Nella notte fra il 23 e il 24 febbraio l’invasione militare su larga scala dell’Ucraina è stata avviata dall’esercito russo, che punta ad impedire con la forza l’ingresso del Paese nella Nato. Per il momento l’alleanza atlantica ha ribadito che non interverrà sul terreno ucraino con le sue truppe, ma le sanzioni su Mosca non potranno che aumentare
Sui mercati azionari la giornata è pesante, con il Ftse mib e il suo comparto bancario fra i più colpiti. Corrono le materie prime, in particolare quelle energetiche e i metalli preziosi che in fasi di crisi geopolitica rappresentano un popolare bene rifugio
Lo testimoniano pesanti reazioni su ogni fronte: dall’azionario, alle materie prime, passando per gli altri indicatori in grado di misurare il sentiment dei trader su quanto temono possa accadere nei prossimi giorni sui mercati. Mentre sul terreno ucraino è scattata l’invasione militare su larga scala anticipata dai vertici miliatari statunitensi, “l’indice della paura” Vix ha raggiunto i massimi livelli dal maggio 2020, quando ci si trovava nella fase più traumatica del covid-19 sui mercati. Il livello del Vix è schizzato del 27% a 36,57 punti. E’ il segno che, sull’S&P 500, gli operatori intendono proteggersi da eventuali ribassi nei prossimi 30 giorni.
Per impedire l’ingresso della Nato dell’Ucraina, volontà ribadita fino a ieri, 23 febbraio, dal presidente Volodymyr Zelensky, la Russia ha deciso di usare la forza, mettendo in conto le sanzioni economiche occidentali, ma anche il sostanziale disimpegno sul terreno militare in seguito all’occupazione del Donbass (Biden, nei giorni scorsi aveva escluso un invio di truppe americane sul terreno). Con certezza, però, le nuove sanzioni in arrivo su Mosca incideranno per diverso tempo sulle relazioni economiche con l’Europa – alla luce della gravità della mossa decisa dal presidente russo, Vladimir Putin e avviata nel cuore della notte fra il 23 e il 24 febbraio.
In seguito alla corsa degli eventi in Ucraina, si sono ulteriormente estese le reazioni di mercato già osservate in seguito all’innalzamento delle tensioni, culminate nel riconoscimento delle autoproclamate repubbliche del Donbass. L’oro ha guadagnato oltre il 3,2% portandosi oltre quota 1.970 dollari l’oncia, ai massimi dal 2020 e non distante dal massimo storico poco superiore ai 2.000 dollari. Forte crescita anche per palladio (+8,3%) e argento (+3,9%). In rally, ancora, alluminio (+4,7%) e nichel (+6,4%).
Ancor più importante sul destino dell’inflazione globale ed europea l’ulteriore slancio dei prezzi energetici. Il barile di petrolio Brent ha ampiamente superato quota 100 dollari, portandosi a un massimo intraday di 105,79 dollari, con un rialzo superiore all’8.4%.
Il future sul gas Ttf ha registrato un balzo del 19,3% a 106,100 euro, ai massimi dallo scorso dicembre (mese nel quale è stato raggiunto il massimo storico).
Le reazioni sul fronte azionario
L’importanza del gas russo per l’economia italiana e la possibilità di sanzioni sui sistemi di pagamento, con i relativi impatti per il comparto bancario, ha contribuito a rendere Piazza Affari una delle Borse più colpite dall’atto di guerra russo.
Il Ftse Mib ha chiuso la seduta con un calo del 4,14% a 24.879,88 punti; Unicredit, la banca italiana più esposta alla Russia, ha perso il 13,49% ed è fra i peggiori titoli di tutta Piazza Affari. L’indice settoriale bancario italiano ha perso l’9,45%, ben di più dell’indice di riferimento italiano. Meglio, invece, il titolo Eni (-0,48%). L’Euro Stoxx 600, nel frattempo, ha ceduto il 3,28%. Pesante anche l’indice Dax tedesco (-4% circa), che ha risentito delle notevoli relazioni economiche che legano Russia e Germania.
Fra i titoli che sono riusciti a restare nel territorio verde ci sono alcuni grossi nomi del comparto difesa, come la francese Thales (+4,87%), o l’americana Lockheed Martin (+3,69% nel pre-market di Wall Street, ma poi adagiatasi sulla parità).
“Consigliamo forte cautela sui mercati, poiché vediamo alcune commodity salire notevolmente e alcuni titoli azionari scendere vertiginosamente: siamo di fronte ad una giornata caratterizzata da una fortissima instabilità, in cui opportunità potrebbero presentarsi soprattutto tra le materie prime (energetiche petrolio e gas, metalli alluminio, palladio e platino e soft commodities grano mais semi di soia e olio di soia)”, ha commentato il senior strategist di IG, Filippo Diodovich. “Le azioni che la comunità internazionale intraprenderà contro la Russia determineranno lo scenario dei prossimi giorni: escalation del conflitto, sanzioni troppo pesanti e l’ipotizzata esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT penalizzerebbe molto il mercato azionario ed il settore bancario italiano, motivo per cui l’Italia è la più tiepida nei confronti di eventuali sanzioni. Sui mercati, potremmo considerarci all’interno di un ambiente in ripresa solo se superiamo i 26000 punti per il Ftse mib, ma al momento siamo di fronte ad uno scenario fortemente ribassista”.
Gli sviluppi sul terreno militare e sul fronte delle sanzioni saranno, probabilmente, gli elementi che monopolizzeranno l’attenzione degli operatori di mercato, che si trovano ad affrontare rischi geopolitici che non si vedevano da decenni di storia recente. Per il momento l’Ue, per bocca della presidente Ursula von der Leyen, non ha ancora citato l’introduzione di sanzioni sul comparto energetico russo – che colpirebbe duramente l’economia di Mosca, ma anche le forniture di cui molti Paesi europei hanno bisogno.
“Congeleremo i beni russi nell’Unione europea e fermeremo l’accesso delle banche russe ai mercati finanziari europei”, ha detto la presidente von der Leyen. “Queste sanzioni sono destinate a colpire pesantemente gli interessi del Cremlino e la sua capacità di finanziare la guerra”.