Borsa: Europa in ritardo sull’America. Rimonterà? I temi sul tavolo
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Scopri di piùL’intervista a Giovanni Cuniberti, docente a contratto della Scuola di management ed economia dell’Università degli Studi di Torino.
Gli Stati Uniti tornano a catturare l’attenzione dei mercati finanziari, con una serie di dati in uscita sul mercato del lavoro americano. Si parte martedì dall’indice Jolts, che fornirà un’indicazione sui volumi delle offerte di lavoro, sulle assunzioni e sul turnover; mercoledì sarà il turno della variazione dell’occupazione non agricola, per poi chiudere con il tasso di disoccupazione venerdì. Si tratta di variabili fondamentali in vista dell’ultima riunione dell’anno della Federal Reserve. Il consensus degli economisti interpellati da Bloomberg è per un aumento del tasso di disoccupazione al 4,2% dal 4,1% e per una normalizzazione degli impieghi intorno alle 200mila unità. Il tutto mentre Wall Street saluta novembre in corsa, in scia all’euforia post-elettorale: l’S&P 500 archivia il miglior mese dell’anno con un +5,60%, così come il Dow Jones al +7,5%. Lo stesso non si può dire del Vecchio Continente, con l’Eurostoxx in chiusura sulla parità. Cosa spiega questo ritardo?
Le strade di Bce e Fed potrebbero dividersi?
“Stiamo vivendo una fase abbastanza inusuale. Bce e Fed sembrerebbero in procinto di intraprendere due strade completamente diverse”, dichiara a We Wealth Giovanni Cuniberti, docente a contratto della Scuola di management ed economia dell’Università degli Studi di Torino intervenuto in occasione dell’ultima puntata di Weekly Bell. “Abbiamo un’Unione europea che fa fatica, lato manifatturiero. La Germania è in recessione, la Francia si trova ad affrontare diverse criticità sia sul fronte governativo che su quello finanziario, per non dimenticare le tensioni geopolitiche. Ragion per cui – con un’inflazione tutto sommato sotto controllo – la Bce potrebbe intervenire in maniera più significativa sui tassi di interesse per rilanciare un’economia dalla quale arrivano oggettivamente segnali preoccupanti”, osserva Cuniberti.
Usa: via alla settimana del mercato del lavoro
Diverso il caso della Fed, che si troverà a fare i conti tra l’altro con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. “Sicuramente raffredderà un po’ il taglio dei tassi, perché dall’economia americana non giungono particolari notizie negative. In più, l’inflazione statunitense fatica a fornire segnali di discesa e stabilizzazione intorno al 2%, come l’Europa. È un dato che la banca centrale a stelle e strisce monitora con attenzione, insieme ai numeri sul lavoro e ai pmi manifatturieri”, dice Cuniberti. Sul fronte del lavoro, l’esperto ricorda come – al di là dei dati in uscita questa settimana – le attese per il prossimo anno siano per un tasso di disoccupazione intorno al 4,5%, che salirebbe al 5% nel 2027. “Percentuali assolutamente controllabili da parte dell’amministrazione Trump e della Fed”, afferma Cuniberti, interrogato sull’eventualità di altre due o tre sforbiciate ai tassi di interesse entro giugno, che sembrerebbero le ipotesi più probabili stando ai Future sui Fed Funds.
Trump: “Dazi al 100% ai Brics se minano il dollaro”
Tornando ai mercati finanziari, da qui in avanti il tema dei dazi sarà al centro dei timori di chi investe, secondo l’esperto. Ricordiamo che Trump ha recentemente messo in guardia i Brics (insieme di paesi inizialmente composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – dalle loro iniziali deriva l’acronimo – e che oggi include Egitto, Iran, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti) dal creare una loro valuta o sostenerne un’altra in alternativa al dollaro, minacciando appunto tariffe del 100% in un post su Truth. “Credo che, essendo l’Europa un centro economico fondamentale per gli Usa, non possono permettersi di non collaborare con il Vecchio Continente”, sostiene Cuniberti. Per l’esperto, probabilmente Trump minaccerà ancora l’Europa ma poi “sarà molto più morbido” una volta insediatosi alla Casa Bianca. “Nel frattempo, il tema dei dazi e dichiarazioni come questa potrebbero portare instabilità sull’azionario nel prossimo mese e mezzo, soprattutto quello europeo”, avverte il professore.
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