Yergin, S&P Global: “Alcuni gestori stanno iniziando a ridimensionare i loro impegni Esg. Vogliono contribuire alla transizione energetica, ma hanno bisogno anche di rendimenti”
Lo scorso settembre BlackRock ha comunicato alle autorità di regolamentazione di essere sul punto di chiudere un paio di fondi obbligazionari sostenibili nei mercati emergenti
Un’analisi condotta da Kroll ha dimostrato come le aziende che presentano rating Esg migliori totalizzino rendimenti azionari medi annui del 12,9% (contro l’8,6% delle altre)
La transizione energetica continua a catturare l’attenzione delle industrie, mentre il mondo cerca di allontanarsi da un sistema ad alta intensità di carbonio. Un’impresa che richiede non solo le giuste capacità tecnologiche ma anche un’ingente quantità di capitali. La realtà però, tra progetti in pausa o in rallentamento, sembrerebbe star spingendo una fetta di gestori a cambiare atteggiamento nei confronti di tutto ciò che rientra nell’acronimo Esg.
Come dichiarato a Cnbc da Dan Yergin, vicepresidente di S&P Global, alcuni fund manager stanno infatti iniziando a ridimensionare i loro impegni sul fronte della sostenibilità. “I gestori vogliono contribuire alla transizione energetica, ma hanno bisogno anche di rendimenti. Qualcosa sta cambiando, l’atteggiamento è più realistico”, dice Yergin. BlackRock, per esempio, ha recentemente comunicato alle autorità di regolamentazione di essere sul punto di chiudere un paio di fondi obbligazionari sostenibili dei mercati emergenti, per un patrimonio totale di circa 55 milioni di dollari. E non si tratta della sola. Stando a quanto riportato da Bloomberg, anche State Street, Columbia Threadneedle Investments, Janus Henderson Group e Hartford Funds Management Group hanno eliminato più di due dozzine di fondi Esg quest’anno.
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Morningstar calcola che al 30 giugno erano presenti 656 fondi sostenibili negli Stati Uniti, ma solo quest’anno (nel primo semestre) sono stati chiusi più fondi che nei tre anni precedenti messi insieme. “Le chiusure sottolineano le alterne fortune degli investimenti sostenibili, mentre i rendimenti deludono gli investitori e la retorica anti-Esg persiste”, ha dichiarato Alyssa Stankiewicz, associate director of sustainability research di Morningstar research services alla piattaforma wealthmanagement.com. “Alcuni fondi sostenibili sono andati male l’anno scorso perché erano ponderati verso strategie di crescita che hanno sottoperformato nel 2022, mentre altri hanno faticato a raccogliere asset”. I gestori, ha aggiunto Stankiewicz, stanno “ripulendo gli scaffali” chiudendo prodotti che non hanno suscitato interesse. Ma non si tratta di una vera e propria fuga, visto che stanno lanciando al contempo nuove strategie più specifiche nell’ambito degli investimenti sostenibili.
Intanto, le aziende con rating Esg migliori continuano a registrare migliori rendimenti rispetto alle concorrenti con rating inferiori. Una recente analisi dal titolo Esg and global investor returns condotta da Kroll (azienda attiva nella fornitura di soluzioni dedicate alla gestione del rischio e della consulenza finanziaria) su oltre 13mila aziende di diversi settori in tutto il mondo ha dimostrato infatti come le aziende leader abbiano ottenuto un rendimento annuo medio del 12,9% rispetto all’8,6% della controparte. Si parla di un premio di circa il 50% in termini di performance relativa da parte delle società con rating Esg più elevati. Certo, si potrebbe dire che non tutti gli studi condotti finora giungono alla stessa conclusione, anzi, spesso restituiscono risultati contraddittori; ma a sostegno della tesi secondo cui le aziende sostenibili riportano mediamente risultati migliori è intervenuta nel 2015 una ricerca pubblicata da Gunnar Friede (Deutsche asset & wealth management), Timo Busch (Università di Amburgo) e Alexander Bassen (Università di Amburgo) che – aggregando e analizzando circa 2.200 studi accademici sul tema condotti tra l’inizio degli anni ’70 e il 2014 – ha verificato come il 90% degli stessi restituisse una relazione non negativa tra i punteggi Esg delle aziende e la performance finanziaria.
“Il futuro degli investimenti in ambito Esg dipenderà dalla fiducia degli investitori nell’affidabilità dei rating e delle informative Esg e nella loro rilevanza come indicatore della performance delle società quotate”, osserva Carla Nunes, managing director e global leader della practice valuation digital services di Kroll. “L’analisi quantitativa che abbiamo effettuato, relativa alla relazione tra rating Esg e rendimenti azionari, è una componente fondamentale per valutare le decisioni di investimento basate sui criteri Esg. Una maggiore regolamentazione sui rating Esg potrà probabilmente portare a una certa uniformità delle valutazioni”, conclude.