- Nello scenario centrale Ubs stima 50 punti base di tagli cumulativi della Fed entro la fine dell’anno, a partire da settembre
- Haefele: “Ribadiamo la nostra preferenza per le obbligazioni di alta qualità. Questo è un buon momento per bloccare i rendimenti”
Il Manufacturing index dell’Institute for supply management, che misura l’andamento del settore manifatturiero a stelle e strisce, è sceso ulteriormente nel mese di maggio (a 48,7 punti contro attese per 49,6 punti). Allo stesso modo anche le aperture di nuovi posti di lavoro nel settore privato sono risultate più deboli del previsto. Per Mark Haefele, chief investment officer di Ubs global wealth management, entrambi i dati sono in linea con le aspettative di un atterraggio morbido dell’economia statunitense, che dovrebbe indurre la Federal Reserve a invertire la rotta sui tassi di interesse nel corso dell’anno. Ma cosa significa per bond, azioni e valute?
Ubs: privilegiare obbligazioni di qualità
“Gli ultimi dati sull’inflazione di aprile, inclusa la pubblicazione dell’indice dei prezzi per la spesa per i consumi personali di venerdì, hanno attenuato i timori che il processo di disinflazione si stia arrestando”, osserva Haefele. “Riteniamo che la prossima mossa della Fed sarà quella di abbassare i tassi, come sta già avvenendo in alcune parti d’Europa. A nostro avviso, questo è un contesto favorevole per il rischio di duration. Continuiamo a privilegiare le obbligazioni di qualità e riteniamo utile un’esposizione selettiva ai crediti più rischiosi per migliorare i rendimenti complessivi del portafoglio”, suggerisce il cio.
I titoli azionari hanno spazio per avanzare
Secondo Ubs non ci sono elementi che indicano la possibilità di un “hard landing” (letteralmente un “atterraggio duro”, ovvero un improvviso rallentamento economico dopo una fase di rapida espansione). “Ciò significa che le prospettive per le azioni sono positive”, dichiara Haefele. Nello scenario di base della banca svizzera, l’S&P 500 toccherà quota 5.500 punti entro la fine dell’anno. A risultarne favoriti saranno non solo il settore IT statunitense ma anche le small cap. In più, Ubs intravede opportunità di diversificazione nelle azioni britanniche.
Fed verso il 1° taglio: gli effetti sulle valute
“Anche se il dollaro Usa potrebbe trovare un nuovo sostegno nel breve termine, dato che la Banca centrale europea e la Banca d’Inghilterra dovrebbero abbassare i tassi prima della Fed, riteniamo che gli eventuali guadagni rimarranno all’interno dei range visti da inizio anno, visto che il biglietto verde è già ampiamente valutato”, sostiene inoltre Haefele. “Un rialzo significativo del dollaro dovuto all’aumento dei rendimenti statunitensi richiederebbe una maggiore variazione dei tassi di interesse”, aggiunge il cio, sottolineando come un aumento dei tassi sia improbabile.
Questo dovrebbe consentire agli investitori in dollari statunitensi di impegnarsi in strategie di vendita di volatilità per raccogliere ulteriori rendimenti e ridurre l’esposizione al dollaro statunitense in vista dei tagli della Fed, dice Haefele. “Continuiamo a privilegiare il dollaro australiano poiché è improbabile che la banca centrale australiana si muova almeno fino all’inizio del 2025. Vediamo quindi una serie di opportunità per gli investitori di ottenere rendimenti nei mercati odierni e riteniamo che questo sia un contesto costruttivo per tutte le asset class”, scrive Haefele. Nelle attese del colosso elvetico, la Fed ridurrà di 50 punti base i tassi entro la fine dell’anno, con un primo taglio in occasione del meeting di settembre.