Ramenghi (Ubs wm): Ai? Nessuna correzione. Dove cercare valore
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Scopri di piùGli investitori iniziano a interrogarsi sulle valutazioni raggiunte dal settore tecnologico e sul potenziale residuo dei titoli del comparto. Ramenghi (Ubs wm): “Nessuna correzione in vista”. Ecco quali settori preferire in portafoglio all’interno dell’universo tematico dell’intelligenza artificiale
Prosegue la stagione delle trimestrali americane: dopo le banche d’affari, è ora il turno delle big tech, a partire da Netflix martedì. Un’occasione per fare il punto sul settore tecnologico e sul potenziale residuo dei titoli relativi. Negli ultimi due anni l’indice Nasdaq Composite è salito infatti di oltre il 75%, ma dopo tanta euforia alcuni investitori hanno iniziato a interrogarsi sulle valutazioni raggiunte dal comparto. Bisogna temere una brusca correzione o c’è ancora potenziale per chi investe?
“Sicuramente le valutazioni sono elevate e riflettono crescite attese degli utili molto importanti. È un fattore di rischio, che ci racconta che la volatilità su questi titoli probabilmente sarà più elevata quest’anno rispetto al 2024”, osserva Matteo Ramenghi, chief investment officer di Ubs wealth management in Italia intervenuto in occasione dell’ultima puntata di Weekly Bell, la trasmissione di We Wealth per fare il punto sui mercati finanziari e gli appuntamenti macroeconomici della settimana. “Detto ciò, occorre dire che un pezzo importante della performance viene da ciò che è legato all’intelligenza artificiale, che rappresenta evidentemente la prossima rivoluzione tecnologica”.
Quanta elettricità consuma l’Ai?
La banca svizzera ha recentemente alzato le sue stime relative alla crescita degli investimenti in conto capitale cumulativi di Microsoft, Meta, Amazon e Alphabet a 224 miliardi di dollari nel 2024 (+51% anno su anno) e 280 miliardi nel 2025 (+25%).
“Queste risorse confluiscono innanzitutto in microchip sempre più avanzati e in data center e successivamente in una catena del valore molto più ampia che include anche le materie prime e l’energia necessaria ad alimentare queste tecnologie”, prosegue Ramenghi. L’intelligenza artificiale richiede infatti enormi quantità di potenza di calcolo che impattano sul consumo di energia: si stima per esempio che ricevere una risposta da un tool di intelligenza artificiale generativa consumi 4-5 volte in più rispetto a una tradizionale ricerca sul web.
Quali settori preferire in portafoglio
Più in generale, la domanda di energia a livello mondiale è in crescita: secondo un recente rapporto di Eni, il consumo di energia nel 2023 è salito del 2%, un tasso di crescita doppio rispetto agli anni precedenti. Fatte queste premesse e guardando ai settori da preferire in portafoglio alla luce di queste aspettative, Ramenghi cita in primis i semiconduttori, ricordando come si tratti dell’area che attualmente registra la maggiore crescita degli utili. Poi le utility, ovvero chi produce elettricità e chi la distribuisce.
“È anche un settore che normalmente performa bene con i tassi di interesse in discesa e che paga buoni dividendi”, afferma l’esperto. Guardando infine anche ad alcune materie prime. “C’è stata moltissima volatilità sul rame, per esempio. Ci aspettiamo che la domanda sarà più robusta, più avanti”, dice Ramenghi.
Torna l’ottimismo a Wall Street
Intanto, dopo aver azzerato i guadagni realizzati dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali dello scorso 5 novembre, sembrerebbe essere tornato l’ottimismo a Wall Street. Se l’inflazione americana è salita al 2,9% a dicembre, in linea con le attese degli analisti, il calo a sorpresa del dato core al 3,2% è stato accolto positivamente dai listini a stelle e strisce la scorsa settimana. È la prova che il mercato – in assenza di uno scenario di iperinflazione – può continuare il rally?
“In generale, le valutazioni sul mercato americano sono valutazioni impegnative, soprattutto per i titoli tech. Detto ciò, c’è ancora molta liquidità parcheggiata nei fondi monetari e nei depositi bancari che cercherà impieghi più redditizi man mano che scenderanno i tassi di interesse”, osserva Ramenghi. “Storicamente, quando i tassi scendono e gli utili continuano a crescere – crescita che ci attendiamo per gli Stati Uniti nell’ordine del 9% quest’anno – si crea un contesto positivo per le Borse. Per queste ragioni rimaniamo costruttivi sul mercato azionario e, in particolare, sull’azionario americano”, conclude l’esperto.
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