Sul confine orientale della Franciacorta, esiste una realtà che sfida le convenzioni e si distingue per la sua autenticità e originalità. L’azienda si chiama Cà del Vént, “la casa del vento“, in omaggio alle brezze che accarezzano le vigne, disposte ad anfiteatro e rivolte ad ovest-sudovest, un piccolo produttore, che opera su 6,5 ettari di terreno e produce poco più di 20 mila bottiglie all’anno. La sua posizione è tanto periferica quanto straordinaria: ai Campiani di Cellatica, a 400 metri sul livello del mare, nel parco protetto delle Colline di Brescia, un’area che rientra sia nella DOCG Franciacorta che nella DOC Cellatica.
Il sapore unico di una scommessa vinta
Cà del Vént passa da realtà amatoriale a piccola azienda vitivinicola nel 2006 e avvia un progetto di microzonazione, che si conclude nel 2011, da cui emerge che i terreni calcarei e argillosi su cui sono posizionate le vigne di proprietà sono arricchiti da un sistema di surgive sotterranee che alimentano ben undici differenti microzone. Si decide quindi di curare ogni vigneto a mano, con pratiche agronomiche personalizzate, sulle caratteristiche distintive di ogni microzona. Affiliato a organizzazioni all’avanguardia come VinNatur, Cà del Vént ha adottato da subito i principi della biodinamica e va considerato un vero è proprio pioniere della sperimentazione.
Ogni singolo cru è trattato e vendemmiato separatamente, con rese bassissime di 7-800 grammi di uva per pianta. La vinificazione avviene “d’istinto” piuttosto che seguendo protocolli rigidi. I vini che ne risultano sono espressioni autentiche delle annate, del territorio e della sensibilità del produttore verso le piante. Pur avendo vigneti di proprietà all’interno della DOCG Franciacorta, vista la difficoltà di rientrare nei canoni dei disciplinari della DOCG, anche a causa della ricchezza, complessità e originalità dei propri vini, dal gennaio 2017 l’azienda ha deciso di non procedere con la rivendicazione della denominazione per tutta la gamma dei vini atti a Franciacorta DOCG.
La gamma di spumanti proposti, infatti, è denominata VSQ, ovvero “vino spumante di qualità”, quindi non più vini a denominazione di origine, ma vini prodotti secondo un personale percorso, che, nel caso di Cà del Vént, è anche più esigente rispetto ai disciplinari, ma più “libero”, ispirato da sensibilità e istinto che include fermentazioni e affinamenti ossidativi, e la spumantizzazione di uve come cabernet sauvignon e merlot non incluse nel disciplinare Franciacorta.
Le linee di Cà del Vént…
L’azienda produce anche vini rossi che pur rientrando nella denominazione Cellatica DOC, analogamente agli spumanti, sono volutamente declassata a Vino Rosso, e, al di là delle formalità di etichetta, presenta prodotti dalla grande identità e capacità espressiva che non temono l’invecchiamento. Provare il Farfallesco 2015, un blend di barbera, marzemino, schiava gentile, Incrocio Terzi n°1 (barbera e cabernet franc) o il Duemilaquindici Cabernet Sauvignon per credere.
Nel campo dei metodi classici, l’azienda usa solo lieviti indigeni, sostituisce lo zucchero di canna con mosto d’uva biologico per la presa di spuma e per la ricolmatura non usa dosaggi zuccherini e liqueur d’expédition, ma vino di altre bottiglie dello stesso lotto. Questo approccio alla ricolmatura dà vita ai cosiddetti spumanti Pas Operé, diversi dai Pas Dosé, la cui classificazione dipende dal contenuto finale di zucchero, ma che comunque contemplano l’aggiunta di un liqueur d’expedition, mentre il termine “Pas Operè” indica, come detto sopra, una ricolmatura con vino di altre bottiglie dello stesso lotto, senza aggiunta di né di zuccheri nè di liqueur d’expedition.
…e i suoi “must taste”
I vini prodotti dall’azienda sono il risultato di una dedizione costante e di un profondo rispetto per la natura, che si riflette in ogni bottiglia prodotta. Un viaggio sensoriale che racconta la storia di un luogo unico, dove artigianalità e innovazione si incontrano per creare capolavori enologici di rara intensità e originalità degustativa. Tra questi, per capire in pieno la filosofia sperimentale dell’azienda, vale la pena di assaggiare, ad esempio, il “Sogno VSQ Vino Spumante di Qualità 2016”, 100% chardonnay (65 euro), che dopo sette mesi di barrique e cinque anni e mezzo di affinamento in bottiglia risulta concentrato e corposo, ma incredibilmente fine e fresco, o il “Revolution VSQ Vino Spumante di Qualità 2012” un bled di 77% chardonnay e 23% pinot nero (100 euro), in cui lo chardonnay ha macerato sulle bucce, dando luogo a un vino a dir poco coraggioso, largo, complesso, sapido e sfaccettato o ancora il “Sospiri VSQ Vino Spumante di Qualità 2012”, 100% chardonnay (130 euro), uno spumante che dopo sette mesi di barrique e quasi nove anni di affinamento in bottiglia risulta meravigliosamente complesso, stratificato e psichedelico.
Si tratta di vere e proprie chicche che escono dai confini tradizionali di ciò che ci si aspetta da uno spumante franciacortino, sovvertendo i parametri di freschezza, bevibilità e di classica vinificazione in acciaio che ormai sono la cifra stilistica della denominazione, a mio avviso da provare per cimentarsi con qualcosa di davvero innovativo e regalarsi nuove e originali emozioni.