Bossi: “La Cop21 ha settato un livello di innalzamento massimo delle temperature che la Terra può sopportare perché la situazione non peggiori in termini di effetti negativi dei cambiamenti climatici, ovvero 1,5°C entro il 2050”
Morningstar Sustainalytics ha lanciato una nuova metrica che consente di misurare a che punto sono le aziende nel percorso verso l’azzeramento delle emissioni nette. A registrare i risultati peggiori, tra le aziende quotate a Piazza Affari, è Ferrari
Nessuna azienda italiana (o europea) ha in atto politiche di riduzione delle emissioni di carbonio tali da raggiungere lo scenario net-zero entro il 2050. In altre parole, secondo una nuova analisi di Morningstar Sustainalytics, se le più grandi aziende quotate proseguissero lungo l’attuale traiettoria di transizione e l’economia globale nel suo complesso camminasse allo stesso ritmo, non saremmo in grado di raggiungere quel livello di innalzamento massimo delle temperature – gli 1,5°C settati dalla Cop21 – che la Terra sarebbe in grado di sopportare. Anzi. Se guardiamo ai titoli quotati a Piazza Affari, la temperatura del globo crescerebbe di 2,95° sopra i livelli pre-industriali o addirittura di 3° se si considerano i titoli che compongono l’indice europeo Eurostoxx 50.
Come funziona il Low carbon transition rating
“Morningstar Sustainalytics ha elaborato una nuova metrica che permette di misurare a che punto sono le aziende nel percorso verso l’azzeramento delle emissioni nette, ovvero il target di Cop21”, spiega Sara Silano, editorial manager di Morningstar Italy. “Questa metrica è importante non solo per le aziende, ma anche per gli investitori, che possono non solo tener conto di ciò che dichiarano le società ma anche valutarle concretamente dal punto di vista della transizione low carbon”. Gli analisti valutano infatti ogni segmento della catena del valore dell’emittente, in particolare le emissioni scope 1 (quelle derivanti da operazioni proprie dell’azienda), scope 2 (derivanti dall’uso dell’elettricità) e scope 3 (relative alla catena del valore), interviene Camilla Bossi, associate director of client relations di Morningstar Sustainalytics. Successivamente, calcolano il grado di esposizione alle emissioni di Co2 di ciascuna azienda ed esaminano cosa sta facendo il management per gestire queste emissioni, analizzando i piani di investimento. Il tutto “attraverso oltre 85 indicatori, dagli incentivi al management ai piani industriali”, precisa Bossi.
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Combinando grado di esposizione e gestione delle emissioni, nasce il Low carbon transition rating, che in definitiva indica il grado di allineamento al percorso net-zero definito dagli Accordi di Parigi. Tale grado di allineamento viene indicato in una scala che va da “allineato” (1,5°) a “moderatamente disallineato” (2°) da “significativamente disallineato” (3°) ad “altamente disallineato” (4°) fino a “severamente disallineato” (sopra i 4°C). Attualmente il rating copre circa 5mila grandi aziende a livello globale, di cui 33 titoli del Ftse Mib e 48 dell’Eurostoxx 50. Entro fine anno, i ricercatori puntano a espandere la copertura a oltre 8mila imprese, per poi raggiungere quota 16mila nel 2024.
Verso il net zero: le aziende più (o meno) allineate
“Nessuna azienda italiana ed europea ha in atto politiche low carbon che gli permetta di raggiungere lo scenario net zero entro il 2050”, avverte Silano. “La peggiore dell’indice Ftse Mib allo stato attuale dei dati (al 10 maggio 2023) è Ferrari, che ha una temperatura implicita di 5,4°C. In sostanza, se l’economia globale avesse una traiettoria di azzeramento delle emissioni simile a quella che sta portando avanti Ferrari attualmente, la temperatura crescerebbe di 5,4°C, contro gli 1,5°C che rappresenterebbero l’allineamento agli Accordi di Parigi”. In Europa risulta ancora più grave il dato di L’Oréal, pari a 6°C. Al contrario, la temperatura crescerebbe di 1,8°C se l’economia globale si comportasse come STMicroelectronics in termini di processi di decarbonizzazione o di 1,7°C gradi se seguisse la traiettoria di Iberdola o Sap. Ricordiamo che il rating sarà aggiornato annualmente.
“Associato a questa valutazione abbiamo lanciato anche un programma di engagement”, aggiunge Bossi. “Ci basiamo su questi dati per andare sulle società più disallineate e cercare di influenzarle, aiutando i nostri clienti, gli investitori, a farlo. Credo sia importante che questo rating venga utilizzato come una cartina al tornasole di tante dichiarazioni e prodotti finanziari che utilizzano il bollino net-zero, verificando ciò che c’è dietro”. Al momento, continua Bossi, si tratta di una valutazione a livello di singola società; “entro la fine dell’anno questi rating a livello di singolo titolo verranno aggregati per fornire una valutazione a livello di portafoglio o di fondo”, spiega. “Per adesso il prodotto è riservato agli istituzionali”, interviene in chiusura Silano. “Ma stiamo valutando la possibilità di offrire un minimo di informazione sintetica anche ai retail”.