Il 48% dei millennials italiani ritiene che assumere un rischio minore metta in pericolo i propri investimenti e le possibilità di rendimenti futuri più elevati
Gli investitori con un’età pari o superiore ai 71 anni prevedono dei rendimenti annui del 7,8%
“La speranza dei Baby Boomers di un rendimento del 7,5% nei prossimi 12 mesi è un’ambizione audace”, commenta Rupert Rucker di Schroders
Si tratta di numeri che ben si discostano da quelli relativi alle altre generazioni: se da un lato i baby boomers (dai 51 ai 70 anni) affidano le proprie aspettative a un 9,0% annuo, gli investitori con un’età pari o superiore ai 71 anni prevedono dei rendimenti annui del 7,8%. Un po’ più positivi i nati nel periodo tra il 1965 e il 1981, la cosiddetta “Generazione X”, che attendono un rendimento annuo del 10,8%.
“I giovani si aspettano dei rendimenti più elevati – commenta Claire Walsh, personal finance director di Schroders – In teoria, potrebbero essere disposti a correre più rischi sapendo di avere a disposizione più tempo per recuperare eventuali perdite”. Ciononostante, secondo Walsh, questa maggiore propensione al rischio potrebbe essere legata anche a una minore esperienza in termini di investimenti. C’è da dire che, come si evince dalla ricerca, i millennials italiani nello specifico avrebbero meno pazienza rispetto alle generazioni più anziane, mantenendo i propri investimenti per circa 1,9 anni. A tal proposito, il 48% sostiene che l’assunzione di un rischio minore sia il principale fattore che mette in pericolo i propri investimenti e, di conseguenza, le possibilità di eventuali rendimenti più elevati.
“Sembrerebbe che gli investitori con minore esperienza, quelli tra i 20 e i 30 anni, siano più ottimisti dei Baby Boomers – aggiunge Rupert Rucker, head of income solutions di Schroders – ma anche la speranza di questi ultimi di un rendimento del 7,5% nei prossimi 12 mesi è un’ambizione audace”. Secondo Rucker, i rendimenti di lungo termine del mercato azionario hanno superato quelli dei titoli di stato e dei depositi bancari. “Riteniamo che questa situazione persisterà nel prossimo futuro”, conclude.
Un altro aspetto che condizionerebbe questa disparità in termini di aspettative è che gli individui che hanno fatto il loro ingresso sui mercati finanziari dopo la crisi del 2008 hanno potuto beneficiare delle performance positive degli indici di borsa degli ultimi anni: negli ultimi cinque anni i titoli globali, misurati dall’indice Msci World, hanno registrato un rendimento annuo del 6,7%.
In termini geografici, al primo posto della classifica ottimistica ci sono gli individui che investono in Argentina, che si aspettano i rendimenti più alti (circa il 15,8% annuo). In generale, le aspettative di investimento nei paesi emergenti sono piuttosto elevate, dall’Indonesia (15,5%) al Brasile (14,9%). E sull’Europa? A puntare sono gli investitori russi, che prevedono un rendimento annuo del 12,5%.