Questo tipo di pianificazione, guidata dalla antifragilità, sarà senza dubbio alcuno quella più efficace
Sappiano trasformare la paura in prudenza, il dolore in informazione, gli errori in nuovi inizi e il desiderio in iniziativa
L’antifragilità va aldilà della resilienza e della robustezza. Ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a se stesso, l’antifragile, invece, migliora. Qualunque cosa tragga più vantaggi che svantaggi dagli eventi casuali è antifragile. In caso contrario, è fragile.
La fragilità è un concetto base dell’ illuminismo, essa infatti è figlia dell’utilizzo della ragione per arginare i comportamenti automatici tipici di ogni animale, quindi anche dell’uomo.
Nel perpetrare questa sua funzione, nel corso di oltre due secoli, la fragilità si è però trasformata in una piaga ed è per questo che occorre rapportarsi alla realtà non tanto in maniera resiliente quanto in maniera antifragile, arrivando addirittura a desiderare l’inaspettato e nutrirsene così da poter crescere e migliorarsi.
È fragile ciò che non sopravvive alla prova del tempo. Il fragilista, secondo Taleb, crede che ciò che non vede non ci sia, o che ciò che non comprende non esista. In sintesi, tende a confondere ciò che è sconosciuto con ciò che è inesistente.
L’opposto di fragile è invece ciò che rimane integro anche nel peggiore dei casi. Pensiamo ad un forte trauma: sicuramente ne deriva lo stress post traumatico.
Ma lo stesso trauma può anche dar luogo ad una nuova consapevolezza, quindi ad un’evoluzione e per questo ad una crescita.
In campo finanziario, ambito frequentato con successo dall’autore, i trader negoziavano e, in base alla loro esperienza, inventavano tecniche e prodotti.
Poi sono arrivati gli economisti accademici, hanno iniziato a codificare le formule che sottostavano ai comportamenti dei trader sino a convincerli che fossero loro, i trader, a muoversi in base alle formule degli accademici, e non viceversa.
Quando i nuovi trader (senza l’esperienza della strada) hanno creduto ciecamente agli accademici, che non avevano esperienza, si sono verificati i drammatici crolli finanziari, causati dalla fragilità indotta dalla teoria. Perché, come diceva Yogi Berra “in teoria non c’è differenza tra teoria e pratica, in pratica sì”.
Per questo mondo così complesso servono dei moderni saggi stoici, che sappiano trasformare la paura in prudenza, il dolore in informazione, gli errori in nuovi inizi e il desiderio in iniziativa.
Gli eventi non hanno però andamenti lineari: andare a sbattere contro un muro a ottanta all’ora causa molti più danni che andare a sbattere otto volte a dieci chilometri all’ora.
Ed è in questa nuova normalità, in questo continuo desiderare l’inaspettato come motivo di crescita, che anche la figura del consulente finanziario è chiamata ad una rinascita su nuove basi.
Lo stesso concetto di pianificazione non può essere più lo stesso, perché è un concetto troppo basato sugli accadimenti passati e sull’aspettativa che si ripetano nel futuro piuttosto che sulla considerazione che gli avvenimenti passati sono tali e che i nuovi non possono essere anticipati.
L’unica arma da poter utilizzare è quella di pianificare costruendo insieme ai clienti portafogli di investimento frutto di una pianificazione antifragile.
Questo tipo di pianificazione, guidata dalla antifragilità, quindi non tanto dalla volontà di prevedere gli accadimenti quanto dalla capacità di adattarla ad essi, sarà senza dubbio alcuno quella più efficace pur essendo, anche questa volta senza ombra di dubbio molto più difficile perché, per concludere alla Taleb, è purtroppo molto più facile vendere un “guarda che cosa ho fatto per te”, piuttosto che un “guarda che cosa ti ho evitato”. Anche noi, in definitiva, siamo chiamati a diventare dei moderni stoici.