L’accordo economico che Donald Trump ha sottoposto al presidente ucraino Volodymir Zelensky non ha solo compiuto un nuovo passo verso una triangolazione di pace, ma ha anche spinto gli investitori a scommettere che i flussi di gas naturale verso l’Europa potrebbero tornare ad aumentare. Al 26 febbraio, i future sul gas TTF, il parametro di riferimento per il mercato europeo, hanno registrato un calo del 17,34% a 44 euro per Mwh rispetto al picco di due settimane prima, tornando ai livelli di metà dicembre. Questa è una buona notizia per le bollette energetiche, ma anche per la Banca centrale europea, che a gennaio ha dovuto digerire un aumento dell’indice d’inflazione causato principalmente dall’aumento dei costi energetici, passato dallo 0,1% di dicembre all’1,9%.
Considerando che l’Arera stima in 1.100 metri cubi il consumo annuo di una famiglia tipo, un calo del 17% nei prezzi si tradurrebbe in un risparmio di oltre 120 euro all’anno, qualora la discesa dai massimi di febbraio si mantenesse costante (simulando un calo da 0,5777 €/Smc a 0,4645 €/Smc).
“I prezzi del gas naturale in Europa hanno subito ulteriori pressioni ieri: il TTF è sceso di quasi il 6,7%, da un punto di vista tecnico, l’entità del movimento delle ultime settimane ha portato il mercato in una condizione di ipervenduto”, hanno commentato Warren Patterson ed Ewa Manthey, responsabile e strategist per le materie prime di ING. “I fondi d’investimento hanno ridotto in modo aggressivo le loro posizioni nette lunghe sul TTF, vendendo 27,4 TWh nell’ultima settimana di riferimento. Questo ha lasciato i fondi con una posizione netta lunga di 231,3 TWh”. Il che, tradotto, significa che i grandi investitori hanno fortemente ridotto le scommesse sul fatto che i prezzi del gas saliranno ancora in Europa. Il raffreddamento dei prezzi, in atto dalla terza settimana di febbraio, è stato influenzato sia dalle temperature più miti, che hanno ridotto le pressioni sugli stoccaggi europei, “riempiti solo al 40%”, sia da fattori geopolitici. “L’entità della recente flessione suggerisce inoltre che il mercato stia iniziando a prezzare la possibilità di un accordo di pace tra Russia e Ucraina, che potrebbe includere la ripresa di alcune forniture di gas russo via gasdotto verso l’Europa”, hanno scritto gli strategist di ING. “Se ciò dovesse accadere, il panorama del mercato europeo cambierebbe in modo significativo”.
Il 23 febbraio, l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha evidenziato come il mercato del gas in Europa sia stato messo alla prova da condizioni climatiche avverse: la ridotta produzione di energia eolica, causata da venti deboli e da una minore esposizione solare nella prima metà di novembre, ha determinato un aumento dell’uso di gas dell’80%. Fatto che ha ridotto le scorte di questa materia prima del 36% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Secondo la Iea, “è improbabile che i mercati globali del gas si allentino in modo significativo prima del 2026, quando una grande ondata di nuova offerta di gas naturale liquefatto (gnl) entrerà nei mercati internazionali”. L’ipotesi di un accordo fra Russia, Ucraina e Stati Uniti per la fine del conflitto, però, potrebbe aggiornare questo scenario e il calo delle scommesse al rialzo sul gas da parte degli investitori sembra chiaramente sperare in questa svolta.
Mercoledì 26 è arrivato un chiaro segnale dalla Casa Bianca, che ha annunciato una visita del presidente Zelensky a Washington per venerdì: un incontro che dovrebbe essere suggellato dalla firma dell’accordo sullo sfruttamento congiunto delle risorse minerarie dell’Ucraina, ha affermato Trump. La parte che ancora manca all’accordo, ha sottolineato il presidente ucraino, è quella relativa alle garanzie di sicurezza una volta chiuse le ostilità con la Russia. Il testo proposto dagli Stati Uniti, secondo quanto riferisce il Wsj che vi ha avuto accesso, “prevede la creazione di un fondo co-gestito dai due paesi”, ma ancora non include garanzie sulla sicurezza da parte degli Usa. Tuttavia, una clausola afferma testualmente che gli Stati Uniti “sostengono gli sforzi dell’Ucraina per ottenere le garanzie di sicurezza necessarie a stabilire una pace duratura”.
L’amministrazione Trump si aspetta che sia l’Europa a farsi carico dell’invio di truppe di peacekeeping in Ucraina, affermando che questa opzione potrebbe essere accettata dalla Russia – un punto successivamente smentito dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov (“nessuno ci ha chiesto nulla in merito”).
Secondo alcuni osservatori politici, è improbabile che l’accordo Usa-Ucraina sullo sfruttamento delle risorse minerarie possa trascurare la sicurezza dei territori in cui le stesse estrazioni dovrebbero avvenire. I giacimenti di terre rare, il capitolo più noto dell’accordo, si trovano in aree confinanti con la Russia (alcune attualmente occupate), pertanto particolarmente esposte a eventuali azioni militari.
La Bundesbank prepara il terreno per altri tagli Bce
Nel frattempo, il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ha raffreddato i toni “falco” dell’altro membro tedesco nel comitato Bce, Isabel Schnabel, sostenendo che gli ultimi dati sulla crescita dei prezzi indicano un raggiungimento del target Bce (inflazione al 2%) entro la fine dell’anno: “Questo ci consentirebbe di abbassare ulteriormente i tassi d’interesse”, dato che “nel complesso le previsioni sui prezzi sono piuttosto incoraggianti”. L’assist politico che potrebbe ridurre le pressioni sul costo del gas, rafforzando il calo dell’inflazione generale, potrebbe far tollerare più facilmente un’inflazione di fondo ancora sopra l’obiettivo (2,7% a gennaio) e un aumento dei costi dei servizi ancora elevato (3,9%).
Un calo dei prezzi dell’energia e dell’inflazione nel 2025 potrebbe agevolare i prossimi tagli della Bce, in un contesto in cui la crescita europea rischia di essere penalizzata dai dazi commerciali americani. Al tempo stesso, la necessità di finanziare investimenti pubblici in difesa e altre priorità strategiche potrebbe richiedere il supporto di una politica monetaria accomodante.