Una crescente fetta della finanza sostenibile, dunque, sta andando a tingersi di blu, contro il più tradizionale verde con la quale solitamente viene associata.
“Proteggere l’economia blu da queste minacce crescenti non è solo un imperativo morale – è una crescente opportunità finanziaria, se gestita in modo appropriato, può creare una sinergia vantaggiosa sia per l’ambiente sia per la salute nelle economie di mercato emergenti”, ha affermato Paulo de Bolle, direttore senior globale, Financial Institutions Group (Ifc), una società di consulenza per investitori istituzionali
“Gli impatti del cambiamento climatico, della pesca eccessiva e dell’inquinamento stanno mettendo i nostri oceani a forte rischio, esponendo milioni di persone nei paesi in via di sviluppo”, ha scritto sul blog della Banca Mondiale, Paulo de Bolle, direttore senior globale, Financial Institutions Group (Ifc), una società di consulenza per investitori istituzionali.
“Proteggere l’economia blu da queste minacce crescenti non è solo un imperativo morale – è una crescente opportunità finanziaria”, ha aggiunto de Bolle, “se gestita in modo appropriato, può creare una sinergia vantaggiosa sia per l’ambiente sia per la salute nelle economie di mercato emergenti”.
“Dalla navigazione e ai porti, ai frutti di mare, all’acquacoltura, al turismo costiero e all’energia rinnovabile: l’economia blu genera oltre 2.500 miliardi di dollari all’anno, equivalenti al prodotto interno lordo della settima economia al mondo”, aveva scritto l’Unep – Sustainable Blue Economy Finance, nel suo documento intitolato “finanziare l’Oceano”.
Prima del covid-19, si prevedeva che la dimensione della blue economy avrebbe raggiunto i 3.000 miliardi di dollari entro il 2030, con la prospettiva di dare impiego a 40 milioni di persone. Banche, assicuratori e investitori hanno un ruolo importante da svolgere nel finanziare la transizione verso un’economia blu sostenibile, aiutando a ricostruire la prosperità degli oceani, ripristinare la biodiversità e rigenerare la salute degli oceani, aveva affermato l’Unep, nell’invitare le istituzioni finanziarie a unirsi all’iniziativa della Nazioni Unite per la blue finance.
Come la finanza verde, anche la controparte dedicata alla protezione dell’ecosistema marino ha visto crescere negli ultimi anni le operazioni di finanziamento dedicate come i blue bond e i blue loan. Nonostante l’assonanza dei nomi, i requisiti dei green bond possono contare su criteri di definizione più stringenti come i Green Bond Principles della International Capital Markets Association. Secondo de Bolle la finanza blu dovrebbe implementare linee guida analoghe per offrire maggiori garanzie agli investitori.
“Lo slancio per la finanza blu sta crescendo tra gli investitori, le istituzioni finanziarie e gli emittenti a livello globale. Le obbligazioni blu e i prestiti blu, che sono strumenti innovativi che destinano i fondi esclusivamente a progetti rispettosi degli oceani e alla protezione delle risorse critiche di acqua pulita, stanno vedendo un’impennata di interesse”, ha affermato, “ma il mercato ha cercato una guida sui criteri di ammissibilità dei progetti”. La stessa Ifc si è impegnata in tal senso sviluppando le sue nuove linee guida per la finanza blu.
“Il settore finanziario si sta svegliando per le opportunità che un oceano sano può fornire”, ha affermato de Bolle. Per gli investitori, infatti, sono già arrivate da qualche tempo le prime soluzioni tematiche specificamente pensate per puntare sulle società dal positivo impatto nella protezione degli oceani. Nel 2021, ad esempio, il gestore tedesco DWS ha lanciato il Concept ESG Blue Economy FC, un fondo azionario. Un anno prima, invece, Bnp Paribas aveva proposto il BNP Paribas Easy ECPI Global ESG Blue Economy UCITS ETF. E ancora, nel 2020 Mirova, affiliata di Natixis, ha lanciato il Althelia Sustainable Ocean Fund, un fondo di impact investing.