Ellen MacArthur Foundation ha definito come economia circolare un sistema pensato per potersi rigenerare da sola. L’economia circolare, quindi, si basa su due diversi flussi di materiali: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. Adottare un approccio circolare significa rivedere il funzionamento dell’intera filiera coinvolta in ogni ciclo produttivo: dalla progettazione, alla produzione, al consumo, fino alla destinazione a fine vita. Questo approccio ha il grande vantaggio di consentire alle aziende non solo di affrancarsi dai vincoli delle risorse, ma anche di aumentare la resilienza e la competitività, favorendo la piena integrazione della sostenibilità nelle loro strategie e creando valore condiviso per l’intera società. 4 potrebbero essere i consigli giusti e utili alle aziende, per raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità: 1 prendere un impegno pubblico, cioè assumere impegni pubblici relativi alla sostenibilità apporta benefici all’azienda e contribuisce a creare una missione condivisa; 2 il Ceo deve dare l’esempio, la ricerca dimostra infatti che il supporto dei vertici dell’azienda è il fattore più importante che contribuisce al successo; 3 evidenziare le Case History di successo, far conoscere queste esperienze ai dipendenti può essere d’aiuto per far comprendere il valore degli obiettivi di sostenibilità; 4 il cambiamento chiama il cambiamento, le compagnie che raggiungono ambiziosi obiettivi di sostenibilità innescano un processo che ha ricadute sull’intero organigramma, generando comportamenti virtuosi e processi sostenibili in tutta l’azienda. In qualità di attento analista delle dinamiche che ruotano intorno al complesso mondo della finanza e costantemente alla ricerca di scelte finanziarie sempre più consapevoli, ho pensato di coinvolgere su questo tema le autorevoli figure dei Proff. Michele Calcaterra dell’Università Bocconi, Dipartimento Finanza e Chairman and Ceo di ECPI, e Francesca Piccicaia, Ricercatrice Dip. di Economia Univ. degli Studi di Perugia, con l’obiettivo di accendere i riflettori sugli indicatori di performance ESG (Environmental, Social, and Governance) che determinano il profilo di sostenibilità di ogni realtà aziendale, sia dal punto di vista finanziario che economico.
“L’approccio di ECPI all’economia circolare, non è di carattere industriale ma di carattere finanziario- sottolinea M. Calcaterra- ECPI calcola indici finanziari ESG con caratterizzazione tematica in modo che sia possibile investire finanziariamente su un tema secolare. Gli indici tematici di ECPI, infatti, rendono finanziariamente investibili temi secolari quali: i cambiamenti climatici, le dinamiche della popolazione, le risorse scarse, le nuove tecnologie ed i nuovi paradigmi industriali quali, appunto, l’economia circolare. La nostra area di analisi e ricerca è finanziaria nel senso che “leggiamo” gli andamenti (performance) finanziari di un’azienda una volta che, appartenendo ad una certa area tematica, viene inserita in un indice. Un tema per poter essere finanziariamente investibile, deve essere evocativo di un cambiamento veramente epocale ed in quanto tale presentarsi come un evento destinato a permanere nel tempo- sostiene il Professore- l’economia circolare in concreto «chiude il cerchio» del ciclo di vita dei prodotti, incrementando il loro riutilizzo, favorendo i risparmi energetici, e diminuendo gli sprechi in ogni settore. L’economia circolare è quindi la sublimazione del concetto di sostenibilità sia in chiave industriale (nuovo modo di fare impresa) sia in chiave finanziaria (nuova opportunità di investire e canalizzare risorse finanziarie) ed è vista da Onu, Ocse e Governi come l’unica alternativa per salvare il pianeta. In conclusione ne deriva che la riconversione industriale da lineare a circolare, è non solo un’opportunità per il sistema ma anche un obbligo”.
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Abbiamo sottoposto, invece, alla Prof.sa Piccicaia alcune domande di natura strategico- aziendale per avere un riscontro operativo sul tema delle best practies della sostenibilità d’impresa.
