Il tasso sui rifinanziamenti principali resta al 4,50%, quello sui depositi al 4,00% e quello sui prestiti marginali al 4,75%
Lagarde: “Nella seconda parte del 2024 il Consiglio direttivo intende ridurre il portafoglio del Pepp di 7,5 miliardi di euro al mese in media”
Tassi ancora in pausa (come previsto). La Banca centrale europea ha deciso di mantenere fermo il costo del denaro, sulle orme della Federal Reserve. Si tratta del secondo stop consecutivo dall’inizio del ciclo di inasprimento della politica monetaria a luglio dello scorso anno. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta così al 4,50%, quello sui depositi al 4,00% e quello sui prestiti marginali al 4,75%. “L’inflazione, pur essendo diminuita negli ultimi mesi, tornerà probabilmente a registrare un temporaneo incremento nel breve periodo”, dichiara la presidente della Bce, Christine Lagarde, nella consueta conferenza stampa. Confermata tuttavia la retorica secondo cui i tassi di riferimento si collochino ormai su livelli che, se mantenuti sufficientemente a lungo, consentiranno di riportare l’inflazione al target del 2% a medio termine.
“Nell’insieme gli esperti si attendono che l’inflazione complessiva si collochi in media al 5,4% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e all’1,9% nel 2026”, spiega Lagarde. “Rispetto all’esercizio di settembre, sono state riviste al ribasso le proiezioni per il 2023 e soprattutto per il 2024”, aggiunge. “L’inflazione di fondo ha registrato un’ulteriore flessione, ma le pressioni interne sui prezzi rimangono elevate, principalmente per effetto della forte crescita del costo del lavoro per unità di prodotto”. Le attese ruotano intorno a un’inflazione al netto della componente energetica e alimentare che si porti in media al 5,0% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,3% nel 2025 e al 2,1% nel 2026.
Crescita economica contenuta nel breve periodo
“I nostri passati incrementi dei tassi di interesse continuano a trasmettersi con vigore all’economia”, dichiara la numero uno dell’Eurotower. “Le condizioni di finanziamento più restrittive frenano la domanda, contribuendo al calo dell’inflazione. Gli esperti dell’Eurosistema si attendono che la crescita economica resti contenuta nel breve periodo. Oltre questo orizzonte, l’economia dovrebbe segnare una ripresa per effetto dell’incremento dei redditi reali – poiché le famiglie beneficiano del calo dell’inflazione e dell’aumento delle retribuzioni – e del miglioramento della domanda esterna”, dice Lagarde. Pertanto, le proiezioni degli esperti dell’Eurosistema indicano un aumento della crescita da una media dello 0,6% nel 2023 allo 0,8% nel 2024 e all’1,5% sia nel 2025 sia nel 2026.
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Bce, reinvestimenti dei titoli Pepp: stop da fine 2024
I membri del board della Bce hanno deciso inoltre di continuare a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp) nella prima metà del 2024, non più fino alla fine dell’anno come nelle decisioni precedenti. Nella seconda parte del 2024, a partire da luglio, il Consiglio direttivo ridurrà infatti il portafoglio del Pepp di 7,5 miliardi di euro al mese in media e terminerà i reinvestimenti nell’ambito di tale programma a fine dicembre.
Una discussione “sostanzialmente attesa dal mercato, che probabilmente si aspettava che i reinvestimenti fossero fermati addirittura prima rispetto a quanto annunciato”, commenta Martina Daga, macro economist di AcomeA Sgr. “Con le dichiarazioni della presidente Lagarde, che ha escluso l’ipotesi di un taglio dei tassi in assenza di letture dei dati più favorevoli, la politica monetaria dell’Eurotower sembra oggi intraprendere una svolta più restrittiva rispetto a quella della Fed”, interviene Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm. “Per il momento le stime della Bce, secondo cui occorrerà aspettare il 2025 per veder scendere l’inflazione complessiva al 2,1%, prevedono un cammino più lungo e graduale rispetto a quanto si aspetta il mercato, che sta già prezzando significativi tagli dei tassi nel 2024”.
Banche giù a Piazza Affari nel giorno della Bce
Sulla scia degli annunci di Francoforte, il Ftse Mib vira in negativo per poi chiudere la seduta poco sopra la parità (+0,21% a 30.359,06 punti). A condizionare il listino milanese sono i titoli bancari, tradizionalmente più sensibili ai ritocchi del costo del denaro: Unicredit (-4,52%), Intesa Sanpaolo (-2,20%), Bper Banca (-5,89%), Banco Bpm (-3,81%) e Banca Mps (-6,04). Intanto, nella mattinata del 14 dicembre, anche la Bank of England ha lasciato invariati i tassi di interesse britannici al 5,25% per la seconda volta di fila; lo stesso vale per la Banca centrale svizzera, che lascia i tassi fermi all’1,75%.