno fa ha mosso l’introduzione nel nostro ordinamento del Patto di Famiglia, unica deroga al nostro divieto di patti successori, voluto proprio per tutelare la continuità aziendale di fronte a possibili conflitti tra eredi che paralizzino l’attività di un’impresa familiare. Riassumendo come funzionano le nuove regole per l’utilità dei nostri lettori, diciamo che la normativa del 2021, entrata in vigore con i decreti attuativi lo scorso luglio, responsabilizza i soci amministratori, anche quelli delle Srl che fino a ieri potevano contare su una responsabilità limitata al solo patrimonio dell’azienda. Secondo questa riforma la denominazione a Responsabilità Limitata perde infatti il suo significato: il socio amministratore è responsabile per i debiti della Srl anche con il proprio patrimonio, qualora quello dell’azienda non fosse sufficiente, salvo che dimostri la volontà di prevenire una crisi attraverso un preciso processo di monitoraggio finanziario e l’adozione tempestiva di misure di intervento in caso di dissesto. Vuol dire che l’imprenditore dovrà adottare misure (e a seconda della dimensione disposizioni organizzative) che permettano un’analisi costante dello stato di salute dell’impresa, allo scopo di individuare per tempo i segnali di una potenziale crisi, e intervenire tempestivamente di fronte a squilibri di carattere finanziario – o segnalazioni di eccessivo debito da parte di Agenzia delle Entrate o Inps – richiedendo l’accesso alla nuova procedura stragiudiziale di composizione negoziata.
Attraverso la mediazione di un esperto, che deve ravvisare nello stato patrimoniale e finanziario dell’impresa le premesse per un risanamento, l’imprenditore potrà così ricercare un accordo con i creditori evitando procedure giudiziarie per consentire all’impresa di superare il momento di difficoltà e procedere con un piano di risanamento. Rimarrà così in sella all’azienda per l’ordinaria e straordinaria amministrazione e potrà persino richiedere misure protettive del patrimonio che blocchino o limitino le azioni dei creditori per il tempo dell’operazione (180 giorni, eventualmente rinnovabili). “L’introduzione della nuova procedura di composizione negoziale e l’estensione della responsabilità del socio amministratore di una Srl al suo patrimonio personale vanno viste insieme, perché insieme si completano e danno la visione prospettica del legislatore”, commenta a We Wealth l’avvocato Edoardo Tamagnone. “Da una parte viene attribuita all’amministratore la responsabilità diretta di evitare una crisi che avrebbe inevitabili ripercussioni occupazionali, economiche e sociali, e dall’altra, se questi fa correttamente il suo mestiere, gli si offre uno strumento per evitare il tribunale e una procedura giudiziaria che potrebbe sfociare in un fallimento. Poter dimostrare la due diligence di monitoraggio e tempestiva richiesta di accesso alla composizione negoziata in caso di dissesto è utile a dimostrare che l’imprenditore ha davvero fatto tutto quello che poteva per evitare la crisi e tutelarlo dall’essere chiamato a rispondere con il suo patrimonio. È vero che non c’è ancora un ricorso di massa a questa procedura, ma noi stiamo ricevendo diverse richieste in questo senso, il che significa che piano piano l’imprenditoria italiana sta comprendendo il senso di un cambiamento epocale per il regime delle Srl”.
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L’amministratore ha la responsabilità diretta di un’eventuale crisi con ripercussioni occupazionali, economiche e sociali?
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