Da 4,5 milioni a zero: l'Andy Warhol di Alice Cooper

Sharon Hecker
Sharon Hecker
29.10.2021
Tempo di lettura: 5'
Ha fatto notizia la mancata vendita in asta di un'opera che sulla carta avrebbe potuto polverizzare qualche record: un pezzo del padre della pop art fatto per la rockstar, quando erano entrambi al massimo della loro fama. Cos'è andato storto?
Numerosi giornali questa settimana (25-28 ottobre 2021) hanno riportato la notizia del flop d'asta di un'opera appartenente al cantante rock Alice Cooper. Si tratta di una serigrafia del 1964 di Andy Warhol, “Little Electric Chair” dalla serie Death and Disaster. L'opera era rimasta per quasi 40 anni nel garage di Cooper, che se ne era dimenticato e non l'aveva mai esposta nelle sue varie abitazioni. Con l'auspicio di incassare (almeno) fra i 2,5 e i 4,5 milioni di dollari, a bandire la vendita è stata una piccola galleria dell'Arizona, tal Larsen Gallery. Ma l'esito, come noto, non è stato quello sperato.
Quali possono essere stati i problemi che hanno portato l'opera a rimanere invenduta?

andy warhol alice cooper
Source: Chris Loomis/© 2021 The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. / Licensed by Artists Rights Society (ARS), New York

Secondo i ricordi di Cooper e in base alle fotografie che mostrano il cantante e l'artista insieme, lui e Warhol si conoscevano e passavano del tempo insieme a New York negli anni '70. Ma l'opera non gli è arrivata direttamente da Warhol. La sua provenienza è la modella Cindy Lang, ex fidanzata di Cooper, che comprò l'opera per 2500 dollari da Warhol nei primi anni '70 come regalo di compleanno per Cooper. Sempre secondo quanto riporta Cooper, Cindy Lang aveva scelto questo soggetto perché Cooper aveva ideato uno spettacolo teatrale in cui veniva “giustiziato” sulla stessa sedia elettrica apparsa poi nell'opera di Warhol.

A differenza di altri campi professionali come la medicina, l'ingegneria, l'architettura o la legge, non ci sono attualmente standard in vigore per stabilire chi sia qualificato per autenticare le opere d'arte. Dato che non esiste più un ente ufficiale che autentica le opere di Warhol, la galleria ha fatto autenticare la serigrafia da un certo Richard Polsky, il quale offre servizi di autenticazione per numerosi artisti, tra cui Warhol.



A proposito di Warhol, Polsky scrive sul suo sito che “la Richard Polsky Art Authentication convalida dipinti, disegni, stampe e sculture di Warhol. Siamo specializzati nell'autenticazione di dipinti di Warhol che sono autentici, ma che per vari motivi non sono mai stati inseriti nel catalogo ragionato di Andy Warhol. Lo stesso si può dire per le opere che sono state esaminate e rifiutate dall'Andy Warhol Art Authentication Board. Le serigrafie della serie di stampe Marilyn di Warhol, i dipinti della sua vasta serie di Autoritratti e le sculture in compensato Box (Brillo, Kelloggs Corn Flakes, ecc.) sono tra le nostre specialità”.

Polsky nota che la serie “Electric Chair” è tra quelle più falsificate, insieme alle stampe “Flowers” e “Marilyn.” Per quanto si può vedere dal suo sito web, Polsky non sembra avere una formazione in storia dell'arte o dei titoli di studio specialistiche, né ha pubblicato alcuna ricerca accademica sull'artista.

Un possibile problema con l'opera è che non è firmata. Warhol non ha firmato tutte le sue opere, quindi la mancanza di firma potrebbe non essere di per sé determinante. Nonostante quello che si potrebbe pensare, una firma non è sempre una garanzia di autenticità, così come l'assenza di una firma non è sempre un segno di inautenticità. Infatti, sappiamo che nel corso dei secoli, molti artisti non hanno firmato le loro opere o ne hanno firmato solo alcune e non altre. Le firme possono essere state aggiunte dopo la morte di un artista e possono essere falsificate.
In alcuni casi, come Rembrandt, la firma può essere fuorviante. Gli artisti della bottega di Rembrandt non erano autorizzati a firmare le proprie opere fino a quando non fossero diventati ufficialmente riconosciuti come maestri e quindi Rembrandt avrebbe firmato opere eseguite da loro.

Polsky sostiene sul suo sito web che “crediamo che l'autenticazione sia il fondamento di qualsiasi transazione sul mercato dell'arte. Il nostro approccio alla valutazione delle opere d'arte si basa sulla trasparenza, la competenza e l'equità. Se il vostro pezzo viene trovato autentico o no, la relazione scritta che riceverete spiegherà chiaramente come siamo arrivati alla nostra decisione, fornendovi un documento sostanziale”. Mentre questo sembrerebbe essere un approccio all'autenticazione basato sulle prove, nessuno dei documenti o delle spiegazioni per la conclusione di Polksy così come la sua relazione sono stati resi disponibili agli studiosi o al pubblico. È impossibile quindi conoscere il ragionamento che ha portato Polsky all'autenticazione dell'opera, e quindi non è possibile giudicare l'affidabilità del suo ragionamento.

Polsky potrebbe avere una buona intuizione, ma ha bisogno di rendere pubblicamente trasparenti i suoi passi e sostenere le sue opinioni e conclusioni con prove concrete per vedere se gli esperti di Warhol sono d'accordo. Una relazione completa dovrebbe includere una catena di provenienza chiara e verificabile, un'analisi scientifica materiale dell'oggetto, e un attento esame visivo comparativo tra quest'opera e le serigrafie conosciute come eseguite in vita e i falsi conosciuti.

In questo caso, il fatto che l'opera non sia stata venduta può suggerire che gli acquirenti stanno diventando più sofisticati ed esigenti. Potrebbero aver considerato troppo grande il rischio di una tale acquisizione. In assenza di una relazione completa e ben documentata, i collezionisti potrebbero essere stati giustificati nel rifuggire l'opera. Purtroppo, fino a quando uno studio completo non verrà eseguito e valutato, la serigrafia di Cooper probabilmente rimarrà nel limbo – oppure nel suo garage.
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Storica dell’arte e curatrice americana (laurea alla Yale University, dottorato alla UC Berkeley), esperta di arte italiana moderna e contemporanea. Ha collaborato con musei come la Peggy Guggenheim Collection. Ideatrice di The Hecker Standard fornisce consulenze su due diligence a collezionisti, studi legali, wealth manager e family office. Membro dell’Advisory Board, International Catalogue Raisonné Association (ICRA), Vetting Committee TEFAF NY (Committee Chair) e Maastricht, e coordina l’Expert Witness Pool della Court of Arbitration for Art (CAfA).

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