L’inflazione alla fine è arrivata, ma per i gestori di fondi non è qui per rimanere. Con la crescita economica (anche) all’orizzonte, puntare ancora sul ciclico è la strategia migliore
Bank of America ha pubblicato il report mensile Global fund manager survey, nel quale ogni mese valuta quale sia il sentimento di mercato
Per tre gestori su quattro l’inflazione è di passaggio, difficilmente si vedrà un’ampia correzione azionionaria, mentre la recessione è difficile che arrivi prima del 2024
Le banche sono il settore più sovra-pesato nei portafogli dei gestori, mentre taper tantrum e inflazione sono i rischi maggiori per il mercato
La paura monta sui mercati. Lo spettro dell’inflazione è tornato, dopo una decade dove non ve ne era più traccia. L’ultima a dare i numeri è l’Inghilterra. I prezzi al consumo sono aumentati del 2,1%, superando dello 0,3% le stime della Bank of England. Negli Stati Uniti, paese in cui gli aiuti fiscali e monetari si contano in trilioni, l’aumento è stato ancora più intenso: del 5% da un anno ad un altro. Tuttavia, non bisogna farsi prendere preda di allarmismi. Stando al sondaggio che Bofa conduce mensilmente tra i gestori di fondi, l’inflazione non è qua per rimanere.
È così che la pensa ben il 72% dei gestori intervistati, contro il 23% che invece è dell’opinione che l’inflazione sarà permanente. Ad ogni modo qualsiasi sia la posizione a riguardo, quella dell”inflazione è considerata la minaccia principale per i mercati a pari merito con il rischio di un taper tantrum (30%). Per il 57% comunque qualsiasi correzione azionaria eventualmente avvenga non supererà i 10 punti percentuali. Il sentiment tra i gestori rimane dunque positivo. Il BofA Bull & Bear Indicator segna 6,5, un livello che certifica un sano ottimismo sui mercati. Il motivo principale è il fatto che le aspettative sono ampiamente a favore di una forte crescita economica, anche se gli intervistati che pensano che la crescita sia a metà del ciclo per la prima volta risultano essere di più di quelli che credono che sia ancora nella prima fase. In ogni caso, tempi di crisi sono ancora lontani. Il 68% non si aspetta una recessione prima del 2024, il 26% nel 2024 e il 25% nel 2023.
Da un punto di vista degli investimenti, l’allocazione verso il comparto obbligazionario risulta essere ai minimi da tre anni. Lo spazio di portafoglio occupato dalle azioni di contro è ai massimi da inizio anno (67%). Le materie prime, sulla scia dell’inflazione, pesano per una quota molto elevata, ma stabile e il loro acquisto sui mercati risulta essere il trade “più affollato”, superando anche quello dei bitcoin. Per quanto riguarda l’esposizione settoriale, le banche risultano essere il settore più sovra-pesato in portafoglio. Rimane in generale prevalente un accentuato posizionamento ciclico (materiali, industriali, Regno Unito, Eurozona), anche se l’esposizione alla tecnologia è quella che è più aumentata nell’ultimo mese.
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