L’aumento della vita media, combinato con il calo della natalità e la flessione della produttività tipica delle società più anziane, è un trend che toglie il sonno ai decisori politici. Ma dovrebbe stimolare una riflessione urgente anche tra chi risparmia e investe, perché le soluzioni realistiche per contrastare il declino economico e l’erosione delle reti sociali sono, tutte, medicine amare. Lavorare più a lungo, accettare pensioni pubbliche meno generose, affrontare le conseguenze sociali di flussi migratori legali, promuovere una maggiore partecipazione femminile al lavoro e, allo stesso tempo, sostenere le condizioni per un aumento della natalità.
Sono alcuni dei nodi affrontati durante il primo Longevity Economic Forum promosso da Unicredit a Palazzo Mezzanotte, con la partecipazione, per il dibattito macro, di Tito Boeri (Bocconi, già presidente Inps), Stefano Scarpetta (Director for Employment, Labour and Social Affairs, Ocse) e Axel Börsch-Supan (Max Planck Institute).
Gli ambienti accademici, da tempo, suggeriscono un rafforzamento della previdenza personale come via per sostenere il tenore di vita dopo l’uscita dal lavoro. Alcune soluzioni discusse durante il forum sono ancora poco esplorate dall’industria finanziaria, ma potenzialmente dirompenti: tra queste, l’adozione di un retirement security bond, già sperimentato in Paesi come il Brasile, e l’ampliamento del ricorso al reverse mortgage (prestito ipotecario vitalizio), strumenti che consentono di mobilitare parte del patrimonio mobiliare o immobiliare in chiave previdenziale.
Bond previdenziali: oltre il fondo pensione
A illustrare queste soluzioni è stato il premio Nobel per l’Economia Robert C. Merton. Il retirement security bond, ha spiegato, è un titolo di Stato con caratteristiche profondamente diverse da quelle tradizionali. Non prevede il pagamento di cedole periodiche né il rimborso del capitale alla scadenza. Chi lo acquista non riceve nulla fino a una data futura prefissata – ad esempio il 2040 o il 2058, in base all’età pensionabile dell’investitore – e da quel momento in poi percepisce un flusso costante di reddito mensile per 20 o 25 anni. È, in sostanza, una pensione integrativa confezionata in un solo strumento, con un’unica operazione iniziale.
Alla prima obiezione – cioè che non sia poi così diverso da un Btp a lunga scadenza – Merton ha risposto che la differenza è sostanziale. “I titoli tradizionali pagano cedole ogni sei mesi e richiedono quindi di compiere numerose scelte su come reinvestirle. Un Btp trentennale implica oltre 60 decisioni operative, oltre a un grande rischio alla scadenza: nessuno può sapere oggi quali saranno i tassi d’interesse tra trent’anni. Questo si chiama rischio di reinvestimento. “Se i tassi saranno molto bassi, come accaduto per anni dopo la crisi finanziaria, si rischia di ritrovarsi con un capitale insufficiente. Il bond pensionistico, invece, elimina questo rischio fornendo un flusso certo e stabile proprio nel momento in cui serve”.
Seconda obiezione: non si rischia di togliere spazio ai prodotti previdenziali di banche e assicurazioni? Merton ha ammesso che l’idea piace ai ministeri del Tesoro, mentre le banche hanno meno incentivo a promuoverla. Tuttavia, ha spiegato, questo tipo di obbligazione dovrebbe essere considerata come una componente a basso rischio del portafoglio e affiancata ad asset più esposti ai mercati. Ha poi aggiunto: “Non è vero che il rischio scompare se l’orizzonte temporale è molto lungo: questo non regge né dal punto di vista empirico, né teorico, né osservazionale. Mi dispiace dirlo, vorrei che fosse così”. Per questo, ha concluso, è giusto puntare sul mercato nel lungo periodo, ma “serve sempre un piano B“.