Quale sarà il futuro dell’economia circolare? Se ne parla molto: moda o strada obbligatoria? L’economia circolare, cioè la possibilità di auto-rigenerazione di un’economia, è un concetto che si inserisce nel più ampio approccio alla sostenibilità delle pratiche. Siamo tutti consapevoli di essere arrivati ad un punto centrale nei confronti della crescita economica e dello sviluppo e la presenza di una nuova sensibilità sui temi sociali, ambientali e, più in generale, sulla sostenibilità delle proprie azioni testimonia il sorgere di una nuova consapevolezza. Per questo, un nuovo modo di approcciarsi all’economia può costituire una strada indispensabile per rispondere a queste nuove esigenze. Come a volte accade, è possibile che le “buone pratiche” possano essere seguite solo per moda, o, ancor peggio, per scopi promozionali, cioè al fine di “abbellire” la propria azienda e renderle, così, meri strumenti di immagine. Ritengo, tuttavia, che, nel tempo, si riusciranno a riconoscere i comportamenti, distinguendo proprio tra chi è consapevole dell’importanza e dell’impatto che può avere la sua attività e chi, dall’altra parte, usa e abusa di queste parole a soli scopi propagandistici.
Perché un imprenditore dovrebbe essere attento a queste tematiche e quali i comportamenti virtuosi da adottare? Motivazioni di natura etica – fare la cosa giusta – rappresentano sicuramente una spinta fondamentale per attuare comportamenti sostenibili; alla lunga, tuttavia, tali motivazioni potrebbero essere fragili, “sentimentali”, e non resistere nel tempo. Molte ricerche hanno evidenziato l’esistenza di una correlazione positiva tra l’adozione di pratiche sostenibili e l’incremento della competitività. Essere sostenibili, infatti, può contribuire a migliorare performance strettamente economiche, ma si deve pensare che questi nuovi approcci costituiscono anche e soprattutto la risposta alle nuove domande degli stakeholder, che si aspettano che l’impresa adotti comportamenti più responsabili, sostenibili, consapevoli. Certamente, un ruolo fondamentale viene svolto anche dalla struttura normativa di riferimento che può stimolare o ostacolare l’introduzione di queste azioni attraverso la presenza di leggi e regolamenti che ne disciplinino l’uso e la diffusione. Per quanto riguarda i comportamenti virtuosi da adottare, essi si dividono in una ampia varietà: l’uso di risorse green e il loro consumo e l’adozione di comportamenti responsabili, i quali – vi è da dire – devono essere tali non solo dal punto di vista dell’impronta ambientale, ma anche dal punto di vista sociale ed etico.
Quanto è importante la comunicazione nei confronti del mondo esterno e la redazione di corretta accountability? Raccontare ciò che si mette in atto nella propria realtà aziendale è fondamentale poiché permette agli stakeholder di venire a conoscenza di quanto accade e di prendere atto – dare un giudizio – su quanto viene svolto. Non solo. Comunicare ciò che si fa è anche un atto di responsabilità nei confronti dell’esterno. Ciò rientra nel più ampio processo di accountability, concetto ultimamente molto usato, e che riguarda il dover rendere conto di ciò che si è fatto e dei risultati che si sono raggiunti. Questo può avvenire secondo modalità diverse, quindi non necessariamente o esclusivamente con la rendicontazione periodica, ma è fondamentale per rispondere delle proprie azioni e consentire a tutti gli interessati di esprimere un giudizio consapevole sull’operato aziendale.
I “nuovi” imprenditori, quindi le nuove generazioni quanto saranno attenti agli impatti che il loro business avrà sulla società? È da più parti evidenziato che la sensibilità sociale e ambientale sia molto più alta nelle nuove generazioni. Ciò fa immaginare un futuro di nuovi imprenditori per i quali la sostenibilità dell’agire non sarà più una scelta ma una necessità.
In conclusione, dopo aver esaminato i fattori che determinano un buon livello di sostenibilità è secondo me doveroso porre l’attenzione al mercato dei capitali finanziari. Infatti grosse società d’investimento come Amundi- Asset Managment sono sempre più presenti nei tavoli dei CDA delle imprese che finanziano diventando dei veri e propri influencer delle buone regole di sostenibilità, come riporta l’Engagment Report di Amundi che vi invito a consultare.