- Occhi puntati sui dati sull’inflazione Pce, in uscita venerdì insieme a quelli sui redditi personali e le spese per i consumi
- I dati della Federal Reserve mostrano come in media il tasso di inflazione diminuisca per l’intera durata dei cicli di riduzione dei tassi
- Azioni e immobili registrano rendimenti negativi durante le fasi di taglio. Al contrario, i bond guadagnano terreno
La Federal Reserve, durante l’ultima riunione, ha lasciato invariati i tassi di interesse: il costo del denaro è rimasto fermo tra il 5,25% e il 5,50% complice un’inflazione ritenuta ancora troppo alta. “I recenti indicatori suggeriscono che l’attività economica ha continuato a espandersi. Il mercato del lavoro resta solido e il tasso di disoccupazione basso. L’inflazione è rallentata nell’ultimo anno, ma resta elevata”, scriveva infatti a inizio mese la banca centrale nel suo consueto comunicato, lamentando una “mancanza di progressi verso l’obiettivo del 2%”. La mossa ha innescato un brusco cambiamento nel suo calendario sui tagli. Se a marzo i policy maker della Fed si attendevano tre interventi sul costo del denaro quest’anno, presumibilmente a partire da giugno, ora le previsioni ruotano intorno a un unico taglio.
Usa: occhi sull’inflazione Pce di venerdì
Questa settimana gli occhi sono puntati sui dati sull’inflazione Pce, in uscita venerdì insieme a quelli sui redditi personali e le spese per i consumi. Il tutto mentre, secondo quanto ricostruito da Bloomberg, il governatore della Fed di Minneapolis Neel Kashkari ha annunciato che non sono “del tutto esclusi” ulteriori aumenti dei tassi di interesse. In attesa che lo scenario si chiarisca, Visual Capitalist in collaborazione con New York Life ha esaminato l’impatto dei cicli di riduzione dei tassi di interesse sull’economia e sulle performance di azioni, bond e immobili. Una bussola per aiutare gli investitori a prepararsi ai futuri cambi di rotta nella politica monetaria statunitense.
Tassi di interesse: cosa insegna la storia
Guardando con lo specchietto retrovisore agli ultimi 50 anni, risulta intanto evidente che ciascuno dei sette precedenti cicli di riduzione dei tassi di interesse si sono verificati durante o in prossimità di una recessione.
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Fonte: Visual Capitalist
I dati della Federal Reserve visionati da Visual Capitalist e New York Life mostrano come in media il tasso di inflazione diminuisca per l’intera durata dei cicli di riduzione dei tassi. Si calcola mediamente una contrazione di 3,4 punti percentuali, principalmente a causa degli effetti ritardati di un’economia che normalmente precede i cali dei tassi. Analizzando invece lo stesso dato a un anno dall’ultimo taglio, si nota che l’inflazione abbia tendenzialmente giocato d’anticipo, aumentando in media di 1,9 punti percentuali con un picco del +3,8% nel 2021. “Con i tassi in calo, i consumatori sono stati incentivati a spendere di più e a risparmiare di meno, il che ha innescato un aumento dei prezzi di beni e servizi in sei degli ultimi sette cicli”, spiegano i ricercatori. In controtendenza risulta infatti solo il 1993, quando l’inflazione è calata di 0,2 punti percentuali un anno dopo l’ultimo taglio dei tassi.
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Fonte: Visual Capitalist
Gli effetti sulla spesa reale dei consumatori
Quanto alla crescita della spesa reale dei consumatori, misurata dal Bureau of economic analysis, è mediamente aumentata leggermente durante il periodo di taglio dei tassi (+0,3%) per poi accelerare un anno dopo (+1,7%). Fanno eccezione in questo caso i ritocchi sul costo del denaro del 2007-2009 e del 2019-2020, che hanno visto la spesa continuare a diminuire (rispettivamente del -4,6% e del -9,6%) per poi risalire un anno dopo (del +3,1% e del +15,3%).
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Fonte: Visual Capitalist
Chi reagisce meglio tra azioni, bond e immobili
Arriviamo dunque all’andamento delle performance degli asset finanziari. Come mostrato nella tabella sottostante, azioni e immobili hanno registrato rendimenti negativi durante le fasi di taglio, nell’ordine del -6% e del -4,8%. Al contrario, le obbligazioni hanno guadagnato terreno (+6,3%). Ciononostante, nei trimestri successivi all’ultimo taglio, tutti e tre gli asset sono aumentati di valore. Un trimestre dopo il settore immobiliare ha registrato la performance media più elevata (+25,5%), seguita dalle azioni (+18,2%) e dai bond (+15,3%). Due trimestri dopo sono le azioni a registrare la migliore performance media (+19,4%), seguite dal real estate (+15,6%) e più vicino dai bond (+15,1%). Quattro trimestri dopo l’immobiliare torna al primo posto con una performance del +25,5%.
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Fonte: Visual Capitalist