L’inflazione cinese è diminuita più del previsto a ottobre, ma gli economisti non sembrano troppo preoccupati delle cause alla base questa deflazione: l’economia sembra essersi stabilizzata e, infatti, la reazione di mercato sull’andamento dei prezzi è stata assai contenuta. Il tasso di inflazione al consumo è sceso dello 0,2% su base annua, contro il -0,1% previsto dal consenso, mentre i prezzi alla produzione sono diminuiti per il tredicesimo mese consecutivo, con un tasso negativo del 2,6%. L’indice al consumo ha risentito in particolare del calo dei prezzi della carne suina (-30,1%), un fattore che ha contribuito a una contrazione complessiva del 17,9% nei prezzi di bestiame e carne.
L’indice Csi 300, di riferimento per l’azionario cinese, è rimasto pressoché invariato in chiusura di seduta il 9 novembre, interrompendo una scia positiva per l’indice osservata a partire dal 24 ottobre – data in cui il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo cinese, ha approvato un piano per aumentare l’emissione di titoli di Stato di 1.000 miliardi di yuan (136,8 miliardi di dollari).
“I dati dell’inflazione di ottobre sottolineano una domanda di consumo e investimenti ancora fragile, anche se è probabile che la crescita economica abbia già toccato il fondo nel terzo trimestre”, hanno dichiarato gli analisti di Bank of America. “Non crediamo che l’inflazione al consumo rimarrà bloccata a un livello così debole per un periodo prolungato”, hanno aggiunto, “secondo noi, l’inflazione probabilmente aumenterà in modo più significativo all’inizio del primo trimestre del 2024, quando un favorevole confronto con l’anno precedente entrerà in gioco e la crescita si stabilizzerà gradualmente grazie a un progressivo allentamento della politica economica”.
Salgono le stime del Fmi sulla crescita cinese
Anche il Fondo monetario internazionale, in un aggiornamento delle sue previsioni economiche, sembra aver sposato la tesi che, per l’economia cinese, i mesi più duri sono passati. “L’economia cinese è in linea per raggiungere l’obiettivo di crescita del governo per il 2023”, ha affermato il capo economista del Fmi, Gita Gopinath, in una nota del 7 novembre, “si prevede che il Pil crescerà del 5,4% nel 2023 e rallenterà al 4,6% nel 2024 a causa della persistente debolezza nel settore immobiliare e della domanda esterna contenuta. Queste previsioni”, ha aggiunto Gopinath, “riflettono revisioni al rialzo dello 0,4% sia nel 2023 che nel 2024 rispetto alle proiezioni di ottobre del World economic outlook, grazie a una performance del terzo trimestre più forte del previsto e a recenti annunci di politica economica”.
Gli stimoli approvati lo scorso 24 ottobre, includono un incremento del deficit di bilancio per il 2023 dal 3 al 3,8% del Pil. E’ stata la prima volta che la Cina adotta una revisione di bilancio intra-anno dal 2000. Secondo l’Economist intelligence unit questa mossa non va interpretata come il segnale atteso dai mercati per rispondere al rallentamento dell’economia, ma come una risposta ad hoc per ricostruire e potenziare l’infrastruttura di conservazione delle acque dopo le forti piogge e i tifoni che si sono abbattuti sulla Cina settentrionale quest’estate. Il risultato di questo incremento di spesa pubblica, però, sarà in ogni caso positivo per la crescita del Pil cinese.
Una lunga lista di banche d’affari internazionali aveva abbassato le previsioni per la crescita cinese per il 2023, portandola in molti casi al di sotto del 5% previsto dallo stesso gruppo esecutivo cinese. Anche per questo, la revisione al rialzo del Fmi appare come un’autorevole iniezione di fiducia, dopo i timori scatenati dai fallimenti nel settore immobiliare cinese (da Evergrande a Country Garden).
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
I mercati emergenti quale percentuale dovrebbero avere in portafoglio?
Come faccio a capire su quali Paesi investire?
Gli advisor selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
TROVA IL TUO ADVISOR
Cina, un quadro di previsione futuro per il mercato
La Cina ha mostrato una crescita economica costante grazie a stimoli politici e modifiche normative nel settore immobiliare, ma la fiducia a breve termine è attenuata dalla consapevolezza dei limiti del modello di crescita attuale, ha scritto Elliot Hentov, Head of macro policy research di State Street Global Advisors, in una nota dell’8 novembre. La necessità di riforme strutturali è cruciale per mantenere la crescita cinese, secondo Hentov, poiché l’attuale eccesso di investimenti infrastrutturali ha creato una sovrabbondanza di capacità e limitato gli investimenti produttivi. La soluzione più auspicabile sarebbero riforme per lo stimolo alla capacità di risparmio delle famiglie, come “la creazione di un sistema pensionistico più generoso, un’offerta più ampia di servizi sanitari pubblici di qualità ragionevole, una riprogettazione delle finanze pubbliche (in particolare il finanziamento del governo centrale rispetto a quello locale) e una maggiore flessibilità del sistema di registrazione dei residenti (hukou)”.
Gli ultimi dati delle esportazioni cinesi hanno mostrato una nuova contrazione del 6,4% a ottobre e anche l’attività manifatturiera ha registrato un calo, sollevando ancora una volta il tema degli stimoli economici sul tavolo del partito Comunista cinese.
In questo scenario di recupero ancora incerto, Hentov ritiene probabile che si continuerà ad osservare una diminuizione dei rendimenti obbligazionari cinesi, una relativa debolezza dello yuan dovuta al confronto perdente fra rendimenti cinesi ed internazionali. Per quanto riguarda l’azionario cinese le opportunità dovrebbero essere selezionate nei settori industriali e tecnologici sostenuti dalle politiche di governo.