All’indomani del nuovo livello record, l’oro è arrivato a perdere il 2,15% nella giornata di venerdì 19 luglio, scendendo al di sotto della soglia dei 1.400 dollari l’oncia, toccando un minimo di giornata di 2.395,70 dollari, il livello più basso dal 10 luglio.
Forti vendite anche sull’argento, un altro metallo prezioso finito al centro di un potente rally da inizio anno, con un calo giornaliero massimo del 3,2%. Considerati gli elevati livelli raggiunti nelle ore immediatamente precedenti, i trader hanno approfittato di un’occasione per prendere profitto: nonostante l’ultimo calo, l’oro resta in rialzo del 16,2% da inizio anno e del 35 circa nell’ultimo mese.
Oro, a che punto siamo
Da un punto di vista tecnico, ha commentato Jim Wyckoff sulla testata specializzata Kitco, rialzisti hanno ancora un forte vantaggio a breve termine, con un prossimo obiettivo al di sopra della resistenza di 2.488,40 dollari, il che è il record precedente. I ribassisti, invece, puntano a far scendere i prezzi dei futures sotto il supporto di 2.350,00.
“Alcuni analisti attribuiscono la vendita dell’oro, in parte, alle preoccupazioni per un indebolimento dell’economia cinese nei prossimi mesi, che potrebbe ridurre la domanda di materie prime, compresi i metalli”, ha aggiunto Wyckoff.
Allargando lo sguardo agli ultimi giorni, però, alcuni altri elementi possono aver contribuito al rally sfociato nell’ultimo record dell’oro. In particolare, l’aumento delle probabilità di un taglio dei tassi Fed a settembre in seguito alla pubblicazione sui dati relativi all’inflazione di giugno è stato uno degli elementi che ha accompagnato il trend rialzista degli ultimi giorni.
L’outlook sull’oro per i prossimi mesi
“Molti dei fattori strutturali rialzisti di un bene reale come l’oro – tra cui le preoccupazioni per il deficit fiscale degli Stati Uniti, la diversificazione delle riserve delle banche centrali verso l’oro, la copertura dell’inflazione e un panorama geopolitico incerto – che hanno portato i prezzi a nuovi massimi storici quest’anno, nonostante il rafforzamento del dollaro e l’aumento dei rendimenti statunitensi, rimarranno probabilmente in vigore a prescindere dall’esito delle elezioni americane di quest’autunno”, ha dichiarato Natasha Kaneva, Head of Global Commodities Strategy di JPMorgan, “tuttavia, i mercati dei metalli preziosi si concentreranno su qualsiasi potenziale cambiamento politico che potrebbe accentuare o alterare uno o più di questi temi”.
Il rischio derivante dai conflitti internazionali, tornato in cima alle preoccupazioni dei gestori di fondi globali nell’ultimo sondaggio realizzato da Bank of America questo mese, è un altro fattore che potrebbe aver contribuito a mantenere vivace la quotazione dell’oro. “La rinascita dell’oro è arrivata prima del previsto, poiché si è ulteriormente separato dai rendimenti reali”, aveva commentato Gregory Shearer di JPMorgan in un rapporto dedicato all’oro pubblicato il 15 luglio, “siamo strutturalmente rialzisti sull’oro dal quarto trimestre del 2022 e con i prezzi dell’oro che superano i 2.400 dollari ad aprile, il rally è arrivato prima ed è stato molto più netto del previsto. E’ stato particolarmente sorprendente dato che ha coinciso con l’esclusione dei tagli dei tassi della Fed e i rendimenti reali statunitensi in aumento a causa di dati più forti sul lavoro e sull’inflazione negli Stati Uniti” .