Presentata la ricerca commissionata da Assogestioni e realizzata dal Censis sul valore della diversità nelle scelte d’investimento finanziario delle famiglie italiane, prima e dopo il covid-19
Sette italiani su 10, durante la chiusura o il rallentamento delle attività produttive, hanno mantenuto inalterato il proprio reddito e hanno sostanzialmente ridotto in maniera drastica i propri consumi
In crescita, la percentuale delle famiglie che immagina delle finestre di investimento superiore ai 3 anni, che comincia a guardare al mattone come capacità di sostegno del valore, e che volge l’attenzione verso prodotti finanziari più evoluti
Altro aspetto emerso dal report è che questo clima di preoccupazione verso il futuro non è soltanto verso un futuro lontano, tra 2 o 3 anni, ma è verso ciò che capiterà fra una o due settimane. “C’è stata non soltanto una crescita della preoccupazione degli italiani, ma anche una forte contrazione temporale dell’orizzonte nel quale questa paura si esercita. Capita che per un risparmiatore la preoccupazione del dopodomani sia molto diversa dalla preoccupazione sull’oggi – ha commentato – Ad esempio, prima dell’emergenza sanitaria poco più del 40% degli italiani temeva che i risparmi accumulati potessero in qualche modo essere utilizzati, o forzatamente utilizzati, per far fronte alle difficoltà di debito pubblico; questa percentuale subito dopo l’emergenza sanitaria è passata al 54%”.
Ciò significa che, nonostante gli investimenti, le risorse e le disponibilità pubbliche straordinarie lanciate per sostenere l’economia, le famiglie italiane si preoccupano del quotidiano. La paura è diventata una paura dell’oggi.
In che termini queste risorse di risparmio crescenti possono essere impiegate?
“Il risparmio delle famiglie italiane è prevalentemente di cash cautelativo”, ha illustrato De Rita. Questo significa che gli italiani mettono i soldi nel cassetto, sul conto corrente, in banca o sotto al materasso per la paura che si debbano trovare ad affrontare delle difficoltà, dei problemi di salute, di previdenza, di studio dei figli etc. “Il cash cautelativo è stato un po’ il paradigma del risparmio degli ultimi 3-4 anni – ha aggiunto il segretario generale del Censis – La liquidità continua a essere uno dei principali pilastri di tenuta sociale e di tenuta collettiva, rispetto alla paura del futuro che abbiamo di fronte. Ma accanto a questa dimensione strutturale, cominciamo a vedere una crescente attenzione verso altri strumenti finanziari più evoluti più sofisticati, di più lungo periodo. Cresce, infatti, la percentuale delle famiglie che immagina delle finestre di investimento superiore ai 3 anni, che comincia a guardare al mattone come capacità di sostegno del valore, ma anche di traduzione dell’investimento in redditi costanti in qualche misura garantiti, cresce l’attenzione verso prodotti finanziari più evoluti”.
Mentre cresce quindi la paura per il futuro, cresce anche una consapevolezza (sempre di breve periodo) che in fondo questo periodo può anche essere un’opportunità. E questo può avvenire se ad esempio si guarda a prodotti fortemente legati all’innovazione tecnologica, oppure a prodotti collegati alla cura sanitaria, o prodotti che abbiano al proprio interno una dimensione non soltanto economico-finanziaria ma anche di trasparenza e di riconoscibilità della cosiddetta sostenibilità ambientale, sociale e politica.
In pratica, questo significa che via via le famiglie italiane rafforzano il pilastro principale della liquidità come strumento di tenuta, ma al tempo stesso cominciano ad avere una maggiore attenzione a una serie di prodotti finanziari più evoluti. E non è tutto: dalla ricerca è emerso infine che la diversity in finanza conta molto, anche nel post covid-19. Il 40,3% degli italiani preferirebbe, infatti, investire in un’azienda o in fondi di investimento guidati da donne e il 39,9% sceglierebbe un consulente finanziario donna.