Guardandoci intorno, possiamo notare un numero crescente di Paesi, comunitari e non, che hanno introdotto regolamentazioni in merito al trattamento fiscale della detenzione e commercializzazione delle cripto-attività. Come sappiamo, l’Italia è tra questi. Nel nostro Paese, infatti, la disciplina in materia di tassazione delle cripto-attività è stata implementata con la Legge di bilancio per il 2023, di cui l’amministrazione finanziaria ha fornito i primi chiarimenti con la circolare n. 30 dello scorso 27 ottobre 2023.
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L’attenzione del legislatore italiano sul tema, però, trova origine e impulso da ben più alti livelli.
Il Crypto-asset reporting framework (Carf) dell’Ocse
Dopo una lunga fase di consultazione pubblica, il 10 ottobre 2022 l’Ocse ha pubblicato la (prima) versione del Crypto-asset reporting framework (Carf). Su richiesta del G20, il documento risponde all’obiettivo di sviluppare un quadro internazionale per lo scambio automatico di informazioni in materia di cripto-asset.
Ci si può chiedere se, con gli strumenti a oggi a disposizione, il Carf possa rivelarsi una documentazione pressoché superflua. La risposta a tale domanda, tuttavia, è semplicemente negativa. Come spiegato dallo stesso Ocse (cfr. comunicato di presentazione del 10 ottobre 2022), il rapido incremento dell’utilizzo di cripto-asset per un’ampia gamma di investimenti e transazioni finanziarie ha imposto la definizione in campo internazionale di strumenti per la loro tracciabilità in quanto, a differenza dei prodotti finanziari tradizionali, le cripto-attività possono essere detenute e scambiate senza l’intervento degli intermediari finanziari tradizionali, come le banche.
Ciò comporta l’assenza di un’amministrazione centrale che abbia piena visibilità sulle transazioni effettuate o sulle partecipazioni in cripto-asset detenute. Il mercato delle criptovalute ha, infatti, originato nuove figure di intermediari e fornitori di servizi, molti dei quali attualmente non sono regolamentati. Per queste ragioni, a oggi le transazioni legate alle cripto-attività sfuggono dalle logiche di trasparenza fiscale racchiuse nel Common reporting standard (Crs), istituito al fine dello scambio automatico di informazioni in campo finanziario.
I pilastri del Carf
La versione aggiornata del Carf, pubblicata dall’Ocse in data 8 giugno 2023, si basa, in sintesi, su quattro pilastri:
- (i) la definizione delle cripto-attività rilevanti;
- (ii) l’individuazione di soggetti obbligati;
- (iii) le transazioni e le informazioni soggette a segnalazione;
- (iv) le procedure di due diligence.
L’efficacia di uno strumento internazionale di compliance fiscale, come il Carf in commento, non può tuttavia prescindere dalla tempestività della sua attuazione.
Giurisdizioni che hanno manifestato l’intenzione di implementare il nuovo standard internazionale
In tal senso, è da accogliere positivamente il comunicato stampa pubblicato dall’Ocse dello scorso 10 novembre 2023.
Secondo tale comunicato, sono 48 (tra cui l’Italia) le giurisdizioni che hanno manifestato l’intenzione di implementare il nuovo standard internazionale sullo scambio automatico di informazioni relative ai cripto-asset entro il 2027: Armenia, Australia, Austria, Barbados, Belgio, Belize, Brasile, Bulgaria, Canada, Isole Cayman, Cile, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Gibilterra, Grecia, Guernsey, Ungheria, Islanda, Isola di Man, Irlanda, Italia, Giappone, Jersey, Corea (Rep.), Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Messico, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Romania, Singapore, Repubblica Slovacca, Slovenia, Sudafrica, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.
In vista del Global forum di Lisbona
Al fine di proseguire i lavori di revisione e implementazione del reporting dei cripto-asset, il Global forum ha istituito un apposito “gruppo Carf“, il cui prossimo contributo potrebbe emergere già in occasione della 16° riunione plenaria del Global forum che si terrà a Lisbona, dal 29 novembre al 1° dicembre 2023.
La trasparenza e tracciabilità delle cripto-attività trova, quindi, un’attenzione internazionale che è destinata a concretizzarsi in meccanismi di scambio di informazioni da recepire nelle giurisdizioni nazionali.
La Dac8: di cosa si tratta
Intanto, a livello europeo, il 24 ottobre 2023 è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la direttiva n. 2023/2226 – Dac8 – adottata all’unanimità dal Consiglio europeo lo scorso 17 ottobre 2023. La Dac8, in particolare, mira a introdurre nuove regole per la segnalazione e lo scambio di informazioni a fini fiscali sulla moneta elettronica e sui proventi delle operazioni in cripto-attività.
Il processo di implementazione e, soprattutto, di armonizzazione delle regolamentazioni unionali e internazionali non sarà breve ma il quadro finora delineato lascia un’inevitabile consapevolezza: in tema di monitoraggio delle cripto-attività siamo solo all’inizio.