Ai soci dei primi 5 grandi gruppi bancari andranno 17 miliardi di euro fra dividendi e buyback.
I principali gruppi quotati in Borsa hanno registrato nel corso del 2023 utili cumulati per 23,3 miliardi.
Le banche italiane chiudono il 2023 forti di conti record. Ma nel 2024 sono pronte nuove sfide: gli istituti di credito dovranno essere in grado di affidarsi più alle commissioni o ad altre fonti di ricavi che ai margini, con i tassi di interesse che sicuramente caleranno nella seconda parte dell’anno e, forse, anche prima. I bilanci sono solidi come non mai, ma il quadro geopolitico, accompagnato dalla volatilità dei mercati, invita alla cautela, anche sul fronte degli investimenti. Come posizionare le banche in portafoglio? E ancora il calo di puntarci? Gli analisti sono ottimisti.
Dividendi assicurati
Dal governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta è arrivato un richiamo senza appelli che rafforza quello lanciato all’Abi qualche settimana fa “in vista dei rischi che si delineano va salvaguardata la solidità del capitale attingendo all’eccezionale reddito di esercizio dello scorso anno” e costituendo “riserve patrimoniali con il capitale in eccesso”, ammonisce. Una stretta che non arriverà con il blocco di dividendi o buy back – come ai tempi del Covid – ma attraverso una modalità più tecnica: la revisione delle politiche macroprudenziali da parte della Banca d’Italia che imporranno così la costituzione di riserve e un controllo serrato sulla classificazione dei crediti in una fase di rallentamento dell’economia.
I dividendi sono dunque al sicuro: ai soci dei primi 5 grandi gruppi andranno 17 miliardi di euro fra dividendi e buyback. Un flusso reso possibile grazie ai 22 miliardi di utili netti generati dal balzo del margine di interesse (45%)
Le banche e il tesoretto
Il sistema bancario ha comunque giocato d’anticipo avvalendosi della facoltà di destinare a riserva non distribuibile un ammontare pari a 2,5 volte il valore dell’imposta, come ha ricordato il presidente Abi Antonio Patuelli. “Sono perfettamente d’accordo che le provviste si devono fare quando il raccolto è buono. Quest’anno il raccolto è stato buono, noi – sottolinea il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro – abbiamo accantonato tantissimo a fronte dei crediti che potrebbero provocare qualche problema visto il livello dei tassi”. Costo del denaro che, però, non preoccupa il ceo di Banco Bpm, Giuseppe Castagna: “Un forte supporto alla crescita dei ricavi” arriverà dalle “fabbriche prodotto che – ricorda – abbiamo rafforzato durante il 2023 con la bancassicurazione, l’assicurazione danni, la monetica.
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Pioggia di utili
I principali gruppi quotati in Borsa hanno registrato nel corso del 2023 utili cumulati per 23,3 miliardi. Bene Unicredit con 9,5 miliardi di utili, Mps con 2 miliardi (e il ritorno al dividendo), Intesa con 7,7 miliardi, Bper con 1,4 miliardi e Bpm con 1,2 miliardi. Ma dopo questo exploit e “momento catalyst” è ancora il caso di inserire le banche in portafoglio?
Le prospettive
Per gli analisti è ancora tempo di investire sulle banche perché:
1- La politica dei dividendi è conveniente
2- Non ci sarà un calo del margine di interesse
3- Ci sono diverse banche che potrebbero essere protagoniste di operazioni di M&A
4- Gli utili sono attesi in ulteriore crescita
Per ogni portafoglio esiste però il migliore investimento a seconda del livello di rischio e dell’upside che vogliamo generare. Ci sono infatti titoli più cari e meno cari e altri con maggiore possibilità di crescita in Borsa, ma con un potenziale di rischio più elevato. Anche se, in generale, il settore in Italia è visto come sostanzialmente sicuro a differenza dei bancari esteri su cui potrebbe impattare la crisi globale del settore immobiliare.