Solo perché un evento o un oggetto è rappresentativo non significa che la sua occorrenza sia più probabile
In quei tempi la scorciatoia mentale che portava alla fuga era l’unico modo per salvarsi
Se l’uomo, vedendo una zampa in lontananza che assomigliava a quella di un leone, si fosse messo a riflettere sulle probabilità che fosse davvero quella di un leone e avesse calcolato in quanto tempo l’avrebbe raggiunto, sarebbe già estinto da millenni.
In quei tempi, la scorciatoia mentale che portava alla fuga era l’unico modo per salvarsi.
Ai nostri giorni, però, difficilmente ci troveremo a dover sfuggire ad un leone, a meno che non scendiamo dalla jeep a fare una passeggiata in pieno safari!
Oggi, cedere alla tentazione di fare la prima cosa che ci suggerisce l’istinto, può portare a commettere numerosi errori.
Nell’euristica della rappresentatività, i giudizi di probabilità sono formulati sulla base di stereotipi e situazioni familiari.
Durante un noto esperimento, ai partecipanti venivano fornite informazioni sulle caratteristiche personali e psicologiche di un soggetto e veniva chiesto loro di scegliere la probabile professione svolta da colui che era esaminato.
Consideriamo un individuo di nome Carlo: timido, tranquillo, poco incline alla socialità, remissivo e amante dell’ordine e dei dettagli. Data questa definizione, viene chiesto ai partecipanti quale professione secondo loro svolga il soggetto appena descritto: la scelta è tra agricoltore e bibliotecario.
Ebbene la maggior parte del campione risponde “bibliotecario”, per via dello stereotipo che vuole il bibliotecario introverso e solitario. In realtà, questo tipo di associazione, porta a gravi errori, perché la rappresentatività e la familiarità non tengono conto dei dati statistici che ci dicono che in ogni popolazione ci sono molti più agricoltori che bibliotecari.
Solo perché un evento o un oggetto è rappresentativo non significa che la sua occorrenza sia più probabile.
Si ha la tendenza, dunque, a giungere a decisioni basate sulla legge dei grandi numeri anche se il campione in esame è di ridotte dimensioni; perciò se lanciamo una moneta in aria per quattro volte ed esce sempre testa, al quinto lancio, nonostante la probabilità che esca croce sia del 50%, riteniamo più probabile che esca croce.
Il ragionamento è sbagliato perché la legge dei grandi numeri è valida solo se il campione preso in esame ha grandi dimensioni.
Anche in campo finanziario l’investitore inciampa spesso sull’euristica della rappresentatività, tendendo ad apprezzare più del dovuto quei titoli che gli sono maggiormente familiari e che stanno ottenendo ottime performance rispetto a quelli che hanno dei risultati più contenuti.
Si sottovaluta così il fenomeno di regressione verso la media, ossia se è vero che in determinate situazioni si possono registrare valori estremi, è altrettanto vero che poi questi valori tendono a ritornare ad un valore medio.
Per superare tale errore cognitivo dobbiamo essere aperti anche a titoli di cui non abbiamo mai sentito parlare, ma che un esperto del settore conosce e reputa adeguati ed efficienti all’interno di una buona diversificazione.
Il consulente finanziario aiuta quindi l’investitore a considerare un numero maggiore di informazioni e di dati e gli fornisce gli strumenti per uscire dalla logica dei piccoli numeri, facendo ricorso alle informazioni utili e non a quelle rappresentative e familiari.
Imparare a correggere i propri errori cognitivi è il modo migliore per fare scelte corrette in campo finanziario.