Il prestito ipotecario vitalizio, una soluzione poco praticata
Tra le alternative da considerare per integrare la pensione, Merton ha indicato anche il reverse mortgage, suggerendo che le banche italiane potrebbero valutarne un’espansione. Questo strumento rappresenta un’alternativa più flessibile rispetto alla vendita della nuda proprietà, che è una scelta definitiva e potenzialmente penalizzante in caso di decesso precoce.
“In molti Paesi, Italia inclusa, circa il 76% della popolazione è proprietaria dell’abitazione in cui vive. Non sempre si tratta di immobili di pregio, ma rappresentano spesso il principale deposito di risparmio. Il reverse mortgage permette di trasformare parte di questo valore immobiliare in liquidità, senza vendere la casa e senza doverla lasciare”.
“La caratteristica fondamentale è che non sono previsti pagamenti mensili di interessi o capitale: nessuna rata, nessuna pressione da parte del finanziatore. Finché il proprietario vive nell’immobile, non ha obblighi di rimborso. Quando lascia la casa o viene a mancare, il finanziatore ha diritto al rimborso del prestito e degli interessi maturati. “Ma – ed è un aspetto chiave – la decisione su come procedere spetta agli eredi: possono scegliere se saldare il debito e tenere l’immobile, oppure cederlo. La scelta è loro, non della banca”, ha sottolineato l’economista.
In Italia, ha ammesso Merton, il mercato del reverse mortgage è ancora acerbo, poco efficiente e spesso mal compreso. Ma, ha avvertito, “non bisogna confondere una cattiva esecuzione con una cattiva idea“.
Unicredit: la visione sulla longevity
Anche dal punto di vista della consulenza patrimoniale, la longevità solleva nuove esigenze. “Sappiamo che per i nostri clienti la longevità comporta delle sfide”, ha spiegato Manuela Soncini, Head of Wealth Advisory di Unicredit. “La prima riguarda la famiglia: oggi ci troviamo a servire nuove strutture familiari – famiglie monopersonali, monogenitoriali, fratelli con genitori diversi, matrimoni tardivi. Questo rende centrale la pianificazione successoria e la governance familiare”.
La seconda sfida, ha proseguito Soncini, riguarda la capacità mentale. “Il nostro certificato di nascita non ci garantisce che, fino all’ultimo giorno della nostra vita, saremo in grado di redigere un testamento, firmare un contratto o una donazione. È quindi fondamentale includere nella pianificazione anche strumenti di protezione patrimoniale, cura e qualità della vita”.
Infine, il terzo punto riguarda la sostenibilità del reddito nel tempo. Più anni in pensione significano più spese sanitarie e assistenziali, maggiore esposizione all’inflazione e più tempo soggetto alle oscillazioni di mercato. Pianificare significa anche garantire flussi adeguati e resilienti in un futuro sempre più lungo e incerto.
Domande frequenti su Btp pensionistici e prestito vitalizio: la previdenza secondo Merton
L'articolo evidenzia l'aumento della vita media, il calo della natalità e la flessione della produttività nelle società più anziane come trend che mettono sotto pressione i sistemi previdenziali e richiedono nuove soluzioni finanziarie.
L'articolo suggerisce di lavorare più a lungo, accettare pensioni pubbliche meno generose e affrontare le conseguenze di tali cambiamenti come possibili soluzioni, seppur impopolari, per contrastare il declino economico.
L'articolo menziona i Btp pensionistici e il prestito ipotecario vitalizio come strumenti alternativi o complementari ai fondi pensione per affrontare le sfide previdenziali.
Il prestito ipotecario vitalizio è presentato come una soluzione, seppur poco praticata, che permette di monetizzare il valore della propria abitazione per integrare il reddito pensionistico durante la vecchiaia.
L'articolo cita Unicredit per la sua visione sulla 'longevity', suggerendo che l'istituto finanziario ha un'opinione o una strategia specifica riguardo alle implicazioni dell'aumento della speranza di vita.