I mercati hanno già allentato la tensione dopo l’esito del primo turno di votazione in Francia, dal quale è emerso un consenso inferiore ai sondaggi della vigilia per il Rassemblement National (Rn), il partito di Marine Le Pen. Con il 33% dei voti a livello nazionale e soli 37 deputati eletti al primo turno, appare in salita la strada per raggiungere la maggioranza assoluta dell’Assemblea, a 289 seggi. Secondo le previsioni sull’esito finale, le possibilità che il Rn possa ottenere la maggioranza assoluta sono scese rispetto alle attese pre-elettorali. Secondo una proiezione realizzata da Ipsos-Talan per France Télévisions, Radio France, France 24, RFI e LCP, nell’ipotesi più favorevole il Rn, in alleanza con la destra moderata dei Republicaines, potrebbe ambire fino a un massimo di 280 seggi – molti meno di quanti ne occorrerebbero per governare con la maggioranza assoluta del parlamento.
Per il Rn è stata, comunque, una vittoria politica sul Nuovo Fronte Popolare che unisce le sinistre (32 eletti al primo turno con il 28% dei voti su scala nazionale) e soprattutto su Ensemble, il gruppo centrista appoggiato dal presidente francese, Emmanuel Macron (2 seggi e il 20% dei consensi).
Come funziona il secondo turno delle elezioni francesi (e cosa aspettarsi)
La partita del secondo turno, previsto il 7 luglio, si gioca sul filo dei ballottaggi e delle alleanze di centro-sinistra. L’elezione viene decisa sulla base di collegi uninominali, un sistema che premia il sostegno su base locale direttamente espresso a un unico candidato. Secondo la legge elettorale francese, i candidati che al primo turno hanno ottenuto almeno il 12,5% dei voti potranno accedere al secondo turno: data la frammentazione politica emersa dal primo turno, saranno ben 311 i seggi che saranno decisi sulla base di confronti “a tre” o “a quattro”. Di conseguenza, buona parte dell’esito elettorale sarà deciso dalla disponibilità dei candidati arrivati terzi al primo turno di ritirarsi dalla corsa e far convergere i voti sul nome che ha più probabilità di sottrarre il seggio al Rn. Su questo punto, il Nuovo Fronte Popolare è stato molto chiaro: “Ovunque, in ogni circostanza. Non un voto, non un seggio in più per il Rn”, ha dichiarato il leader della sinistra, Jean-Luc Melenchon, invitando i suoi a ritirare la propria candidatura nei collegi in cui il primo turno si è concluso con un terzo posto.
La formazione centrista Ensemble pour la République è stata un po’ più vaga, avendo comunicato che si ritirerà in favore dei partiti che condividono “i valori della Repubblica”, senza far capire in modo chiaro se questo includerà anche i nomi appartenenti al Fronte Popolare. I dubbi saranno sciolti entro il 2 luglio, data che segna la scadenza per comunicare i candidati che si presenteranno al secondo turno.
Assumendo che il Rn non raggiungerà i 289 seggi necessari per governare, l’unica altra coalizione che avrebbe i numeri sarebbe composta dal Nuovo Fronte Popolare, probabilmente il gruppo più numeroso, sostenuto anche da Renaissance e Republicaines, ossia da centristi e destra moderata. Fra gli altri scenari, però, restano possibili governi di minoranza e “di scopo”, che in vario modo potrebbero unire i partiti esterni alla destra estrema.
Elezioni in Francia: come si spiega la reazione di mercato
Per i mercati, le poche chance di un governo monocolore di destra o di sinistra sono state una notizia accolta con favore, nonostante le incertezze dell’attuale scenario. Il Cac 40 ha aperto con un rialzo superiore al 2%, poi stabilizzatosi intorno all’1,6%, con rialzi concentrati sui titoli bancari e assicurativi che più avevano sofferto nelle settimane che avevano preceduto il primo turno elettorale. Societe Generale segna un +4,8%, Bnp Paribas +4%, Axa +3,5%.
Anche il cambio euro-dollaro ha guadagnato quota, con un massimo di giornata a 1,0778. Il recupero di mercato “risiede nel fatto che sono diminuite le probabilità per una maggioranza assoluta del Rassemblement National”, ha commentato Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, “le nostre aspettative sono legate alle prime dichiarazioni dei diversi gruppi politici sui possibili ritiri, e quindi l’apertura dei negoziati in vista del secondo turno, che renderà molto meno probabile lo scenario della maggioranza assoluta per Rn”.
“La sospensione dell’attuazione della riforma sull’assicurazione contro la disoccupazione da parte del Primo Ministro Gabriel Attal è un segnale politico volto a incoraggiare questi negoziati per il secondo turno”, ha proseguito Diodovich, “queste trattative tra i vari partiti politici per formare un fronte contro il Rn permetteranno molto probabilmente anche di appianare le proposte politiche più radicali formulate durante la campagna elettorale da alcuni gruppi politici, quelle misure radicali soprattutto in materia fiscale, che sono tipicamente quelle che spaventano di più i mercati finanziari”.
“A prescindere dai risultati finali, la politica francese si avvia verso un lungo periodo di incertezza”, ha commentato Sandra Rhouma, European Economist di AllianceBernstein, “con la prospettiva di un Parlamento sospeso o di una coabitazione, il panorama politico non può migliorare. Senza contare che il Presidente non potrà candidarsi per un terzo mandato nel 2027: in sostanza, la posizione in cui si trova è la più debole che abbia mai ricoperto”.