Il primo semestre dell’S&P 500 si è concluso con un rosso del 21%, con ribassi particolarmente forti per l’automotive, l’intrattenimento e l’industria dei viaggi.
Maglia nera per Neflix, che ha ceduto quasi il 70% da inizio anno
Fra le società che hanno registrato ottime performance nel listino americano compaiono numerose società petrolifere e attive nel settore energetico
Wall Street ha chiuso il suo peggior primo semestre dal 1970, con un ribasso del 21,08%. Che i tassi sarebbero saliti era già evidente a inizio anno, così come appariva chiaro che i successi delle azioni realizzati nel 2021 difficilmente si sarebbero ripetuti. In pochi avevano, però, immaginato un colpo così forte, che di fatto si è esteso a tutti i settori dell’indice, meno uno: quello dell’energia. Infatti, il rincaro delle materie prime, che ha colpito le prospettive di crescita globali e gettato buona parte delle economie in un contesto di elevata inflazione, ha favorito le imprese estrattive e petrolifere.
S&P 500: chi sale
Nel suo complesso l’S&P 500 Energy ha realizzato un +29,22% nel primo semestre. All’interno dell’indice principale spiccano i rialzi di Occidental petroleum (regina assoluta del listino con un +89,57%); Hess corporation (+37,96%); Valero Energy Corporation (+37,78%); Constellation Energy Corp +36,33%; ExxonMobil (+34,78%); Halliburton (+30,72%).
In campo energetico hanno sovraperformato, pur rimanendo in rosso da inizio anno, l’indice delle energie rinnovabili (S&P Clean Energy, -10,51%) e quello della difesa (S&P Aerospace & Defence Select, -13,71%). All’interno di quest’ultimo settore si scorgono alcune delle società nella parte verde del listino: Lockheed Martin (+21,33%), Northrop Grumman (+24,13%).
… e chi scende
Decisamente più ampio il capitolo delle società bersagliate dalle vendite. Il peggior titolo dell’S&P 500 si è confermato quello di Netflix, che con la crisi dei nuovi iscritti e la fine della lockdown economy ha perso il -68,37% da inizio anno. Per la verità, tutto il comparto dell’intrattenimento ha sottoperformato con l’indice S&P 500 Media & Entertainment Industry Group Index in rosso del 34,78%. Ancora peggio ha fatto il settore automobilistico, colpito dalle strozzature delle catene di forniture (l’S&P Automotive ha perso il 38,08%): qui spiccano, in negativo, le performance di GM (-48,08%) e Ford (-48,87%), mentre Tesla è calata nella media del comparto (-37,38%).
Da notare, infine, come per il settore alberghiero e crocieristico l’anno del recupero post-covid sia ancora rimandato: l’S&P 500 Hotels Resorts & Cruise Lines Sub-Industry Index ha sottoperformato, con un calo del 32,26%; per il colosso delle crociere Carnival il bilancio del primo semestre segna -59,60%.
Nonostante il più forte impatto economico atteso le azioni europee hanno perso meno quota delle controparti americane, con un Euro Stoxx 600 in calo del 17% circa. Un discorso che non si estende, però al Ftse Mib italiano, che da inizio anno ha ceduto circa il 22%; con un importante aggravante, visto che dal crollo del 2020 ha segnato performance decisamente più modeste rispetto all’S&P 500.
Dopo la batosta della prima metà dell’anno l’esperienza storica non può essere di grande aiuto per determinare cosa succederà da qui a dicembre. Secondo un’analisi di Dow Jones citata da Bloomberg, infatti, non c’è una relazione visibile nei dati fra il primo e il secondo semestre nelle performance di mercato.