Nuovo capitolo della saga sulla tassazione di Bitcoin e cripto-attività da parte del parlamento italiano: un emendamento presentato in Commissione Bilancio della Camera il 14 dicembre ha rivisto al ribasso l’aliquota al 42% prevista dalla bozza governativa e ha introdotto una finesta di tassazione agevolata sulla plusvalenza complessiva, a patto di pagare un’imposta sostitutiva immediata del 18% sul valore di portafoglio di inizio 2025. Ma andiamo con ordine.
Come cambia la tassazione cripto
L’emendamento inserito all’articolo 4 della Legge di Bilancio prevede, al terzo comma, di mantenere per un anno una tassazione sulle plusvalenze del 26%, il livello ordinario applicato ai normali titoli finanziari. A decorrere dalle plusvalenze generate dal 1° gennaio 2026, però, l’aliquota verrebbe innalzata al 33% – un livello comunque decisamente più basso rispetto al 42% inizialmente avanzato dal governo.
In secondo luogo, l’emendamento alla Legge di Bilancio prevede (al quinto comma) di applicare la tassazione sulle plusvalenze di qualsiasi importo, eliminando la no tax area inizialmente prevista entro i 2.000 euro.
Imposta agevolata, se si paga sui guadagni non realizzati
Il punto più interessante introdotto dal legislatore, tuttavia, sembra venire incontro alle preoccupazioni degli investitori che hanno creduto in Bitcoin in tempi non sospetti e che si ritroverebbero a dover pagare una plusvalenza enorme se venderanno dopo il 2026, con una tassazione più punitiva al 33%.
Per questi soggetti sarà possibile pagare in anticipo, senza necessità di vendere le proprie cripto, un’imposta sostitutiva del 18% sul proprio portafoglio calcolato al valore del 1° gennaio 2025. Il vantaggio di compiere questa mossa? Da quel momento in avant,i le imposte sulle plusvalenze non si calcolerebbero più sul valore risultante dalla differenza fra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita, ma stabilendo come punto iniziale del calcolo il valore al 1° gennaio 2025, che diventerebbe il nuovo momento zero per il calcolo dell’imposta. Un bel vantaggio, se il mercato cripto continua a crescere: di fatto, si andrebbero a pagare imposte agevolate per tutto il guadagno ottenuto fino a inizio 2025. Certo, anche lo Stato ci guadagna, perché una larga adesione a questo “sconto” porterebbe un afflusso immediato di imposte nelle casse pubbliche. Per di più, questa imposta andrebbe a essere calcolata in una fase di mercato cripto record: solo nelle ultime ore Bitcoin, dopo aver sfondato quota 100.000 dollari nei giorni scorsi, è arrivato vicino ai 106.500 dollari.
Considerando che i grandi investitori cripto della prima ora potrebbero essere poco inclini a pagare in anticipo una tassa agevolata su guadagni ancora non realizzati, l’emendamento consente di rateizzare fino a tre tranche annuali di pari importo, con primo pagamento al 30 novembre 2025; per le rate successive alla prima sono previsti interessi del 3% annuo, da versare contestualmente a ciascuna rata.