In Europa, gli stoccaggi di gas in preparazione dell’inverno sono ai minimi da oltre un decennio
Se l’inverno sarà rigido in Europa e, ancor peggio se lo sarà anche in Asia, l’esigenza di moderare la domanda non potrà che tradursi in nuovi aumenti nei prezzi. Secondo Goldman Sachs, le imprese industriali europee potrebbero essere costrette ai blackout
Le conseguenze di questi rincari avrebbero un impatto non solo sulle famiglie e sugli stati che decideranno di calmierarli con denaro pubblico. Anche le imprese ad alto consumo energetico, infatti, potrebbero subire un impatto economico ed essere costrette a ridurre la produzione, come testimoniano già alcuni primi segnali lanciati da società come Basf.
Gas, che cosa sta succedendo
Una serie di fattori concomitanti, fra cui una primavera particolarmente fredda, il recupero della domanda globale e il rincaro delle quote di emissione ETS, ha contribuito a sostenere la domanda di gas e a penalizzarne lo stoccaggio. Al 15 settembre, le scorte di gas europee si attestano al 71% della capacità complessiva con un deficit del 17,4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni, secondo i dati Gie/Asgsi e Celsius energy. Sono le scorte più esigue che l’Europa abbia mai accumulato in vista dell’inverno da almeno un decennio.
Il deficit degli stoccaggi in Italia è del 9% rispetto alla media quinquennale; ma i maggiori problemi sono concentrati in Nord e Centro Europa: in Olanda (-40% di deficit), Austria (-40%), Germania (-29%) e Danimarca (-29%). Mentre le scorte iniziavano a ridursi, a partire da fine aprile, i prezzi del gas hanno avviato un rally senza precedenti. Da inizio anno, il future Dutch TTF Natural Gas, il punto di riferimento per il mercato europeo, ha visto un rincaro del 227%, dopo essere arrivato, il 15 settembre, ad aumentare di oltre il 250%.
Il costo dell’energia ha già spinto alcune grandi aziende ad annunciare un impatto sulle proprie attività e i propri profitti: fra queste il colosso della chimica tedesco Basf, il più grande produttore di rame europeo Aurubis e il produttore di fertilizzanti britannico CF Industries Holdings, che ha annunciato un taglio delle operazioni in due suoi impianti produttivi nel Regno Unito. Nel frattempo, altre società hanno raccolto i frutti di questo contesto di mercato: da inizio maggio il titolo Gazprom ha messo a segno un rialzo del 46%.
Dove andranno i prezzi del gas
Data l’esiguità delle scorte di gas, che sono come un cuscinetto che attutisce eventuali picchi di domanda, il fattore climatico sarà fra i più determinanti sul mercato energetico europeo nei prossimi mesi. Secondo ING, ci sono alcuni fattori potrebbero moderare nuove pressioni sui prezzi del gas nei prossimi mesi. Uno potrebbe essere lo spostamento della domanda dal gas al carbone o al petrolio. Questi ultimi, in quanto più inquinanti rispetto al gas, erano stati sfavoriti nei mesi scorsi dal rincaro delle quote di emissione ETS. In seguito alla corsa dei prezzi, però, il vantaggio economico del gas si è ridotto e l’orientamento verso carbone e petrolio sarebbe già in atto “in alcune parti dell’Asia”.
Un secondo fattore stabilizzante potrebbe arrivare dal gasdotto Nord Stream 2, il cui completamento è stato ufficialmente annunciato il 10 settembre. Ad agosto, Gazprom aveva comunicato che sarebbero potuti arrivare 5,6 miliardi di metri cubi di gas entro fine 2021. “Se dovessimo vedere un aumento più rapido del previsto”, ha dichiarato ING, “questo potrebbe mettere un po’ di pressione sul mercato”. Il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, ha cavalcato le preoccupazioni europee sull’energia per sollecitare una rapida messa in funzione del gasdotto che collega Russia e Germania: “La messa in servizio tempestiva del Nord Stream 2”, ha dichiarato il portavoce del presidente Putin il 15 settembre, “equilibrerà i prezzi del gas naturale in Europa anche sul mercato spot”.