- la paralisi decisionale di tante famiglie e imprese, che non sono state in grado di decidere come impiegare le proprie risorse finanziarie
- il risparmio forzoso causato dai lockdown e dai provvedimenti restrittivi, che hanno limitato fortemente i consumi.
Questa situazione ha portato la liquidità sui conti correnti degli italiani, ferma e improduttiva, a crescere fino a sfiorare quota 2000 miliardi di euro: il totale, stando ai dati dell’Abi, a maggio ammontava a 1774 miliardi, 8 in più rispetto ad aprile. E se i consumi si stanno riprendendo, grazie all’avanzamento delle campagne vaccinali e alla progressiva riapertura delle attività, non si può dire la stessa cosa per l’impiego del risparmio. A pesare, anche in questo caso, sono diversi fattori: la paura per il futuro, la diffidenza nei confronti del sistema bancario, che in molti casi non è stato in grado di stare al fianco dei clienti nei momenti più difficili, e la scarsa educazione finanziaria dei risparmiatori.
Sarebbe invece molto importante che queste risorse entrassero nel circuito economico, per almeno due ragioni: anzitutto gli investimenti in azioni e obbligazioni rappresenterebbero un sostegno finanziario cruciale per il sistema delle imprese, che in questo modo potrebbero avviare progetti di sviluppo in grado di creare posti di lavoro e ricchezza per tutto il Paese. Inoltre, non bisogna dimenticare che in questo momento storico i governi di tutto il mondo sono stati costretti ad aumentare il debito pubblico per sostenere l’economia, le famiglie e le imprese e aiutarle a superare la fase più critica. In Italia, ad esempio, secondo i dati Bankitalia ad aprile il debito pubblico è aumentato di 29,3 miliardi rispetto al mese precedente, arrivando alla cifra di 2.680,5 miliardi di euro: il rapporto debito/Pil, in base alle stime dell’Ocse, nel 2021 è arrivato alla mostruosa percentuale del 160%.
Riflettere sull’opportunità di diventare investitore e impiegare i propri risparmi in modo utile a provvedere ai propri bisogni presenti e futuri dovrebbe essere quindi una priorità per ogni cittadino. Ciascuno di noi deve pensare a costruirsi un welfare personale, per potersi garantire un avvenire sereno anche laddove lo Stato non dovesse più essere in grado di fornire prestazioni adeguate.
Per convincere i risparmiatori a investire parte della liquidità detenuta sui conti correnti alcune banche hanno di recente deciso di ricorrere a misure drastiche: alcuni istituti hanno infatti comunicato che avrebbero chiuso i conti correnti dei clienti che detenevano grosse cifre senza avere in essere investimenti o finanziamenti, mentre altri hanno aumentato i costi dei loro servizi per i clienti che non investono e altri ancora hanno scelto di applicare un tasso di interesse passivo a questi risparmiatori pigri, indecisi o timorosi.
Personalmente ritengo questi sistemi antipatici e controproducenti: la soluzione migliore sarebbe proporre ai risparmiatori un incontro con un consulente – non un venditore di prodotti finanziari – per chiarire la situazione e capire quali siano le decisioni più opportune da prendere.
Il consulente può aiutare il cliente a comprendere quali risultati potrebbero essere raggiunti nel tempo, quale processo di investimento è meglio perseguire, quali rischi potrebbero comportare le diverse opportunità e come questi rischi potrebbero essere gestiti.
Ai risparmiatori serve insomma qualcuno che sappia aiutarli a prendere decisioni e che li possa accompagnare passo a passo verso i loro obiettivi: in questo modo i cittadini sarebbero in grado di fare delle scelte di risparmio in un senso o nell’altro, ma in modo consapevole, senza farsi influenzare da false credenze e pregiudizi.